Capitolo 27

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Mi fa un sorriso timido e con un rapido bacio mi sfiora le labbra, gli occhi mi sembrano sempre più blu, mi manca il fiato. Al solo pensiero di andare via da qui, di andare via da lui mi sento morire.
"I miei vogliono portarmi via!" mi rendo conto che sto urlando e sto quasi piangendo.
"Cosa?"
Il suo tono è calmo ma capisco che è turbato.
"Raccontami tutto".
Gli riferisco la conversazione dei miei in ogni minimo particolare, lui mi ascolta attentamente, poi tace. Mi pare sia passato un secolo quando finalmente dice: "Non c'è tempo da perdere, non possiamo aspettare la notte, dobbiamo vedere subito Sibelius".
Ci incamminiamo in fretta verso la foresta, Aurelius mi tiene la mano, è la prima volta. Il bosco fa molta meno paura sotto la luce del sole, osservo mentre ci addentriamo fra gli alberi.
Arriviamo che Sibelius è già lì, (non mi è chiaro come l'abbia avvertito, ma non voglio assillare Aurelius con troppe domande). Ci accoglie con un largo sorriso luminoso, i capelli, che avevo visto sotto i raggi della luna, sotto quelli del sole sono ancora più brillanti.
Sembra sia di buon umore, ora.
Che soffra di un disturbo di personalità multipla?
"Sei pronta allieva?" mi fa l'occhiolino. "Non si fanno le ore piccole quando c'è lezione...".
"Non c'è tempo per scherzare", interviene Aurelius. "Clary ha sentito una conversazione molto seria fra i suoi, conoscevano Gondriel, quindi sono senz'altro dei maghi".
Anche Sibelius ascolta il racconto molto attentamente come Aurelius aveva ascoltato me. Sembrano cogliere significati a me ignoti nel dialogo dei miei.
"Hai ragione non c'è un minuto da perdere". Concorda Sibelius.
"Allontaniamoci da qui, è da ieri che mi sento inquieto..." le parole gli muoiono sulle labbra. Sibelius ha gli occhi sbarrati come fossero di vetro, sembra paralizzato.
Davanti a noi un maestoso stambecco nero lo guarda fisso.
I suoi occhi sono cosi intensamente gialli da sfumare nel rosso.
"Noooo".
L'urlo lacerante di Sibelius mi fa accapponare la pelle, ora il capro guarda me.

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