Capitolo 44

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Dopo il mio racconto tutti interpretano senza difficoltà le mie visioni: riconoscono in Gondriel la vittima della prima, ma la domanda principale è chi sia l'assassino, e a questa nessuno sa rispondere.
"Le pozioni colorate sono senza dubbio Elisir Dell'Oblio, somministrati nella corretta sequenza porpora e verde", afferma Felborul, tra i più anziani dopo che Pox se ne è andato.
"Ma il tatuaggio? Nessun mago lo ha", continua incerto.
"Non si tratta solo di questo", aggiunge Aisnetro, "in alcune circostanze è anche molto doloroso, ma non è chiaro quando".
"Che forma ha?" chiede Marsia.
"È una spirale...", risponde pensoso Aurelius.
È quasi un'ora che discutono, è buffo, continuano a parlare di me ma nessuno mi interpella. Inizia a diventare seccante oltre che noioso. Sibelius ricambia il mio sguardo annoiato e mi fa l'occhiolino, per la prima volta dal racconto di Elide sembra che abbia riacquistato una scintilla del suo abituale buonumore.
"Scusate", dico alzando la mano come a scuola, "mi sono ricordata che un pomeriggio ho scoperto per caso in un cassetto segreto le bacchette spezzate dei miei genitori...Può significare qualcosa?"
Restano in silenzio per qualche secondo, poi Aisnetro mi domanda: "C'era altro in quel cassetto?"
"No...niente che abbia attirato la mia attenzione...", inarco le sopracciglia, mi sforzo di ricordare.
"Boccette? Polverine? Ciondoli?", cerca di suggerirmi.
Alzo lo sguardo e noto al collo di Marsia un ciondolo con l'insolita sagoma di un cavallo a dondolo.
"Ma sì! C'era. C'era un ciondolo!" esclamo trionfante. "Era un'enorme luminosa e antica perla". Cala il silenzio.
"Una perla?" domanda uno dei tanti di cui non ricordo il nome.
"Non esiste un ciondolo a perla!" fa un altro.
"E allora perché era nascosto così bene insieme alle bacchette?" chiedo dubbiosa.
Si scatenano nuovamente con mille ipotesi, per me sono tutte assurde, ma trattandosi di magia potrebbero essere tutte vere, è questo il punto: non so distinguere tra ipotesi plausibili o meno! Quello che so è che ho sonno e mi annoio mortalmente.
"I prossimi giorni ti porto nei boschi qui attorno", è Sibelius, mi si siede accanto.
"Sono bellissimi, ci ho passato l'infanzia, ero molto solo, ma nel bosco non mi annoiavo mai. Vedrai, non è così tremendo qui, e poi, poi tanto indietro non si torna", mi sorride.
"Selina è tua nonna", gli dico.
"Già, l'ho vista anch'io per la prima volta".
"Ehh??" mi rendo conto che sto quasi urlando per lo stupore.
Aisnetro si volta di scatto, lo sguardo che ci lancia ci fa capire che non è il caso di continuare. Siamo ammutoliti, però a Sibelius viene da ridere, e questo mi rende felice.
Non stanno arrivando a capo di nulla quando Aurelius che quasi non ha parlato dice: "Credo che lei sia una Sibilla".

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