7.

35 4 0
                                    


TEMPO

Adesso le tue energie le devi mettere tutte dove pensi che ne valga davvero la pena, perché di perdite di tempo ne hai già avute abbastanza

Berlino, novembre duemilaeotto.

Non poteva piú vivere cosí.

Passare le sue giornate monotone a piangere erano una tortura irremovibile.

La casa era avvolta dal silenzio interrotto dai singhiozzi sofferenti del moro che eccheggiavano rumorosi per la camera. Si era appena svegliato dopo una notte insonne e giá stava nuovamente piangendo appallottolato in posizione fetale. Per fortuna quel giorno era Ferragosto e gli avevano dato le ferie; avrebbe potuto passare piú tempo da solo a piangere e piangere.

Stava malissimo.

Aveva smesso di scrivere alla sua fidanzata che giustamente lo riempiva di messaggi protestando la sua assenza. Lui, chiaramente frustrato di suo, la ignorava o faceva l'arrogante iniziando pesanti litigate senza accennare minimamente ció che gli stesse succedendo per quanto fosse sofferente.

Si sentí avvolto da due braccia magre la cui ne riconobbe l'odore. «Andiamo a vedere Bill prima che sia troppo tardi?» Sussurró tremante Simone, ma non fu affatto d'aiuto.𝅙
Il trecciato si calmó man mano la mamma lo accarezzava e il suo viso sembró esser in preda da un'attacco allergico per quanto avesse le guance rossissime e gli occhi gonfi. Bruciavano da morire.
Lei continuó ad accarezzare il figlio che chiudeva gli occhi stanco di piangere e stanco di tutto.

«Ahi» Si lamentó Tom immerso nudo nell'acqua calda della vasca, mentre la madre picchiettava sul suo viso del cotone imbevuto di disinfettante che lo fece mugolare il piú volte per il lacerante bruciore.

«Sú, insaponati, vestiti e andiamo» Disse Simone prendendogli da uno scaffale un asciugamano pulito.𝅙

Tom rimase a guardarla triste come se volesse comunicargli qualcosa. Lei, accorgendosi del silenzi in risposta, lo guardó e face un sorriso seccato quando capí cosa volesse dirle. «Sei grande.» Ridacchió Simone e il figlio mugoló. Ella sbuffó e finí per lavare, asciugare e vestire Tom quasi ventenne come se avesse due anni compiuti ieri o fosse diventato un vecchio sessantenne invalido.

Tom chiuse lo sportello.

Sentiva l'ansia nel corpo trasalire senza pietá.

Simone mise a moto per poi guidare con lo sguardo rivolto sulla strada. Accese la radio mantenendo l'atmosfera più serena possibile. «Tom, Cristo stai fermo» Lo rimproveró, dandogli una veloce occhiataccia dato la sua evidente agitazione, espressa dalla gamba ininterrottamente tremante «Stai tranquillo» Aggiunse, perdonando il suo precedente tono scontroso.

Entrò nel sadico vortice dei pensieri: era normale, dunque, sentirsi tormentato dai sensi di colpa? "Se solo avessi fatto le cose in modo diverso, mio fratello sarebbe ancora vivo". Era questo il dilemma che lo tormentava, potrebbe sembrare giustificato. Era stato l’ultimo a parlare con lui e per questo avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava. Credeva che se solo fosse stato più avvicinabile si sarebbe aperto con lui. Il fatto che Bill avesse avuto rapporti tesi con suo fratello non faceva che aggravare la sua disperazione.
Avevano superato tante di quelle litigate che in molti si chiedevano come facessero a sopportarsi ancora. Si erano mandati a quel paese tante di quelle volte che poi alla fine tornavano a ridere come matti, dimenticandosi dei lividi tatuati sulla pelle di tutti quegli oggetti lanciati in un momento di rabbia.

Prenditi Cura Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora