HARRY
Sei anni dopo
Primavera.
Now playing: Here Comes the Sun, The Beatles
Dal momento in cui mi ero trasferito stabilmente lì a New York, avevo rapidamente appreso che gli abitanti di quella città attendessero con ansia i primi raggi più caldi del sole primaverile per riversarsi in massa in uno dei numerosi parchi cittadini. Intere famiglie, gruppi di amici, fidanzati o persone sole - non faceva realmente differenza: al minimo rialzo delle temperature, tutti si armavano di palloni da calcio o pallavolo, cestini per il picnic e teli o sedie da campeggio, e passavano la giornata tra prati verdissimi ed alberi in fiore racchiusi nella suggestiva cornice di grattacieli tipici della grande metropoli.
Personalmente, non avevo per niente faticato ad abituarmi a tradizioni di quel tipo. Avendo trascorso più della metà della mia vita in Inghilterra, infatti, per passare la giornata all'aperto avevo sempre dovuto attendere, come minimo, l'estate - ed anche in quel caso non era detto che pioggia o cali improvvisi delle temperature non mi costringessero a rivedere i miei piani all'ultimo minuto. Non a caso, il clima più mite della città rispetto alla mia madrepatria era stato uno dei fattori che mi avevano reso più facile allontanarmi dalla mia famiglia e dalle mie abitudini per ricominciare la mia vita da zero.
Da bravo newyorkese adottato da ormai più di un decennio, quindi, non appena avevo aperto gli occhi quella domenica di metà aprile ed avevo intravisto il cielo azzurro e totalmente privo di nuvole, avevo subito capito come avrei trascorso quella giornata. Riley, che newyorkese lo era fin dalla nascita, era ovviamente stata della mia stessa idea: dopo aver preparato e sistemato in un cestino più cibo di quanto non ne fosse realmente necessario ed aver riempito uno zaino con teli ed un pallone da calcio, non avevamo allora perso tempo a dirigerci verso Central Park per assicurarci un posto sul prato al di sotto di uno dei grossi alberi di ciliegio in fiore che coloravano il parco.
«Ti va una sfida di palleggi?» propose Mia, la quale non aveva tardato a tirar fuori il pallone non appena avevamo finito di sistemare i teli sul prato.
«Perché non mi chiedi direttamente se mi va di essere pubblicamente umiliato?» scherzai, alzandomi tuttavia in piedi mentre Riley ridacchiava.
«A quanto sei arrivato, l'ultima volta?» mi prese in giro. «Sette? Otto?»
«Per tua informazione, erano ben dodici» ci tenni a sottolineare. «E mi sono allenato, dopo allora.»
«Beh, fammi vedere invece di parlare» mi sfidò Mia, lanciandomi il pallone e costringendomi così a bloccarlo al volo.
Ad essere onesto, non mi ero realmente allenato tranne che per qualche palleggio con carte appallottolate durante le pause pubblicitarie o la messa in onda di canzoni quando ero in radio - cosa che fu, ovviamente, evidente fin da subito: mi ci vollero infatti diversi tentativi anche solo per arrivare a dieci palleggi consecutivi, ancora di più per battere il mio precedente record e riuscire a farne quindici. Soddisfatto di quel risultato, ero allora semplicemente rimasto a guardare mentre Mia - che per il calcio era sempre stata mille volte più portata rispetto a me - cominciava a palleggiare facendo sembrare il tutto estremamente semplice, interrompendosi intorno ai settanta palleggi solo perché Olaf reputò improvvisamente ciò che lei stava facendo molto più interessante rispetto al ramo che stava mordicchiando. Messa allora da parte quella sfida che non avrei vinto neanche se ad allenarmi fosse stato Messi in persona, passammo i seguenti minuti ad effettuare qualche scambio decisamente più rilassante e meno impegnativo, fatta eccezione per i momenti in cui Mia dimenticava di star giocando con me piuttosto che con qualche compagno della scuola di calcio e mi metteva in difficoltà anche in quelli. Per quando chiamai una tregua, lei semplicemente scrollò le spalle e riprese a palleggiare come se nell'ultima mezz'ora non avesse speso alcuna energia.

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3000 Love Songs
Fanfiction«Julia?» «Mhm?» «Ricordi quando ti ho raccontato di quel ragazzo inglese che venne a studiare qui per un semestre e con cui sono stata per un periodo?» «Quello che credevi fosse la tua anima gemella e che invece ti ha mollata perché ha messo incint...