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TORTA

Cappuccetto rosso

Berlino, primo settembre duemilaenove.

Chanel con le dita strette al filo di un palloncino quel giorno di fine estate e Tom che fissava il letto di suo fratello dalla soglia. Le treccine gli ricadevano ai lati del viso, ed era sempre suono quello che pulsava nell'aria.

Si avvicinò piano, raggiungendo il suo letto; lí, in quel silenzio che teneva tutto sospeso da troppo tempo, trovò il coraggio di guardarlo in viso ancora una volta.

Quasi undici mesi.

Erano passati quasi undici mesi dall'incidente.

«Te lo ha portato Chanel» Sussurró piano. Era imbarazzante parlare ad un vegetale davanti alla fidanzata. Perché Bill quello era.
Un vegetale.

«Ne ho portati un po' in realtà. Penso che un compleanno senza palloncini, non è un vero compleanno» Disse la ragazza sorridendo anche a Tom.
Abbassó il viso. Poi si allungó verso la spalliera metallica e lo legó lì, così che rimanesse con lui; vedere quel palloncino vicino al suo corpo immobile gli fece male al cuore.

Si sedettero sulle sedie accanto.

«Tua mamma ha fatto come sempre, una torta alle fragole. Peró questa volta era perfetta, la panna si scioglieva in bocca». Spiegó Chanel guardandosi i palmi delle mani abbandonate in grembo.

«Tobia dorme sempre sotto il suo letto. Penso che gli manchi molto. Anche allo stronzo di Andreas. Per quanto io lo odi tiene moltissimo a Bill. Vorrebbe solo vederlo tornare». Raccontò alla ragazza dando occhiate fuggitive al gemello in coma. Rimase ad ascoltare il suono del suo battito e il rumore del tubo respiratore per istanti interminabili.

«Lo sai, Bill. Questo sarebbe un buon momento per aprire gli occhi» Aggiunse dopo attimi infiniti di silenzio. La gola gli bruciò appena, e deglutí, cercando di non sgretolarsi; lentamente, alzò lo sguardo su di lui.

La luce della finestra gli baciava le palpebre abbassate. Non aveva più le fasciature sulla testa ormai da una settimana, e il dottore aveva detto che grazie all'assenza di movimenti le costole si stavano rimarginando.
Eppure la sua mente non era mai stata cosí lontana. Guardandolo, non potè fare a meno di ammettere che persino con la morte addosso, Bill avesse sempre quella bellezza che ammutoliva il cuore.

«Sarebbe un regalo indimenticabile» Sentí le lacrime attraversargli le tempie e arrivare agli occhi. «Il più bello che potresti farmi». Fece scivolare la mano nella sua, come faceva Bill quando erano seduti vicini, quando dormivano insieme, quando ne aveva bisogno. E Tom la spostava, gli dava fastidio. Ma mai come in quel momento desiderasse che lui la stringesse a sua volta. Che la chiudesse e poi la stritolasse fino a fargli perdere la sensibilità delle dita. Percepí di nuovo quella sensazione sgretolante, quel presentimento con cui sapeva di stare per rompersi. «Ti prego, Bill... Ci sono ancora tante cose che dobbiamo fare insieme. Tu devi crescere con me, diplomarti. Devi compiere gli anni ancora molte volte, devi avere tutta la felicità che ti meriti» Le lacrime gli appannarono la vista e il suo contorno occhi arrossí.

Chanel lo guardò distrutta con gli occhi velati; non aveva mai, mai, mai visto Tom cosí. Lui che non aveva mai dimostrato niente a nessuno, lui che aveva sempre nascosto i sentimenti, lui che aveva sempre creato misteri su ciò che provava. Vederlo piangere era la stessa sensazione di una figlia che guardava suo padre in lacrime.
Gli appoggió il braccio attorno la spalla, e sperando di confortarlo gli bació la guancia.

«Io posso dartela. Farò di tutto per renderti felice. Te lo prometto. Non desidero altro. Non lasciarmi in questo mondo da solo, noi siamo nati insieme e ci voglio anche morire con te, ma non adesso. Tu, tu sei il mio incastro. Il mio bellissimo incastro» Le lacrime gli caddero sul dorso della mano. Neanche lui seppe cosa stesse dicendo, e fu confermato da Chanel che lo guardava perplessa. Il suo cuore si dimenò e ancora una volta lo sentí perdutamente suo. «Se puoi sentirmi, ti prego. Torna da me»

Prenditi Cura Di MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora