Prologo

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Si scioglie di pianto quel dolce ricordo sbiadito dal tempo.

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La luce entrò fioca lungo il battente della stanza, illuminando un esile corpo che giaceva placidamente tra l'ammasso di coperte.
Bill caduto in un sonno profondo, sembrava un angelo: aveva il naso sottile con la punta rivolta leggermente all'insú, le palpebre abbassate che mostravano le ciglia molto piú chiare rispetto ai capelli tinti di nero, ornati da qualche mash bionda. Essi ricadevano soffici lungo le sue spalle nude, quelle spalle tanto strette in proporzione con il fisico magro da far impressione. Le costole evidenti sulla superficie della sua pelle diafana lo facevano sembrare terribilmente insalubre.
La sua particolaritá però, stava nei lineamenti delicati e poco maschili facendolo somigliare ad una graziosa bambolina di porcellana.
Oltretutto, distopico per molti, alimentava questo suo dono divino mantenendo l'aspetto costantemente perfetto.
Per lui era importante tenere delle unghie belle, sane e sistemate (conseguenza dei suoi trenta euro a settimana spesi esclusivamente per le sedute dall'estetista) ed era d'obbligo inoltre, uscire con un trucco impeccabile – un cerone che impiegava almeno due ore – e chiaramente dei capelli sempre puliti e perfettamente in ordine.

Per non parlare poi dei suoi atteggiamenti da primadonna, talmente efficaci da attirare persino cani e porci esclusivamente etero.
Era cosí bello vederlo camminare nella sua solita cat-walk indosso a jeans tanto succinti da risaltargli un bel di dietro, e quei stivali a tacco alto che al rumore ne riconoscevi la provenienza. Lui, e la sua borsa borchiata, che cambiava in base all'outfit, passeggiavano lungo le vie isolate di Berlino in cerca di qualche negozio di abbigliamento o make-up.
Spesso o sempre, capitava gli fischiassero insistentemente alle spalle, ignari del fatto, che sotto quei avidi vestiti non era presente alcuna umida vagina.
Bill amava mettersi in bella mostra quando usciva, e se qualcuno gli fischiasse, non poteva esserne più che soddisfatto. Le attenzioni mancate adesso le cercava in altre maniere.

Sotto sotto era un ragazzo buono, umile, solare, con tanto amore da offrire a chiunque ne avesse bisogno. Amava la compagnia, la pace e la tranquillità. Queste tre cose erano l'apice della sua calma interiore.
Rideva spesso, anche tanto, i suoi sorrisi erano terapeutici per chiunque lo guardasse. Sembrava un cherubino quando allargava gli angoli delle labbra mostrando i suoi denti bianchi leggermente sporgenti.

C'erano un sacco di cose, inoltre, che Bill adorava: tra cui l'alba, il mare e le serate lungo i belvederi affacciati all'oceano.

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La luce che proveniva dalla luna e dalle stelle, circondavano la sua figura facendolo sembrare un angelo sceso in terra, non aveva ali, né aureola, solo la sua nuda bellezza celestiale. «Vedete, era quí che vi dicevo.» Disse sorridendo mentre osservava il semplice panorama marittimo. Inizió a raccontare della sua infanzia, passando su ricordi ed episodi di quel posto che lo segnarono.
Potevano stare ore ad ascoltarlo, la sua calma fine voce era cosí docile da esser in un grado di far tranquillizzare sei neonati contemporaneamente. Il suo esprimersi in modo chiaro, i termini ortologati, e la voce nivea dava un certo effetto a chi lo ascoltasse. «...Ed era quí che Tom ebbe la sua prima volta» Concluse ridacchiando, voltandosi verso il fratello che lo guardava indifferente.

Tom era il fratello gemello di Bill. Il polo opposto di Bill.
Non amava la compagnia, e dinanzi a tutti quei volti vogliosi di conoscerlo poteva solo crescegli il desiderio di tornarsene a casa. Non aveva proferito parola dal momento in cui uscì di casa, quando, in sua accoglienza, si ritrovò in un'auto piena di gente curiosa di conoscere lui e suo fratello.
Allo stesso tempo non era un tipo solitario, ma nemmeno dovevano privagli i suoi spazi.

Girava per i quartieri dimenticati della cittá con una Porsche nera di ultima generazione, fumava marlboro rosse fuori dal finestrino mentre i suoi occhi inchiodavano il sedere di una o piú ragazze. Praticava attività piacevoli con donne diverse pagandole salatamente, passava le notti in locali e sperava che a scuola non lo bocciassero.

Tom non era serio in amore, cambiava continuamente partner perchè il pensiero da una notte e via fosse più efficace, Bill invece, era un inguaribile romantico alla ricerca del vero amore, tanto da sembrare un clichè.
Tom vestiva largo, sedeva in modo volgare e si atteggiava scontroso quando qualcuno gli proponeva un'idea diversa dalla sua, Bill vestiva attillato, sedeva a gambe elegantemente accavallate e teneva le mani in grembo annuendo all'ascolto per chiarire un eventuale problema.
Tom mangiava con le mani e masticava a bocca aperta, Bill usava le posate e non parlava a bocca piena.
Tom faceva hip-hop, Bill andava a danza.
Tom prendeva a pacche gli amici, Bill li abbracciava.
Tom amava passare le lunghi notti insonni in discoteca, fumando, scopando, suonando la chitarra o masturbarsi nei momenti di astinenza, Bill preferiva prendersi una tisana per stimolare il sonno e dormire caricando le energie.
Tom spendeva tutti i suoi risparmi a donne, Bill nei negozi.
Erano opposti, ma come tanti altri fratelli gemelli si volevano un bene dell'anima. Il loro rapporto era piú unico che raro. Bill riteneva importante Tom piú di ogni altra cosa e viceversa. Non era facile ritrovarsi in un rapporto fraterno cosí simbiotico, era da invidiare. Stavano cosí bene insieme, cosí completi l'uno con l'altro nonostante le diversità, da esser praticamente la stessa persona. Complementari, una stessa mela divisa in due. Se Tom diventasse Bill, Bill sarebbe Tom. Non si possono avere due mani destre o due piedi sinistri. Erano un'immagine che si rifletteva allo specchio: erano la stessa persona eppure con numerevoli differenze.
No, non potrebbero esistere due Bill o due Tom.

«Sei stato molto sgradevole con i ragazzi. Ti ricordo che sono stati nostri amici d'infanzia e che non vediamo da molto.» Lo rimproverò Bill con le mani sui fianchi come una madre infastidita dai capricci del figlio.

«Non ho mai pensato di rivederli né tantomeno recuperare i rapporti, diamine, dopo dieci anni.» Spiegó Tom con tutto il disinteresse del mondo, mentre stava steso rozzo sul divano con le gambe divaricate e lo sguardo fisso su una trasmissione in tv. Non degnó ulteriori attenzioni alle parole del gemello, tantomeno non capiva tutta questa sua pretesa per quesi disagiati che solo dopo dieci anni avevano avuto l'idea di rintracciarli.

Non sentendosi ascoltato, Bill si piantò proprio davanti alla televisione cosí che potesse essere notato. «Tom la mamma ci tiene e io anche.»

«Abbiamo diciassette anni, siamo belli grandicelli per decidere con chi frequentarci, non trovi?» Gli rispose, per poi allungare la gamba e spostare con il piede il fratello da davanti la televisione.

«Sei un idiota» Disse, e dato che non ricevette alcuna risposta, afferrò il telecomando e con un colpo secco cliccó il pulsante rosso per spegnere l'affare. «Okay, va bene, ma non puoi ogni tanto aprirti e sforzarti per stare insieme agli altri? Devi per forza sempre rovinare tutto?» Sbottò, ma mantenendo la calma.

«Cosa? E che c'entra adesso?» Gli urlò Tom facendolo sussultare. Si mise a sedere, sopraffatto dal nervoso; non sopportava assolutamente questo tipo di appunto sui suoi comportamenti. «Se a me non piace raccontare dei miei cazzi con chiunque come fai tu, non è un problema mio. Parlaci, scherzaci, ridici tu con loro, a me lasciami nelle mie.» Spiegò abbassando i toni della voce.

«Non ti sto obbligando a fare ciò che non vuoi, ti sto solo dando un consiglio» Bill lo guardò offeso. Non era in volere di costringerlo a fare quel che non voleva, solamente passare un po' di tempo insieme approfittando che uscissero in gruppo. Evidentemente il gemello aveva altro da fare, infatti lo vide alzarsi e dirigersi lungo le scale, dovunque entrò in bagno e successivamente aprí il getto della doccia. Sarebbe uscito poco dopo.

Prenditi Cura Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora