Now playing: Bridge Over Troubled Water, Simon & Garfunkel
In qualunque altra situazione, avrei di gran lunga preferito fare qualsiasi altra cosa al mondo piuttosto che guardare giocatori di football allenarsi per ore ed ore.
Tuttavia, dal momento che il Paradise, ad agosto, rimaneva chiuso anche il sabato e che invece Nathan, in quel mese, aveva spesso allenamenti anche nel week-end per prepararsi alla stagione sportiva che sarebbe cominciata ad inizio settembre, quella mattina avevo preferito unirmi a lui piuttosto che rimanere a casa in sola compagnia del mio ormai perenne malumore.
Era per questo quasi mezzogiorno ed avevo occupato quella panchina nella struttura del training center che ospitava il campo al coperto da circa tre ore. I Giants stavano momentaneamente giocando una partita simulata, provando alcune nuove azioni e riprendendone altre che si erano dimostrate efficaci nella scorsa stagione, il tutto mentre il coach impartiva loro ordini che per me avevano uno meno senso dell'altro; per quanto assistere a quegli allenamenti non fosse, in fondo, stato tanto straziante quanto avevo preventivato, fui comunque grata quando il coach soffiò forte nel fischietto per mettere così fine a quella partita e chiamare la pausa pranzo.
Vidi i ragazzi sfilarsi i caschetti e far collidere i pugni per congratularsi l'un l'altro per il buon lavoro svolto quella mattina, raggruppandosi poi intorno ai tavoli che ospitavano asciugamani puliti e bottiglie contenenti miscugli ricchi probabilmente di elettroliti mentre chiacchieravano e, intanto, riprendevano fiato. L'unico che, invece di unirsi al resto del gruppo, trotterellò nella mia direzione non fu Nathan, il quale era stato attorniato da alcuni compagni nel momento esatto in cui il coach aveva fischiato, ma fu invece Zeke.
«Hey,» esordì, un asciugamano in una mano ed il caschetto blu nell'altra mentre prendeva posto al mio fianco, «a cosa dobbiamo il piacere di una tua visita, oggi?»
«Alla noia, principalmente» replicai con una smorfia. «Ad agosto il Paradise è chiuso, di sabato.»
«Ed io che credevo fossi qui per fare il provino per le cheerleaders» scherzò, strappandomi un sorriso.
«Non le avete neanche, le cheerleaders.»
«Il che è, secondo il mio modesto parere, una grave carenza per questa squadra.»
Risi e gli diedi una leggera spallata, la quale non lo smosse neanche di un solo centimetro mentre lui rideva a sua volta. Nel mentre, individuai ancora Nathan che, proprio in quel momento, stava guardando nella nostra direzione, alternando lo sguardo da me al ragazzo al mio fianco diverse volte prima di tornare a parlare con Grayson.
«Immagino che ancora non vi rivolgiate la parola» dissi allora a Zeke quando mi resi conto del fatto che, come me, avesse perfettamente notato l'occhiata del mio migliore amico.
«Ed io immagino che ti abbia raccontato quel che è successo la settimana scorsa» replicò con una mezza risata, la quale suonò totalmente priva di divertimento. Quando tornai a voltarmi verso di lui, lo vidi passarsi una mano tra i capelli sudati mentre scuoteva la testa. «A sua discolpa, nei giorni scorsi ha provato più volte a parlarmi ma ho sempre trovato una scusa per non farlo.»
«Perché? Avete bisogno di parlare.»
«Perché—» s'interruppe, emettendo un sospiro frustrato. «Perché so già cosa vuole dirmi. Che quel che è successo è stato un errore e che non sarebbe mai dovuto accadere, ed io non... Non voglio ascoltarlo. Non quando è da una settimana che io non penso ad altro.»
Mi si restrinse il cuore nel sentirgli pronunciare quelle parole, soprattutto perché sapevo con certezza che avesse ragione su ciò che Nathan gli avrebbe detto se gliene avesse data la possibilità.

STAI LEGGENDO
3000 Love Songs
Fanfiction«Julia?» «Mhm?» «Ricordi quando ti ho raccontato di quel ragazzo inglese che venne a studiare qui per un semestre e con cui sono stata per un periodo?» «Quello che credevi fosse la tua anima gemella e che invece ti ha mollata perché ha messo incint...