Capitolo 13

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Tutti a scuola parlano del ballo, alcuni soddisfatti, altri no.
Io non dico niente, perché Stefanie non ha preso molto bene il fatto che io ci sia andata con Aurelius.
Aurelius mi sembra sempre molto strano, si comporta in modo anomalo, forse non dovrei, ma decido di seguirlo dopo la scuola.
Cammina, ogni pochi minuti si gira ed io mi nascondo dietro delle colonne.
Mi sembrano ore quelle che impieghiamo per arrivare alla sua ignota meta, ma non mi scoraggio e continuo a fargli da ombra.
Dopo un po' si addentra nel bosco, va avanti fino a quando non arriva a una radura.
Si gira e mi nascondo dietro a un larice.
Fruga nelle tasche e infine estrae un bastoncino, simile al mio, lo punta verso un rododendro e pronuncia parole incomprensibili.
Non credo ai miei occhi: il fiore inizia a fluttuare verso l'alto, quando abbassa il bastoncino (io continuo a chiamarlo così, ma so che questo non è il suo vero nome) cade.
Improvvisamente si volta, e io impreparata non riesco a nascondermi.
Impaurito punta la bacchetta verso di me, mi osserva e si morde il labbro. Infine dice: "Perdonami. Ma devo". Capisco che evidentemente sta per fare qualcosa di brutto, ed imperdonabile.
Inciampo in una radice ricurva e cado.
Per un attimo mi sembra che una lacrima abbia rigato il suo viso, poi mi accorgo che sta letteralmente piangendo.
"P-posso almeno sapere cosa mi farai?" chiedo.
"Ti devo togliere la memoria, perché ormai sai che sono un mago. Ma tra poco ti scorderai di tutto, e di tutti." No. No, non può essere questo il mio destino, no, non può. O forse sì?
No. No.
Mi ricordo che qualche giorno fa avevo portato la mia bacchetta al parco per confrontarla con un ramo di un albero e ce l'ho ancora in tasca.
Senza esitare la sfilo e la punto a mia volta verso di lui.
Se volesse combattere con me, sarei spacciata, non conosco nessun incantesimo.
"S-sei anche tu una maga?"
mi domanda.
Se rispondo no mi toglierà la memoria, perciò annuisco.

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