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Gli esami erano finiti

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Gli esami erano finiti. La scuola era finita. E per la prima volta non avevo festeggiato con Jiro.
Dopo quella volta non lo avevo più rivisto. Sentivo il bisogno di affrontarlo ma non era questo il momento.
Satoru era davanti a me, mentre entrava dentro l'aula di arte vuota.
Il silenzio e il buio regnavano intorno a noi.

"Cosa ci facciamo qui?"

"Non preoccparti, io e Geto abbiamo rotto le telecamere"

I miei occhi si spalancarono. Avevo capito ormai, che quei due non si facevano problemi a creare disagi di questo genere, ma ogni volta rimanevo sempre più sorpresa.

"Non possiamo restare qui, comunque"

"Non accadrà nulla, e poi cosa vuoi che succeda..nessuno dei due studia più in questa scuola"

Entrai dentro l'aula. Impressi nella mia mente l'ordine circolare delle sedie, i cavalletti vecchi posti davanti ognuna postazione.
I grembiuli sporchi appesi al muro, i vasi e ogni tipo di colore dentro gli armadi con le ante in vetro. Tutto questo era il mio passato, il mio futuro si troverà nel college a Kyoto.
Il mio sogno diventerà realtà.
Le labbra si Satoru si posarono in un bacio delicato sulla pelle scoperta della mia spalla. Lasciai che il mio corpo si appoggiasse al suo, mentre le sue mani accarezzavano la mia pancia. Le sue dita trovarono con facilità il mio seno libero.
Sapevo cosa voleva fare.

"Devo rimediare"

Afferrò il tessuto del mio vestito per sfilarlo da sopra la mia testa. Volevo voltarmi ma la sua stretta sui miei avambracci mi fece capire di rimanere ferma. Dovevo dargli le spalle.

"Sei mia"

Un brivido percorse la mia schiena e la pelle si ricoprii di piccoli pallini.
Il sorriso sulle mie labbra fu impossibile da frenare. Sentii il suo respiro sul mio collo, finché non venne sostituito dai suoi baci.
Una sua mano afferrò saldamente il mio seno, stringendolo e pizzicando di tanto in tanto il mio capezzolo. L'altra mano si infilò senza alcun timore nelle mie mutande. Ormai il suo corpo conosceva il mio, ogni mio punto sensibile, ogni terminazione nervosa che mi avrebbe fatto urlare, lui l'aveva imparata a memoria. Strinse con delicatezza il clitoride tra le sue dita, e poi iniziò a massaggiarlo con movimenti circolari mentre con entrava e usciva da dentro di me con estrema lentezza.
La mia testa si appoggiò al suo petto. Avrei voluto girarmi e guardare i suoi occhi luminosi, ma riusciva a togliere ogni mia forza.

"Satoru"

"Voglio farti venire e venire e venire ancora"

I suoi  denti morsero il lobo dell'orecchio e nello stesso istante pizzicò di nuovo il mio clitoride. Quel connubio esaudì il suo desiderio. Cena senza alcuna timidezza sulla sua mano. Si spostò dopo secondi che sembrarono secoli. I suoi occhi mi guardarono e bruciarono ogni centimetro della mia pelle. Fece scivolare lungo le mie gambe le mutande. Ero nuda nella mia ex aula di arte, della mia ex scuola. Era tutto così eccitante. Trovarmi in una condizione di pericolo, nuda davanti a lui. Satoru riusciva a farmi scoprire essenze del mio essere che non sapevo esistessero.
Si abbassò senza mai staccare lo sguardo, neanche quando la sua lingua leccò via i miei umori. Non credevo che avrei avuto le forze per venire di nuovo, ma quel piacere iniziò a montare di nuovo dentro di me mentre lui si muoveva con la lingua ed entrava e usciva furiosamente con le dita dalla mia entrata.
Avrei dovuto controllarmi, avrei dovuto stare attenta a non urlare ma fu impossibile mantenere un contegno quando mi porto al secondo orgasmo.
Si alzò sfilando la sua maglia, mentre io mi sedetti sulla mia sedia storica.
Prese una tela pulita per posizionarla a terra, e come l'ultima volta colorò le mie mani e le mie ginocchia di un rosa pastello, il suo corpo lo dipinse di un azzurro come per ricordare i suoi occhi.
Posai le mani e le ginocchia sulla mia tela, mentre ero voltata a guardarlo, così concentrato mentre si infilava ik preservativo.
Si avvicinò a me, un bacio, due e poi tre sulla schiena e infine entrò dentro di me.
Inarcai la schiena per il piacere. Non era la prima volta che lo facevamo ormai. Dalla sera del ballo ogni volta che ci vedevamo non riuscivamo a resistere. Ogni volta però era come se fosse la prima. Il piacere delle sue spinte, dei suoi movimenti lenti, delle sue carezze sul mio corpo era come se riuscissero a farmi toccare le stelle.
Abbassai lo sguardo sulla tela, ad ogni sua spinta ci muovevano e i disegni che avevano creato i nostri corpi andavano a sfumarsi sempre di più.

"Dobbiamo spostarci..o si rovinerà il tuo capolavoro"

"Merda, hai ragione"

Uscì piano per poi tendermi una mano.

"Non so per quanto ancora resisterò, piccola artista, dimmi che ti manca poco"

Scossi con la testa mentre cercavo di trattenere il sorriso che affiorava sulle mie labbra.

"Se la metti così allora"

Mi spinse al muro, le sue labbra si unirono alle mie e le nostre lingue si rincorsero come se non si vedessero da secoli.
Alzò una mia gamba mentre la teneva nella sua mano e poi senza poterlo realizzare entrò dentro di me. Le spinte si fecero più violente e desiderose di raggiungere insieme quel piacere assoluto. La sua mano toccò e pizzicò quel  mio punto sensibile. Lo sapeva, era consapevole che fosse il mio punto debole.
Il climax arrivo come una tempesta improvvisa, mi avvolse in un totale stato di piacere da farmi dimenticare ogni cosa. Si accasciò su di me, mentre dava piccoli baci sulla mia spalla.

"Che ne facciamo di quello?"

Indicai con il viso la tela stesa ancora a terra. Guardò il dipinto e poi mi diede un bacio sulla punta del naso.

"Lo appenderemo nella nostra camera da letto quando avremo una casa tutta nostra, mi sembra ovvio"

***

Avevo preso coraggio. Saremmo andati nello stesso collage. Avevamo condiviso parte della nostra vita. Non potevo mettere da parte la rabbia e il risentimento per una persona così importante nella mia vita.

"Ciao"

"Ciao"

Jiro strinse tra le dita la lattina di Coca Cola, mentre teneva lo sguardo basso.

"Siete.."

Non completò la frase, sapevo dove voleva andare a parare.

"Sì, stiamo insieme"

"Capisco"

Il silenzio governò di nuovo. Avremmo dovuto chiarire ma in queste condizioni non ero sicura che saremmo andati da qualche parte.
Dovevo essere matura. Dovevo fare il primo passo, proprio come lo aveva fatto lui il primo giorno che mi ha vista.

"Jiro..mi dispiace, ma ti ho sempre visto solo come un grande amico..forse ti ho dato segnali sbagli ma non credevo che.."

"Lo so, dovevo essere sincero fin da subito, o almeno fartelo capire..se dobbiamo dare la colpa a qualcuno è mia"

Prese un sorso dalla lattina. Lo conoscevo bene, sapevo che non aveva finito di parlare.

"A me dispiace di avervi separato, ho sempre saputo la verità e te l'ho nascosta volontariamente, potrai mai perdonarmi?"

Questo era ciò di cui avevo bisogno. Tutte le persone fanno degli errori. Noi siamo ragazzi, e lo sbaglio che aveva fatto era lecito e dettato dall'amore.

"Certo che tu perdono idiota!"

E grazie a quella mia scelta, passammo tutto insieme l'estate più bella. Eravamo di muovo un gruppo.
Jiro sembrava avesse capito che tra noi non sarebbe mai nato nulla al di fuori dell'amicizia.
Il mio amore per Satoru era cresciuto. I suoi sorrisi, e i suoi sguardi mi avevano fatta innamorare ogni giorno di più.
E ora trovarmi al primo giorno di college senza di lui, lontano ore e ore da me, faceva male, molto.
Dovevo imparare ad essere indipendente e forte. Non sarei stata una di quelle ragazze e dipendeva dal proprio fidanzato.
Ne avevamo parlato, sarebbe stato difficile ma volevamo ci amavano. Le relazioni a distanza erano difficili, ma sapevo che saremmo stati in grado affrontarla, o almeno ci speravo.

"Entriamo?"

Jiro mi sorrise e allungò una mano. Mi aggrappai a lui e inizia la mia vita da studentessa del college.

***

Giovedì!

Scusate ci ho messo tanto, ma tra lavoro e altri impegni ho fatto davvero fatica ad aprire wattpad!

Dal prossimo capitolo inizia la seconda parte della storia, quindi preparatevi che incontreremo i nuovi personaggi!!

Al prossimo capitolo!

Bye bye da Bi Blue

L'amore su telaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora