Capitolo 28

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Now Playing: You Are My Sunshine, Johnny Cash


Il fatto che quella settimana fosse cominciata con una telefonata da parte di Harry che, in panico, mi aveva comunicato di aver ricevuto la relazione che lo psicologo del tribunale avrebbe dovuto ufficialmente presentare all'udienza di quel venerdì e che essa fosse, in pratica, inconcludente, mi aveva subito reso chiaro il tipo di settimana che attendeva tutti noi.

Nella relazione, il dottor Manning - che avevo avuto il piacere di incontrare in circostanze per niente inappropriate a casa di Harry settimane prima - aveva infatti riportato che per quanto nel corso dei suoi incontri con la bambina avesse riscontrato il suo significativo legame con il padre e la sua chiara volontà di continuare ad avere lui come principale figura genitoriale di riferimento, non potesse ignorare il fatto che gli orari lavorativi di Harry fossero difficilmente compatibili con le esigenze di una bambina di soli otto anni, la quale doveva per questo essere affidata alle cure di una babysitter praticamente ogni sera della settimana. La sua conclusione era quindi stata, dal punto di vista logistico, a favore di Josephine, mentre dal punto di vista di ciò che era meglio per il benessere psicologico della bambina la decisione era stata inequivocabilmente a favore di Harry.

Dal momento che il parere dello psicologo sarebbe dovuto essere un fondamentale punto di partenza per le decisioni che sarebbero state prese in quell'aula, il fatto che il dottor Manning non fosse stato in grado di esprimere una vera preferenza riguardo il collocamento di Mia significava che, a pochi giorni dall'udienza, nessuno avesse ancora la più pallida idea di cosa sarebbe successo in tribunale. Come se questo non fosse abbastanza, il giudice aveva anche richiesto la presenza di Mia lì quel giorno - che Harry aveva fino all'ultimo provato ad evitare - in modo da poterci parlare privatamente prima che l'udienza cominciasse così da potersi fare una sua personale idea.

Si può quindi dire che, per quando il giorno dell'udienza finalmente arrivò, Harry fosse più teso di quanto non l'avessi mai visto. Aveva provato a nasconderlo quando ero andata a prendere lui e Mia e, tutti e tre insieme, eravamo andati a fare colazione, ma ogni volta che la bambina si distraeva notavo perfettamente come il sorriso che aveva perennemente stampato sulle labbra quando lei lo guardava non tardasse a vacillare, come i suoi occhi, solitamente chiari e luminosi, apparissero più cupi e spenti del solito. Per quando arrivammo in tribunale e Mia venne portata nell'ufficio del giudice, non riusciva più neanche a fingere che non si stesse, lentamente ma sicuramente, facendo prendere dal panico.

«Hey.» Afferrai delicatamente il suo braccio per fermarlo quando, per l'ennesima volta, cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro. «Stai consumando questo pavimento.»

«Sono sicuro che non ci voglia tutto questo tempo» disse in tono stizzito, ignorando il mio commento sarcastico.

«Mia è dentro solo da circa venti minuti» gli feci notare. «Sono cose che richiedono calma, il giudice non le può semplicemente chiedere se preferisce mamma o papà.»

«Eppure se lo facesse oggi non saremmo neanche qui.»

Serrò le labbra non appena si rese conto da solo di quanto fosse suonata pungente quell'affermazione, prendendo poi un lungo e profondo respiro per provare a calmare i nervi. Quando sembrò leggermente riuscirci, sollevai una mano per sfiorargli delicatamente la guancia con il pollice e sorrisi nel sentirlo rilassarsi leggermente sotto il mio tocco.

Poco dopo, Josephine fece il suo ingresso vestita in un elegante tailleur e con i capelli biondi sistemati in una perfetta coda di cavallo, al suo fianco quello che doveva essere il compagno che avevo in precedenza solo intravisto il giorno in cui aveva accompagnato Josephine a prendere Mia al campo estivo al ritorno dalla gita in campeggio. Dal momento in cui li vidi, mi ricordarono subito una di quelle coppie con le quali, per via dei miei genitori, avevo avuto a che fare fin da bambina: trasudavano entrambi ricchezza ed autorevolezza - due qualità che non faceva mai piacere percepire dalla controparte poco prima di mettere piede in un'aula di tribunale.

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