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EMATOMA

Scegliere vuol dire rinunciare a qualcosa.

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Berlino.

Il silenzio tombale nel cuore della notte fu interrotto dal suono terrificante dell'ambulanza, dalle urla strazianti di una donna e dai pianti sconvolgenti della gente circostante all'area del delitto.
Dinanzi la palazzina, tutto il vicinato era ad assistere a qualcosa di inquietante e inaspettato. C'era chi portava le mani sugli occhi per evitarne la vista, chi vomitava e chi piangeva distrutto. Lo sfarfallio alternato di luci blu e rosse evidenziava la scena riluttante di quel sette ottobre.

Sembrava l'inizio di un film horror, ma fu l'inizio di una tragedia.

Una Porsche nera sfrecciava rumorosa per le strade desolate di Berlino. La musica a palla proveniente dalla radio, faceva battere a ritmo sul manubrio la mano del ragazzo in guida.
Tom si leccó le labbra sentendo ancora l'umidità nei suoi jeans; ripensava ancora al fremito provato quando la sua ragazza aveva deciso di orgasmagli all'orecchio.

Quella notte faceva veramente freddo e in qualche modo dovevano riscaldarsi.

Rifece un'riepilogo mentale sulla serata andata per il meglio, aveva bevuto il giusto poichè non amasse tanto l'alcol, ma in compenso aveva fumato tanto.
Aveva fatto tre volte sesso con Chanel, la sua ragazza; in bagno, dietro il locale e nell'auto.
Sempre con lei e con amici, aveva fumato Camel in mezzo la pista da ballo, tranquilli del fatto che se ne avessero avuto l'occasione, i proprietari del locale a posto di cacciarli come minimo si sarebbero aggregati. Era una cosa che ormai facevano spesso, quasi abitualmente tanteche il suo corpo non reagiva a nulla.

Solitamente, le serate, per lui, finivano intorno alle cinque del mattino o sette, dipendeva. Ma quella notte, per qualche strano motivo, il moro avvertí una brutta sensazione che lo invitò a ritirarsi prima. Era una grandissima cazzata, poteva benissimo starsene per altre due, tre ore a fumare e scopare, ma quando era la coscenza a parlare, era un'altro conto.

Arrivato all'imbocco verso la strada di casa, Tom inarcó le sopracciglia perplesso alla vista di carabinieri, ambulanze e vigili. Non seppe se ridere o piangere; in camera sua aveva conservato da qualche parte nascosta dei filtri e dell'erba che peró non era del tutto illegale. Gli fu eccessivo pensare che quel popolo era arrivato lí solamente per lui e a quell'ora.

Rallentó istintivamente avvicinandosi per vedere meglio cosa si nascondesse dentro la cerchia di folla, ma era talmente fitta che Tom avrebbe dovuto parcheggiare l'auto e andare a piedi.
Sbuffó e una volta sceso, senza distaccar occhi, la prima persona a cui inchiodó sguardo gli fece provare una fitta dolorosa lungo tutta la spina dorsale; sua madre urlava in lacrime. Cos'era potuto succedere? Vedere la sua donna a pezzi, era una cosa indescrivibile che gli faceva salire l'ira fino a strapparsi le orbite degli occhi. Avrebbe maledetto chiunque l'avesse ridotta in quelle pietose condizioni.

Si fece avanti deglutendo un groppo di saliva; la gente man mano si accorse della sua presenza e con sguardo spiritato, in silenzio, gli ordinarono di allontanarsi.
Ma Tom era troppo confuso e curioso per comprendere il segnale.

Ad un certo punto, i suoi passi si ridussero e avvertí le gambe deboli sul punto di barcollare.
Presto il suo viso impallidí e potette giurare di non aver mai avuto sensazione piú surreale di quella. Pensó che il fumo gli stesse facendo effetto tutto d'un colpo, magari stava solamente sognando e da allora, gli sguardi intorno a lui diventarono razionali. Reale o meno, dentro sè un dolore atroce gli palpitava il cuore.

Prenditi Cura Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora