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EQUILIBRIO

Faccio schifo a ballare
Vorrei seguirti senza rovinarti
Bruciare, fumare, spaccare con te

Oliver aveva la leucemia, un tipo di tumore del sangue causato dalla proliferazione incontrollata di cellule staminali ematopoietiche, cioè cellule immature che sviluppandosi davano poi vita a globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. In altre parole, il suo sangue produceva piú globuli bianchi che rossi.

Il motivo per la quale egli stava nel reparto di Bill, era perché anche lui si stava riprendendo e poteva definirsi quasi guarito. Gli avevano dato un arco di tempo di guarigione abbastanza corto; all'incirca meno di qualche settimana.

«Non voglio che te ne vai» Gli ripeteva a cantilena Bill. A volte piangeva anche.

«Potrai sempre telefonarmi» Rispondeva lui.

«Tu perchè sei quí?» Gli chiese Oliver la prima sera.

Bill deglutí la zuppa che stava sorseggiando dal cucchiaio. «Mi sono fatto male» Sussurrò insicuro dopo una pausa, tenendo lo sguardo basso. Era vergogna quella che provava.

«Raccontami. Non è facile ritrovarsi in terapia intensiva perchè ti sei fatto banalmente male» Disse curioso mentre il suo viso sorridente era illuminato dalla luce fioca dell'abat jour.

Bill tenne per un po' lo sguardo basso sulla ciotola e rimase in silenzio mescolando il contenuto con il cucchiaio. «Mi prometti che non mi giudicherai?» Sussurró alzandogli lo sguardo dagli occhioni tristi.

«Non è da me» Sussurrò anche lui e lentamente sorrise, voleva dargli fiducia.

Questo fece trovare conforto al moro. Lo guardó accennando un lieve sorriso. «Era da settimane ormai che andavo avanti con la consapevolezza che un giorno mi sarei tolto fra le scatole» Si fermò guardando le mani posate sulla ciotola calda. «Quel giorno non arrivò fin quando mi decisi di farlo arrivare io» Deglutí e rimase in silenzio per secondi interi con lo sguardo impaziente del ragazzo puntanto addosso. «Mi sono lanciato dal mio appartamento» Concluse infine parlando velocemente, lasciando l'altro senza fiato.

Di Tom nessuna traccia. Aveva seguito alla lettera ciò che Bill gli aveva ordinato, e se l'aveva fatto, voleva dire che aveva ragione.

«Ciao, sto cercando un certo Bill» Chiese un uomo parecchio confuso e familiare. Indossava un maglioncino blu abbastanza elegante con un paio di jeans scuri, un po' sbiaditi. Le scarpe erano luccicanti e una cosa che attirava sguardo, fu l'enorme rolex al polso. La sua presenza emanó un forte profumo di un tipico uomo sulla cinquantina, cosí come lui. Era alto, incredibilmente attraente nonostante la sua probabile illegale etá. I capelli erano scompigliati in modo ordinato, non fu difficile pensare che erano stati modellati apposta in quel modo, e a quanto pare, ci aveva perso un bel po' di tempo.

Bill lo guardó dall'alto verso il basso storcendo il naso per l'odore. Lo aveva già visto da qualche parte.

«Allora?» Disse l'altro alzando un sopracciglio.

Roteó gli occhi esausto. «Sono io Bill, tu chi saresti?»

«Ah» Si schiarí la voce sistemandosi l'orologio per la figuraccia. Pensava fosse una ragazza... «Io sono, sono Josh, un amico di tua madre»

Prenditi Cura Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora