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Gli appuntamenti con Satoru si erano fatti sempre più semplici

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Gli appuntamenti con Satoru si erano fatti sempre più semplici.
Le farfalle nello stomaco non volavano più come matte, si erano placate insieme al mio batticuore. Non ero più agitata come lo ero un tempo. Era riuscito a mettermi a mio agio, certo a volte l'ansia ancora mi immobilizzava, sopratutto quando eravamo molto più intimi. Gojo però rendeva tutto più facile, con il suo sorriso e il perenne ottimismo. Dalla prima volta che mi aveva vista con quelle orrende mutandine, non mi ero fatta più cogliere impreparata.
Il giorno successivo ero andata con mia madre a comprare della nuova biancheria. Chi avrebbe mai detto che mamma sarebbe stata felice di aiutarmi.
'Preferisco essere tua amica, piuttosto che tua nemica'
Queste erano state le sue parole quando le avevo chiesto con timidezza di venire al centro commerciale con me. Era stato imbarazzante ma alla fine mi ero divertita, e le avevo parlato un po' di Satoru.
Le avevo raccontato che oltre alle farfalle, oltre alla sua bellezza, e al suo ottimismo lui mi faceva ridere più di chiunque altro.
'Tieniti stretta i ragazzi che ti fanno ridere, quello è più importante di ogni cosa'
E ora la mia mano si teneva stretta alla sua, forse non contava visto che stavamo correndo però, non volevo lasciarlo.
La pioggia ci bagnava e l'acqua non aveva intenzione di fermarsi. Non era previsto un temporale, ma a quanto pare eccolo lì. Credevo che mi avrebbe riporta a casa invece no. Mi aveva presa per mano e avevamo iniziato a correre.

"Dove stiamo andando?"

"Tu seguimi, ho un'idea"

I suoi piedi, anzi la sua testa ci aveva portata fino a scuola. Ogni singolo e maledetto giorno trascorrevo la mia giornata in quella mura. E lui, al nostro appuntamento di domenica mattina, dove mi portava per ripararci dalla pioggia? Mi sembra ovvio, a scuola!
Ci avvicinammo alle porte d'ingresso, ma non si fermò girò a destra percorrendone il parametro.

"Che stiamo facendo?"

"Nessuno lo saprà mai, l'ho fatto mille volte"

Ci fermammo davanti una finestra. La sua mano con facilità fece scattare la serratura e Tac, il vetro si era aperto.
Entro per primo, poi allungo le sue braccia e mi aiuto. Lo guardai scuotere la testa e schizzare acqua con i suoi capelli ovunque.
Risi, e mi incantai a guardarlo. I capelli gli cadevano davanti al viso, umidi, e i suoi la sua maglietta azzurra si era appiccicata alla sua pelle. Potevo intravedere i muscoli delineati.  I suoi occhi si incontrarono con i miei e le sue labbra si aprirono in un sorriso.

"Forza andiamo"

Mi prese la mano e mi guidò per i corridoi della scuola.
Si girò, sorrise e aprì la porta dell'aula di arte.
Non era buio, ma le luci del temporale non illuminavano la stanza. C'era una luce cupa quasi tetra, come se fossimo in un film horror. Non avevo paura, con Satoru al mio fianco mi sentivo al sicuro.
Iniziai a camminare lungo ogni postazione, mentre lui si mise al centro della stanza, al suo solito posto quando faceva il modello.

"Dipingimi piccola"

Alzai lo sguardo verso di lui giusto il tempo di vedere le sue braccia sollevare la sua maglietta. Gli addominali scolpiti, i bicipiti, tutta scultura del suo corpo era in bella mostra solo per me. Non era la prima volta che lo vedevo nudo, ma ogni volta era come se lo fosse. Io mio cuore iniziava a battere veloce, le mani diventavano sudate, e la bocca diveniva d'un tratto secca e asciutta.

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