24 Dicembre 1960, Berlino.

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Caro diario, oggi è stata una giornata troppo bella per non essere ricordata e scritta su queste pagine bianche. Ieri sono riuscito a comincerei mia mamma a uscire con Louis visto che sono in vacanza. Sono andato a casa sua visto che, nuovamente, sua mamma e anche mia mamma questa volta erano in chiesa per decidere gli orari su domani e allestire al meglio la cattedrale. Fuori faceva molto freddo, la neve non faceva altro che cadere a numerosi fiocchi bianchi e si accumulava sull'asfalto della strada e sull'erba dei parchi di Berlino. È stato quasi come ritrovarsi all'interno di un quadro di un pittore, la città era completamente imbiancata e gli unici colori che c'erano, erano i colori dei cappotti e giubbotto delle persone che stavano passeggiando. Uno spettacolo. Mi sono diretto a casa di Louis stringendomi nel mio cappotto, anche sarei voluto uscire con un piumone da casa mia, e ricordandomi dove fosse e dopo aver suonato il campanello venne ad aprirmi. 

 «Ehi.» mi disse venendomi in contro e abbracciandomi. 

«Come stai?»

 «Ora meglio.» mi disse sorridendomi. Anche se c'era moto freddo ci siamo seduti sulla sua panchina in legno che teneva sotto il suo porticato. Ci sedemmo accanto l'un l'altro, Louis mi cinse le spalle con un braccio avvicinandomi a sé, così poi io mi appoggiai al suo petto, sentendo il battito del suo cuore che stava iniziando a battere più velocemente. 

«Possiamo restare così per sempre?» 

«Lo vorrei tanto Harry, ma non si può.» 

«Sono troppe le cose che non possiamo fare.» 

«Che vuoi dire?» 

«Vuol dire che non sono libero di fare niente, Lou. Se ho voglia di baciarti non posso, se voglio dirti qualcosa devo stare attento a chi ho in torno e se voglio abbracciarti devo trattenermi e questa è una delle cose più brutte, credimi. È difficile avere difronte la persona che ami e non poterla nemmeno sfiorare.» sentì Louis stringermi più forte per poi sospirare. 

«Sai cosa faremo?» 

«Cosa?» gli chiesi alzando lo sguardo per poterlo guardare. 

 «Da questo momento ce ne freghiamo degli altri, non possiamo vivere nell'ombra per sempre.» 

«Ma Lou, se qualcuno scopre che stiamo insieme, loro-» 

«E chi ha detto che devono sapere tutto su di noi? Per i baci, beh Haz non possiamo ancora darci alla pazza gioia,» disse facendomi ridere. «però se vuoi dirmi qualcosa o vuoi abbracciarmi fallo. Non possiamo per sempre passare la nostra vita come chiusi in una armadio.» 

 «Va bene, spero che un giorno andranno meglio le cose.» dissi tornando a guardare davanti a me. La neve continuava a scendere dal cielo, depositandosi sulle fronde dell'abete che aveva in giardino e sul terreno. Un passero nero volò nel cielo per poi soffermarsi sul suo giardino e dirigersi sotto una tettoia per ripararsi dal freddo e dalla neve. 

 «Cosa vorresti?» 

 «Vivere al tuo fianco. Svegliarmi con te; fare lunghe passeggiate con te mano nella mano; baciarti quando voglio; abbracciarti davanti al fuoco caldo di casa tua; poter sentire il battito del tuo cuore come adesso; stare al tuo fianco nelle giornate fredde come queste; addormentarmi la sera insieme a te per poi ricominciare la giornata. Vorrei stare con te, stare con te e solo e soltanto stare con te.» Louis mi alzò il viso dal suo petto e solo dopo averlo preso tra entrambe le sue mani, avermi accarezzato gli zigomi e guardato attentamente negli occhi, mi bacio sue labbra. 

 «Un giorno tutto questo sarà possibile, te lo prometto Harry.» e in quel momento non c'era altro da aggiungere, così senza dire niente mi gettai tra le sue braccia chiudendo gli occhi e pensando a quando fossi fortunato ad avere Louis nella mia vita e a quanto lo amassi. 

 Più tardi, quando finalmente eravamo dentro casa, decisi di dargli il mio regalo. Sai, c'è voluto molto per trovarlo, innanzi tutto non sapevo cosa regalargli e poi perché non sapevo se gli sarebbe piaciuto o meno. Poi accadde. Per fortuna credo. Notai un negozio in una delle vie di Berlino, così mi addentrai, ormai avevo visto più negozi quel giorno che in diciassette anni della mia vita. Così lo vidi in vetrina, un braccialetto con un sole e un girasole. Adesso, so che forse può sembrare femminile, ma dal momento che lo vidi mi sembrò l'unica cosa più adatta a noi due. 

 «Lou, chiudi gli occhi.» dissi entusiasta mentre iniziai a frugare nella mia tasca dei pantaloni in cerca del pacchetto regalo. Così lui fece anche se un po' titubante. 

«Harry...» 

«Aprili.» Quando li riaprì si trovò difronte un pacchetto piccolo rosso con un nastro color oro. 

«È per me?» chiese in un sussurro colto dalla sorpresa. Io annuì sorridendogli. 

 «Buon compleanno Lou.» gli dissi sorridendo una volta che ebbe scartato il regalo. «Okay, forse è un po' infantile e femminile, ma fammi spiegare. C'è un sole e un girasole. Tu Lou, rappresenti il sole, il mio sole e io sono il girasole. E sai il perché? Perché ovunque il sole si sposti o vada, il girasole sarà sempre lì pronto a guardarlo e a seguirlo, non importa dove vada. E quando il sole cala il girasole di china non avendo alcun motivo di alzarsi se non c'è il suo sole. Ecco perché. Ovunque andrai Louis, io sarò sempre con te, ti seguirò sempre e non ti lascerò mai andare.»Vidi una lacrima rigare il viso di Louis e giuro, in quel momento mi preoccupai tanto, ma forse non ce n'è fu bisogno visto che in due secondi mi prese il volto fra le mani e iniziò a baciarmi solo come lui sapeva fare. Solo nel suo modo in cui mi faceva innamorare ogni giorno che passava.

 «Dio Harry, sei tu. Sei tu il regalo più bello che avessi mai potuto ricevere nella mia vita, tu e solo tu.»

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