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COPERTA

Lascia parlare chi ha da parlare, verranno resi protagonisti delle prossime chiacchiere

«Ho saputo dalle professoresse che Bill è in ospedale» Sputó Andreas calciando un ciottolo con le mani nascoste nelle tasche. «Lo sai che ho tutto il diritto di sapere certe cose e non di scoprirle da solo» Concluse e alzó minaccioso lo sguardo verso Tom che stava appoggiato al muro con l'asta di una sigaretta tra le dita.

«Non sono cazzi tuoi» Sbottó il moro accorgendosi di uno sguardo che aspettava una risposta.

«Come scusa?» Domandó il biondo sembrando piú teso, e per questo si tolse le mani dalle tasche pronto a reagire.

«È anche tuo diritto farti i cazzi tuoi ogni tanto» Protestò Tom fissandolo dritto negli occhi senza paura, nonostante la situazione stesse prendendo una brutta piega.

«Ma sei serio? Non è mio diritto sapere cosa stia succedendo al mio migliore amico? Del perché non viene a scuola, non risponde ai miei messaggi, alle telefonate, a tutti gli squilli...»

«Ora che sta per morire?» Domandó Tom con il cuore in gola e fece un tiro per cancellare le sue parole.

«Eh?»

«Ora che sta per morire lo riempi di attenzioni, Andreas? Ci sei arrivato troppo tardi amico mio» Disse Tom sentendosi un lurido bastardo incoerente.

A quel punto Andreas diventó rosso peperone pieno di rabbia e inizió a predicarlo avvicinandosi lentamente come un gatto randagio. «E tu Tom? E tu? Raccontami un po' amico mio, tu cosa hai fatto come caloroso fratello gemello per aiutare Bill in tempo? Non eri il fanatico vagabondo in cerca di divertimento che adesso perché ha il fratello morto fa il colpevole blindato in casa come un monaco di clausura? Be' è troppo tardi! Come hai detto tu.» E poco dopo la conclusione, si ritrovó a guardare di scatto sulla sinistra con la guancia bruciare come scottatura. Uno schiaffo lo aveva colpito cosí forte da farlo voltare.

«Ma come ti permetti figlio di puttana? Vai a fanculo, pezzo di merda!» Urló Tom duramente e spinse l'amico superandolo a passi decisi. Il nodo in gola che lo turbava.

In complesso Andreas aveva ragione e Tom ne era consapevole, ma i termini troppo espliciti che rivelarono una struttura del discorso colpevolizzante, fecero sì da creare un canto cosí veritiero e doloroso che Tom non potette sopportare. Non voleva sentirsi dire la veritá se non da sé stesso, che la colpa fosse sua. Riguardo la responsabilità sulla salute mentale di Bill non aveva stretto o firmato nessun contratto lecito da poter ribattere. O forse sí. Lo aveva firmato nell'anima.

In sostanza, stava giá di suo una merda per l'accaduto e non serviva glielo ricordassero gli altri.

Comunque, il fatto stava che Tom dopo quella conversazione aveva chiuso immediatamente i rapporti con Andreas. E sulla parola! Perché il nervoso quella sera gli salí a tre mila, il rancore lo spinse a bloccarlo ovunque in qualsiasi piattaforma di comunicazione. Non era tollerabile un comportamento del genere, no, non poteva perdonare delle parole piene di veritá che avevano toccato una parte delicata di sè.

E poi Bill non era morto, pensó.

Bill aveva bisogno di tempo.

Ricordando non si fosse sbucciato solamente le ginocchia, aveva un'emarginazione di ossa e trasfusione di sangue, sangue uguale al suo. Bisognava combattere pian piano le lesioni e sperare che si riformasse dell'osso puro, nuovo, duro. Tom non sapeva quale fosse il suo gruppo sanguigno, ma sapeva che aveva tanto di quel sangue rosso in corpo che se necessitava era pronto a darglielo tutto.

Prenditi Cura Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora