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Tra due giorni sarei dovuta tornare a scuola

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Tra due giorni sarei dovuta tornare a scuola. Quasi non mi dispiaceva questa settimana di riposo a casa. Avevo dovuto studiare e recuperare di passo ogni materia, però era bello non doversi alzare la mattina presto.
Stavo aiutando papà a sistemare nel capanno per cercare di fargli capire che poteva fidarsi di me.
Per questo ero ricoperta di polvere e terra sulla mia tuta.
Non avrei mai pensato che i sacchi pieni di terra fossero così pesanti e invece, eccomi a trascinarlo a fatica dentro un minuscolo capanno.
Sospirai arresa e seduta proprio sopra il sacco che avrei dovuto mettere sopra gli altri tre, che avevo appena spostato.
Portai la mano alla fronte asciugando una gocciolina di sudore che mi bagnava la pelle.
Il rumore di alcuni passi si avvicinarono a me. Chiusi gli occhi e sospirai, di nuovo.

"Papà sto sistemando"

Il nostro rapporto non migliorava. Lui ancora non mi parlava se non per dirmi cosa fare e non fare. E ora mi ritrovavo qui dentro per fargli vedere che poteva contare su di me. Avrebbe visto tutto ciò che facevo per lui?
Alzai lo sguardo e una chioma di capelli bianchi si mostrò a me. Non era i capelli di mio padre, quelli un po' brizzolati dalla vecchiaia. No, erano i capelli del ragazzo che mi aveva incantata con la sua unicità.

"Che ci fai qui?"

Entrò definitivamente del capanno, chiudendosi la porta alle spalle. Era giorno ma l'unica luce che entrava dentro quelle quattro mura di legno era grazie ad una piccola finestrella.

"Dobbiamo parlare"

"No tu devi stare lontani da me hai rovinato tutto"

Mi alzai per aumentare di poco la distanza che lui ad ogni suo passo diminuiva. Ogni centimetro che si annullava tra i nostri corpi mi mandava come un'alta carica di energia. Mi sentivo di nuovo viva e il suo sguardo su di me infuocava ogni parte della mia pelle.
Eppure era sbagliato, lui era sbagliato e tutto ciò che c'era tra di noi era sbagliato.

"Perdonami"

Si inchinò davanti a me, mostrandomi il suo dispiacere. Non bastava, non sarebbe bastato un inchino a farmi dimenticare tutto.

"Non ci faccio niente delle tue scuse
Sono stata cacciata dal corso d'arte, a scuola.."

Le lacrime iniziarono a scivolare senza alcun controllo dai miei occhi per bagnare la pelle delle mie guance. Non osavo neanche immaginare il mio stato attuale. Sudata, sporca di terra e in lacrime, eppure lui mi guardava con i suoi occhi come se fossi la creatura più bella che avesse mai visto.

"Non toccarmi"

Sentivo il calore della sua mano per quanto fosse vicina al mio viso. Però non doveva avvicinarsi a me o sarei crollata, lo sapevo.
E poi, spostò la sua mano dal mio viso e la mise davanti a me, in attesa che fossi io ad avvicinarmi a lui. Sarebbe stato disposto ad aspettarmi, purché io prima o poi lo avrei raggiunto.
Sapevo che era sbagliato, eppure la mia mano si era allungata verso la sua, e ora si stava riscaldando con il suo calore. Dei brividi si cosparsero lungo tutto il mio corpo quando le sue dita lunga accarezzarono il dorso della mia mano.

L'amore su telaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora