Capitolo 42

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Arrivati alla base della scala mi sorprendo un'altra volta: ad attenderci c'è un vasto atrio circolare, ma non è sfarzoso, anzi è completamente spoglio. Abbasso gli occhi e lo riconosco, ci troviamo su un disco siderale: siamo arrivati da qui.
Aurelius mi fa un breve sorriso e mi trascina ancora.
"I maghi ci tengono molto alla puntualità, avrai tempo i prossimi giorni", poi si ferma "te l'ho già detto che sei molto bella?" e mi dà un leggero bacio sul collo.
"Scusa, sono un po' nervoso. Andiamo adesso."
L'atrio si apre su quattro arcate, due delle quali proseguono in lunghi e luminosi corridoi; le altre due sono serrate da alte porte di un intenso color turchese istoriate con disegni dorati. Ci avviciniamo alla porta alla nostra sinistra e sono affascinata da questi minuscoli disegni, vorrei capire che storia narrano, ma Aurelius ha fretta, sfiora i battenti che subito si spalancano su una stanzetta che emana un riflesso di luce accecante.
"Su coraggio, siamo quasi arrivati" mi dice.
Entriamo e le porte si richiudono immediatamente alle nostre spalle, giusto il tempo di realizzare che siamo immersi nell'acqua: è una stanza d'acqua. Come nel lago Aurelius respira a suo agio, anch'io respiro senza difficoltà, ma mi sento oppressa; improvvisamente la stanza sobbalza e inizia a salire: è un ascensore! Ora anch'io sono nervosa, stringo forte la mano di Aurelius.
Chi mi aspetta in questa assemblea? E perché? Io non so niente, non ho nulla da dire. Come sono finita in tutto ciò?
Il viaggio è brevissimo e le porte si aprono su una grande stanza che termina con una larga vetrata semicircolare, ma ormai è buio e fuori non si vede niente. L'arredamento è essenziale: un lungo tavolo e delle sedie, noto che solo il soffitto è riccamente decorato con le solite iscrizioni in runico e simboli.
Ci sono una decina di persone e ci guardano fisso. Aisnetro mi sorride e mi fa cenno di entrare, Sibelius è seduto in disparte.
"Signori, ecco Clary, la nipote di Gondriel. Suppongo conosciate tutti Aurelius".
In effetti sono quasi tutti "barbogi" per questo mi accorgo subito di un ragazzo della nostra età.
Mi sorride e mi si avvicina. Non è molto alto, ma ha un fisico atletico e ben proporzionato, i capelli castano chiaro e gli occhi nocciola variegati da pagliuzze dorate, ha un sorriso caldo e simpatico e il suo benvenuto mi rincuora.
"Ciao sono Marsia, e lui è mio padre Valladolid. Eravamo amici di tuo nonno, siamo molto felici di conoscerti".
Beati loro, penso mentre sorrido, io non ricordo nemmeno chi fosse questo Gondriel.
Come mi succede sempre nelle presentazioni non memorizzo neppure un nome, a parte Marsia e suo padre, mi colpisce l'unica donna. È molto anziana e altera, per quanto ne so potrebbe avere mille anni, ha gli occhi così chiari da sembrare trasparenti, anche lei dopo un attimo di esitazione mi si avvicina e mi sorride dolcemente
"Sono Selina, la nonna di Sibelius".
Sibelius resta nel suo angolo, mi accenna un sorriso, affettuoso ma spento.
L'unica persona che non dà alcun cenno di benvenuto è un mago seduto in fondo alla stanza. Sembra avvizzito e scontroso, Pox è il suo nome.
"A che titolo Aurelius è fra noi?" chiede senza preamboli ad Aisnetro.

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