Now playing: Uptown Girl, Billy Joel
Come ripeteva più spesso di quanto fosse realmente necessario, Nathan Miller aveva praticamente sempre saputo di essere gay.
A farlo arrivare a quella conclusione ancor prima della pubertà non era stata una banale propensione al preferire oggetti ed attività considerati - per riduttivi ed offensivi stereotipi di genere - femminili; al contrario, Nathan aveva fin da piccolo mostrato uno spiccato interesse per gli sport e per il football in particolare, motivo per il quale la carriera da giocatore professionista che aveva intrapreso sembrava essere scritta da sempre nel suo destino. Ciò che invece, a detta sua, gli aveva fatto prendere piena consapevolezza della sua sessualità, era stato il cartone animato Aladdin e, in particolare, il suo protagonista: affermava infatti con orgoglio di non aver mai avuto dubbi riguardo il fatto che il suo interesse per il personaggio non fosse dovuto alla voglia di diventare, prima o poi, tanto affascinante ed accattivante quanto lo era lui, ed una volta fatta quell'ammissione il resto era semplicemente venuto da sé.
Proprio perché Nathan non aveva praticamente mai negato né nascosto la sua sessualità a nessuno, nel momento in cui aveva firmato il suo primo contatto con la National Football League era immediatamente diventato il volto della comunità LGBTQ+ nello sport: innumerevoli brand si erano dichiarati guerra ed erano stati pronti a firmare contratti milionari pur di averlo come ambasciatore, ogni sua apparizione televisiva ed ogni intervista rilasciata suscitavano sempre enorme scalpore e, in generale, era velocemente diventato un punto di riferimento per tutte quelle persone che ancora non avevano fatto definitivamente i conti con la propria sessualità o che, semplicemente, non si sentivano pronte ad indossarla in modo chiaro e fiero come faceva lui ormai da tempo.
Tuttavia, l'esperienza di Nathan sotto i riflettori non poteva decisamente essere considerata universale. Questo mi era stato particolarmente chiaro una mattina di circa cinque anni prima, quando mi ero da poco trasferita - sotto sua insistenza - in quell'appartamento ultra moderno con vista su Central Park che aveva comprato non appena aveva cominciato a guadagnare talmente tanti soldi da non avere neanche idea di come spenderli: in quell'occasione, ero stata seduta su uno degli sgabelli intorno al bancone della cucina a sorseggiare il mio caffè, quando un ragazzo di grossa stazza era uscito dalla sua stanza con solo un asciugamano intorno alla vita; lì per lì mi ero sentita a disagio per il fatto che un uomo sconosciuto e mezzo nudo girasse liberamente nell'appartamento in cui vivevo, ma lo ero stata ancora di più nel momento in cui mi ero resa conto che si trattasse di un famoso giocatore di football, per di più famosamente fidanzato con un'altrettanto famosa attrice. La spiegazione di Nathan quando, in seguito, gli avevo fatto domande, era stata una semplice scrollata di spalle ed un «non dire niente a nessuno» che, da quel momento in poi, era diventata un'implicita richiesta valida per tutte le persone che avevano attraversato la porta di quella casa.
Negli anni, comunque, avevo fatto l'abitudine a dover fare colazione in compagnia di qualche atleta mezzo nudo ed avevo cominciato un personale gioco che consisteva nel dover indovinare lo sport che praticava, com'era stato come partner e se avesse una possibilità di tornare una seconda volta in quella casa oppure no. Quando Nathan era, per puro caso, venuto a conoscenza di quella mia personale forma di intrattenimento, aveva chiaramente preteso di essere reso partecipe.
«Vai» m'incitò allora non appena, quella domenica pomeriggio, ebbe chiuso la porta di casa alle spalle del tizio con il quale aveva passato la notte - e, a quanto pare, anche la mattina e parte del pomeriggio.
Incrociai le caviglie sul tavolino da caffè, sistemando la schiena contro lo schienale del divano per mettermi comoda mentre pensavo. «Sicuramente giocatore di basket, era più alto di te e muscoloso ma non in modo eccessivo.» Presi un sorso di caffè dalla tazza che avevo tra le mani, osservando con attenzione il mio migliore amico mentre si lasciava cadere nella poltrona di fronte a me. «Stando al fatto che è rimasto fino ad ora e che hai un sorriso ebete stampato in faccia, direi che a letto se l'è cavata piuttosto bene. Per questi stessi motivi, credo anche che lo rivedrò almeno un'altra volta.»

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3000 Love Songs
Fanfiction«Julia?» «Mhm?» «Ricordi quando ti ho raccontato di quel ragazzo inglese che venne a studiare qui per un semestre e con cui sono stata per un periodo?» «Quello che credevi fosse la tua anima gemella e che invece ti ha mollata perché ha messo incint...