21.

27 6 4
                                    


TRISTI

Ed io non mi sono mai sentito abbastanza
So che loro vogliono certezze, in cerca uomini sicuri

Al dire il vero, Bill era sempre stato un tipo riservato. Un ragazzo che si basava sui propri obiettivi senza pensare a ciò che pensassero o facessero gli altri. In genere non amava mettersi emotivamente al nudo in pubblico e tentare di tutto e di piú per qualche attenzione, anzi, preferiva il contrario. Tacere.
Sí che stava alla base di questa idea - in realtà era proprio il suo modo di essere non amare stare al centro dell'attenzione - , ma tutte quelle continue preoccupazioni e concentrazione unicamente per lui, lo fecero sentire come se piú di ogni altra cosa, quelle fossero tutto.

Ed era chiaramente per una ragione ovvia.

Dopo mesi e mesi senza uno spicciolo di attenzione nei suoi confronti, senza neanche un "come stai?" o un semplice "ciao", era ovvio che adesso tutto quello sembrò un trattamento da principe. E gli piacque.

In origine, Bill cercava disperatamente un po' di attenzione da parte dei suoi genitori, in questo caso, sua madre. Ma spesso lei era fuori per lavoro, e sin da piccolino il ragazzo dovette arrangiarsi per non poter riuscire ad avere un semplice abbraccio dalla sua mamma. E fu da lí, che nacquero i conforti di Tom. Erano attenzione non richieste, anche fastidiose; ma il gemello aveva una specide di energia tale, da riuscire sempre a tirarlo sú di morale anche quando non era momento. Poi, gli ricordava molto il padre, il padre che non avevano mai avuto. Si accoccolava a lui come solo un cucciolo indifeso poteva fare quando si sentiva al sicuro vicino al suo genitore. In questo caso, Tom. Sí, suo fratello faceva da mamma e da papá, soprattutto. Il problema consecutivo fu che, a sua volta, l'assenza delle attenzioni da parte del suo "secondo genitore" mancarono, e perciò, Bill si ritrovó tra le mani, un pugno di mosche. Non aveva calcolato che suo fratello un giorno sarebbe cresciuto e che non sarebbe mai stato un padre esclusivamente lí, per lui.

Non aveva un'altro punto di riferimento.

Tom lo aveva cosí abituato sin da piccolo, che ormai era l'unico di cui cercava davvero attenzioni, l'unico.


Bill urlava come una gallina.

Ultimamente sembrava una di quelle galline in classe a cui vorresti sbattere un libro in faccia.

«No! Non è valido, hai barato!» Esclamó puntando il dito ad un ragazzo, nonché il suo compagno di stanza.

«No, stai zitto ho vinto io» Mormoró Oliver innervosito dalle sua urla.

«Vaffanculo, hai visto le mie carte» Si lamentó portandosi una mano tra i capelli.

«Ma se tu non sai giocare e io sí, con chi vuoi prendertela?» Parló il biondo e non lo avesse mai detto, che Bill gli lanció tutto il mazzo.

«Cosa? Io? Ma vai a cagare!»

«Il pollaio a cinque chilometri a destra» Commentó un'infermiera riferendosi a Bill che la guardó storto. «È venuto a trovarti tuo fratello» Concluse e il moro alzó le braccia. Stava seduto sul pavimento, non poteva muoversi piú di tanto per via del dolore, perciò il gesto fece capire alla dottoressa che era il momento di farlo sedere sulla sedia rotelle. Ella si avvicinò al ragazzo sospirando e tentó di non fargli male prendendolo per le ascelle.

«Ringrazia che sei leggerissimo, sennó potevi startene tutto il giorno a letto» Aggiunse la donna.

«Faccio io» Disse il moro una volta sulla sedia e spinse le ruote con le mani uscendo dalla stanza, nella quale fece incontro ad una bella sorpresa lí ad attenderlo.

Prenditi Cura Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora