3.

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NON TI CONOSCO

Il mostro nella tua testa, è quello che vedi ogni notte.

Before.

«Bill?» Chiamó Tom assonnato nel bel mezzo della notte. Notó una lunga figura immobile al centro della stanza, avvolta dall'oscuritá.

Bill lo guardava con due macchie di pianto sotto i suoi piccoli occhi lucidi, anima strappata. Piantato inquietante dinanzi al fratello che poco prima stava pacificamente dormendo.

Il trecciato aprí le coperte facendogli spazio, sapendo cosa fare; aveva capito persino nel buio pesto cosa volesse da lui.
Il ragazzo dai capelli corvini, vittorioso della sua taciturna richiesta, si mise piccolino accoccolandosi piú vicino possibile al petto del gemello come se avesse paura di perdere anche lui. Quest'ultimo, gli accarezzó i lunghi capelli neri raccolti in una coda alta, dandogli la massima certezza che era l'ultimo ad andarsene.
«Dormi e pensa alla mamma che non sa usare il computer» Disse sorridendogli per rompere il ghiaccio. Fece scappare un sorrisetto al gemello, ma non per molto. «Si è stancato di me.» Sussurró Bill con un filo di voce e poi, inizió a piangere silenziosamente.

Non poteva crederci che dopo quasi due anni di relazione, dopo tanti tira e molla, dopo mille promesse, Richie, il fidanzato di Bill, aveva detto basta a quella tossica relazione tramite multipli tradimenti.

Tom, alle parole del fratello, andó fuoribondo. Era talmente incazzato con Richie che se lo avesse incontrato per strada avrebbe giurato di picchiarlo. Vedere suo fratello lí a graffiarsi per colpa di un pezzo di merda del genere gli faceva solo salire sapore di vendetta, voglia di ucciderlo con le sue stesse mani.
Molto spesso i due si erano incontrati e Richie lo aveva sempre stuzzicato facendo battute porche sul fisico di Bill.

«Bill che hai fatto al braccio?» Domandó Simone un pranzo fermandosi di masticare, per guardare il figlio parecchio preoccupata.

Tom sentì le vene raffrigidirsi, era come se la domanda gli fosse fatta a lui. Guardó prima la madre, poi il fratello. Percepiva la sua sofferenza a centimetri di distanza, pare ne risentisse il doppio.

Bill la fissó per un'attimo inarcando le sopracciglia mentendo di non capire, poi osservó le braccia «Tobia.» Ridacchiò falsamente accusando il gatto.

«Quante volte ti ho detto che devi evitare di farlo arrabbiare» Sbottó la donna afforchettando un pezzetto di carne. «Comunque...» Riprese dopo un po' «Se un'altro gatto ti ha graffiato sotto gli occhi puoi parlarmene, quelle macchie alle guance non le gradisco.» Concluse metaforicamente indicando le infezioni con la forchetta. E ha detto tutto.

Tom scendeva le scale silenziosamente per andare a scuola. Svogliato fece un lungo sbadiglio strizzando gli occhi. Intorno a lui tutto era ancora buio; oh, non tutto. Al terzo gradino, si acciglió notando una luce fioca variare proveniente da...dalla TV? Tom incredulo scese tutte le scale sentendosi in un film horror dato che si ricordò perfettamente della sera prima quando ebbe spento la televisione. La sua testa fece capolino dal divano in cerca del telecomando quando i suoi occhi incatenarono una figura giacente su di esso. Accese la luce: Bill dormiva rannicchiato tra le coperte e altri pupazzetti macchiati di un liquido fonte di un'odore metallico parecchio fastidioso.

Era sangue.

Tom spalancó gli occhi ancor di più quando scoprí le braccia del fratello coperte dal pigiama che sembrava esser uscito da una macelleria. Dentro sè il suo stomaco stava facendo una specie di digestione al contrario. Bill la notte prima aveva giurato di star bene e che perció dormire da solo non fosse un problema. Si sentí in colpa di essersi fidato, di averlo ascoltato. Avrebbe dovuto capire e insistere che fosse una menzogna. Ma nella sua testa la voce del gemello suonó di buon umore, non si sarebbe mai immaginato una decadenza del genere. Impressionato, se giá il tessuto del pigiama e circostanza era fradicio di sangue, non volle immaginare la condizione delle sue braccia, origine di quell'orrore.

Prenditi Cura Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora