Capitolo 33

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"Aurelius, ma dove siamo?" Chiedo a un tratto.
"Beh...te lo ha detto Sibelius! Sulla sua isola privata!", mi risponde.
"M-ma, sulla Terra?" continuo.
Lui esplode in una risata, anche se io non capisco cosa ci sia di divertente in quello che ho detto.
"Certo che no, siamo nella mente di Sibelius." Arrossisco, nella mente di Sibelius??
Come può essere possibile?
"Certo che siamo sulla Terra!" esclama divertito.
E' la seconda volta che mi prende in giro. Lo preferivo prima!
"Vieni".
Mi porta fuori, dove nell'ampio portico noto un dondolo in legno ben intagliato; ci sediamo.
"Mi sono sempre piaciuti molto i dondoli, ho chiesto più volte ai miei di comprarmene uno ma non lo hanno mai fatto", racconto.
"Sai, Sibelius ha la mania di affibbiare nomi agli oggetti. Per esempio, questa isola l'ha chiamata Elide, naturalmente", dice.
"Ah si?" chiedo arricciando le sopracciglia.
"Se vuoi posso nominare questo dondolo Clary", mi propone sorridendo.
"Ne sarei onorata."
Sfiora con l'indice la superficie del legno, digitando il mio nome, e magicamente lo vedo inciso in bellissimi caratteri fioriti.
Mi sorride, questo sorriso è diverso dagli altri, sembra, che questo sia un sorriso mio, dedicato solo a me, che non mostrerà a nessun altro...
"Ehi voi due! Non dico di lavare i piatti personalmente ma usare la magia per farlo si! Ho dovuto lavorare ore per riassettare!"
"Ma smettila!" risponde Aurelius, però vedo che è felicissimo di vedere l'amico di nuovo in piedi. Ci dobbiamo essere addormentati abbracciati qui sul dondolo e alla vista di Sibelius che ci osserva con le braccia conserte arrossiamo entrambi.
"Sul serio, mi hai proibito di usare la magia per rimettermi in forze e io obbedisco..." continua.
In effetti la cucina è in perfetto ordine, ma la colazione che Sibelius ha preparato...Io e Aurelius ci guardiamo sconsolati.

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