All the stars

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"Come mai sei qui tutta sola?" mi chiese, "ho bisogno di riflettere" dissi senza distogliere lo sguardo dalle stelle, "e tu perché ti trovi qui nel cuore della notte?" aggiunsi, "mi manca mio padre" mi voltai, notai subito delle lacrime scendere nel suo volto, "comunque piacere mi chiamo Arthur" disse singhiozzando, in quel momento non riuscii a dire una parola come se la mia voce fosse scomparsa tutta d'un tratto, l'unica cosa che mi venne spontaneo fare è dargli un abbraccio, "odio confidarmi con le persone, ho paura del loro giudizio, sono un personaggio pubblico ed ogni mio movimento viene monitorato da qualcuno, quindi in qualsiasi luogo io mi trovo di notte esco fuori ad osservare le stelle, perché è l'unico momento in cui posso rimanere solo con me stesso" non avevo ancora precisamente capito chi fosse, ma mi sono rivista molto nelle sue parole, non ho avuto un passato molto semplice, la maggior parte della mia adolescenza la ho vissuta male, e solo poche persone ne sono a conoscenza, ho sempre avuto paura a raccontarlo, non volevo mi prendessero per pazza, quando in realtà ero una semplice ragazza che non sapeva difendersi e che distrutta dalla morte di una persona a lei molto cara cercava affetto dalle persone che all'apparenza le volevano bene ma che poi si rivelavano sbagliate.

Rimanemmo per un paio di minuti abbracciati in silenzio, ma non un silenzio imbarazzante, ma uno che comunicava, che rassicurava entrambi sui nostri problemi e dubbi. Un silenzio che però dentro di noi faceva molto rumore, è come se le stelle che prima stavamo osservando, ci rassicuravano creando uno scudo che proteggeva entrambi dai brutti pensieri. I nostri cuori sono vicini e questo li fa comunicare, i battiti di entrambi diminuiscono fino a diventare sincronizzati, il loro suono rimbomba nelle nostre menti facendoci dimenticare di tutto, rendendoci come due bambini innocenti che non conoscono il male ma solo il bene di ogni cosa, persona o gesto.

Feci un passo indietro, osservando il ragazzo negli occhi, ci guardammo a vicenda, il suo sguardo è perso, ha gli occhi lucidi che però riflettono perfettamente la mia immagine, ha gli occhi verdi tendenti all'azzurro da vedere cosi sembrano infiniti, pieni di ricordi e di paure ma pieni anche di coraggio e di speranza, percepisco una strana connessione con lui, ma non è amore, è quasi fratellanza, è come se ci conoscessimo da anni pur essendoci incontrati per caso durante la notte, nessuno dei due sapeva precisamente che dire, quindi ci limitammo a sederci nel prato ad osservare il mare.

Abbiamo passato ore ed ore a conoscerci meglio ed abbiamo stretto una bellissima amicizia, "ormai è mattina, torniamo in hotel?" mi chiese il ragazzo, è stanco si nota dagli occhi, "te vai pure, io rimango qui a vedere l'alba" dico, non volevo trattenerlo, "vabbè allora tornerò in stanza dopo" dice il monegasco che si alza e si posizione dietro di me, abbracciandomi i fianchi e appoggiando la testa sulla mia spalla, si limita a dire "piccola sei unica", a quelle parole rabbrividisco, e finiamo per guardare il sole sorgere insieme senza nemmeno rivolgerci una parola, ma solo sguardi che però parlano.

Ritornammo dentro l'hotel, dopo aver visto quello spettacolo della natura, "ci vediamo in pista" dico dopo essere arrivata al mio piano, "a domani piccola" dice Arthur, lasciandomi un bacio sulla guancia.

Mi incammino verso la mia stanza, che si trova infondo al corridoio e fuori dalla mia porta trovo Safi, Lando e Oscar tutti preoccupati.

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