Capitolo 27

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Now playing: New York, New York, Liza Minnelli

Il leggero venticello che soffiava quella notte rendeva piacevole passeggiare tra le larghe e sempre movimentate strade newyorkesi.

Quando avevamo lasciato il grattacielo che ospitava la sede della Rockin' City 105, infatti, né io né Harry avevamo avuto voglia di tornare subito a casa; per questo avevamo semplicemente cominciato a camminare, mano nella mano, per quelle strade nel cuore della metropoli che, nonostante fosse ormai piuttosto tardi, erano comunque tenute vive da bar aperti e nottambuli che, come noi, non erano ancora pronti a chiudere lì la serata.

«Dobbiamo parlare di ciò che è successo al matrimonio» dissi quando tra noi cadde un breve silenzio.

Harry sospirò, scuotendo la testa. «Non ce n'è bisogno.»

«Sì che ce n'è bisogno» replicai, stringendo la sua mano per spronarlo a guardarmi. «Mi dispiace davvero per ciò che ho fatto. Non avrei dovuto chiedere una raccomandazione a mio padre, soprattutto non a tua insaputa.»

«Volevi aiutarmi, Riley» disse semplicemente, scrollando le spalle. «Non mi ha fatto piacere, ma mi sono pentito per il modo in cui ho reagito. Non meritavi le cose cattive che ti ho detto.»

«Avevi tutte le ragioni del mondo per reagire in quel modo.»

«No, Riley, non le avevo» ribatté subito, arricciando la fronte. «Quel che hai fatto era sbagliato, ma le tue intenzioni erano buone ed io mi sono comportato da stronzo.»

Non ero d'accordo con quell'affermazione, poiché anche se era vero che le mie intenzioni erano state buone avevo comunque oltrepassato un limite. Tuttavia quella storia era ormai acqua passata, quindi evitai di controbattere ancora e mi arresi con un sospiro.

«In ogni caso, mi dispiace,» ripetei allora semplicemente, «ed io ho fiducia in te, Harry. Se ho coinvolto mio padre è stato solo perché sapevo che avrebbe potuto farti avere quel lavoro più facilmente, ma non ho mai pensato neanche per un secondo che non potessi ottenerlo anche da solo.»

«Andiamo, Riley,» disse con uno sbuffo, «non avrei mai avuto alcuna possibilità in una radio come la NYC 103, se non fosse stato per tuo padre.»

Aggrottai le sopracciglia a quella risposta. «Questo non puoi saperlo.»

«Non hanno mai neanche risposto alle mie email quando ho chiesto un colloquio per un posto» rimarcò, non in tono pungente ma come se quello fosse un semplice dato di fatto. «In ogni caso, la NYC è ormai storia vecchia. Ho ricevuto una proposta dalla Beats 107, che è una delle radio per cui ho fatto un colloquio qualche settimana fa e nella quale si è liberato un posto per il programma della mattina.»

Mi fermai nel bel mezzo del marciapiede e lo costrinsi quindi a fare lo stesso, ignorando le persone costrette a girarci intorno per sorpassarci mentre mi voltavo verso di lui. «Sei serio?»

Harry fece del suo meglio per mandare indietro un sorriso, di fronte alla mia reazione. «Perché dovrei mentire?»

«È una buona proposta?» domandai ancora, lui arricciò il naso.

«Non buona come quella della NYC,» premise, lasciando tuttavia che il sorriso comparisse interamente sulle sue labbra mentre aggiungeva «ma abbastanza buona da permettermi di lasciare il bowling, se dovessero assumermi alla fine del periodo di prova.»

«E me lo dici così?!» praticamente gridai, gettandogli le braccia al collo. «È fantastico, bubi!»

«Ancora non mi hanno preso» sottolineò con una piccola risata, avvolgendo le braccia intorno al mio bacino. «Non ho neanche cominciato.»

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