23.

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STUPIDO

Mi guardi e dici che sono stupido, non sono unico, sai che sono l'unico

«... Perció dopo il mare ho deciso di fare un giro da qualche negozio prima, cosí per il viaggio sono apposto» Si voltó dopo un lungo discorso senza ricevere risposta. «Hey! Mi stai ascoltando?»

...

«Bill?»

...

Si avvicinó al letto del moro che giaceva rannicchiato di spalle.

«Ma stai piangendo?» Disse quasi in un sussurro notandolo con gli occhi strizzati e le lacrime che gli scorrevano lungo le guance. Oliver sospiró non appena l'amico emise un lamento simile ad un cagnolino dopo esser stato allontanato dalla madre. Il biondo non seppe cosa fare; si limitó a guardarlo dall'alto, ma patí un dispiacere immenso nel vederlo cosí abbattuto a causa della sua dimissione.

Effettivamente quella era la loro ultima notte insieme, il loro ultimo momento. Quando l'indomani mattina Bill si sarebbe svegliato, Oliver era giá nel treno con la sua famiglia.

Il ragazzo deglutí e si mise accanto al moro, ma questa volta fu lui ad abbracciarlo. Lo avvolse da dietro come sempre faceva Bill quando dormivano, gli strinse la vita non troppo forte dato la frattura. Annegó il viso sotto i folti capelli neri e gli respiró sul collo. «Shh» Lo ammutolí allungando il braccio per spostargli i capelli dalla fronte. «Ti chiamerò, promesso» Sussurró accarezzandolo e Bill sembrò calmarsi.

Bill stava poggiato sul davanzale della finestra ammirando il paesaggio con occhi spenti e tristi, occhi di chi quella notte, aveva fatto ore piccole. Il silenzio di quella stanza ormai regnava da troppo tempo. Era tutto cupo, isolato e straziante. Bill era escluso da un mondo pieno di colori, colori che solo gli altri potevano vedere.

Un rumore lo fece sussultare, ma non si giró.

«Ciao» Salutó Tom dominando l'entrata. Vestiva con una maglia estremamente larga da sembrare un lenzuolo con dei jeans scuri che potevano entrarci sei gambe.

Neanche lo salutó.

Gli seccava parlare.

Ci fu silenzio per molti minuti.

Sembró che Tom si fosse accomodato sul suo letto visto il cigolio distinguibile. Si schiarí la voce; «Come ti senti?» Domandò tanto per non dire che fosse lí solo per presenza.

«No, grazie» Si limitò a dire. Non voleva parlare con nessuno in quel momento, specialmente con Tom. Risposte fredde e forzate, come faceva lui quando stava per gli affari suoi.
Chiuse gli occhi con la guancia appoggiata sulle braccia.

Dopo un po' si accorse di un calore alle spalle.

«Che stai facendo?» Sussurró acido tenendo gli occhi chiusi.

Udí il rumore metallico di una sedia che si scaraventó accanto la sua. «Piano» Si lamentò Bill accigliato aprendo gli occhi di poco.

Finalmente Tom dopo tanti rigiramenti e rumori fastidiosi, riuscí a posizionare la sedia accanto la sua e infine si sedette come una persona normale.

Prenditi Cura Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora