1•

385 18 9
                                    

La villa di Jiro era sommersa di bicchieri mezzi pieni di birra

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La villa di Jiro era sommersa di bicchieri mezzi pieni di birra. Ci eravamo svegliati alle cinque di mattina per pulire il disastro della festa che aveva voluto organizzare. Le sue parole mi rimbombavano ancora nella testa mentre sbadigliavo.

"Perché non diamo un festino sabato sera"

Tutta colpa mia che assecondavo le su idee malsane. Mi trascinavo per la casa insieme al grande bustone nero dove ci buttavo piatti e bicchieri sporchi.
Le mie orecchie ancora fischiavano per la musica che aveva suonato alta in quelle quattro mura.

"Il tuo salvatore è arrivato, cugino mio"

Sentì un ragazzo parlare con il mio amico, mentre lo accoglieva in quella che un tempo i suoi genitori avrebbero chiamato casa. Ad ora poteva essere definita solo discarica.

"Sono molto offeso per non aver ricevuto l'invito a quella che sembra esser stata una festa pazzesca"

"Sapevo che non avrei dovuto chiamarti"

Dalle risate compresi che vi era la presenza di due individui sconosciuti in casa, nonostante questo continuai le pulizie in totale silenzio.

"Satoru per favore, me lo devi visto che sei una palla al piede ogni fottuto giorno"

Mi voltai per dare un viso ai due ragazzi che ci avrebbero aiutato. Erano entrambi molto alti, ma l'uno l'opposto dell'altro. Uno di loro aveva una lunga chioma scura raccolta in una cipolla disordinata dietro i capelli. Indossava dei jeans neri larghi e svasati con un t-shirt oversize del medesimo colore. Il suo sguardo era stanco, il che significa, che come me doveva sopportare una tortura come amico.
L'altro ragazzo stringeva il collo di Jiro con il suo braccio mentre gli pizzicava la chioma bionda. I suoi capelli chiari brillavano sotto i raggi mattutini, e i suoi occhi erano coperti da occhiali blu, poco trasparenti. La sua camicia era stropicciata, mentre i jeans scuri gli fasciavano le gambe lunghe.
Non erano liceali, li avrei visti nella nostra stessa scuola. Erano più grandi di qualche anno.

"Abbiamo compagnia"

L'albino mi guardò. Abbassò sul naso i suoi occhiali. Nel momento in cui incrociai il suo sguardo mi sembrò di essere catapultata in una miniera di damanti. Ti rapiva l'anima.

"Satoru, lei è la mia migliore amica Namie Inoue, Namie loro sono Suguru Geto, e mio cugino Satoru"

Il ragazzo che non aveva mai smesso di fissarmi, lo interruppe. Allargò le sue braccia in aria e si mise al centro della stanza per avere tutta l'attenzione su di lui.

"L'affascinante e meraviglioso Satoru Gojo"

Alzai le sopracciglia. Se avessi aperto il dizionario e cercato la parola egocentrico, avrei trovato il suo nome o una sua foto, il tutto mentre mi faceva l'occhiolino.

"Piacere"

Mi voltai e continuai nella mia impresa. Presi un bicchiere dal tavolino posto davanti al divano, mentre sentivo i due cugini borbottare non abbastanza sotto voce.

L'amore su telaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora