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Credevo avrebbe insistito di più

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Credevo avrebbe insistito di più.
Mi aspettavo di vederlo sotto la mia finestra a tirare i sassi sul vetro nel vano tentativo di parlarmi.
Mi sbagliavo.
Mi ero fatta un'idea errata su di lui fin dal primo momento che lo avevo conosciuto.
Era un bene invece che non fosse andata come speravo, se fosse stato così il mio cuore mi avrebbe convinto a seguire quello spiraglio di luce.
E cosa c'è di più sbagliato nella speranza? Il dolore che viene dopo. Quando scopri che ciò in cui speravi è andato in frantumi.
Prendo il piccolo muffin con gocce di cioccolato preparato da mia madre e seguo papà verso la porta di casa.
Mi avrebbe accompagnata lui a scuola. Forse non voleva lasciarmi sola, forse sapeva che non volevo incontrarlo.
E pensare che per quell'emerito idiota io avevo litigato con l'uomo più importante della mia vita. Esatto.
Perché dobbiamo ammetterlo a noi stesse. Il papà occuperà sempre quel ruolo nel nostro cuore, e niente o nessuno potrà mai sostituirlo.
Lo guardai in silenzio mentre apriva la porta, per poi bloccarsi a guardare la veranda. Volse il suo sguardo,  un respiro profondo, mentre io rimasi bloccata dietro la porta.

"Sei rimasto qui tutta la notte?"

Nessuna risposta, il silenzio ci circondava insieme alla natura che era sveglia da molto prima di noi.
I piedi di papà si incamminarono verso la macchina. Mi guardò solo per sorridermi, e poi si chiuse dentro, in attesa del mio arrivo.
Feci un passo avanti e mi voltai nella stessa direzione in cui lui guardava.

"Namie, possiamo parlare..per favore?"

Lui era piedi davanti a me. Sotto i suoi vi erano due cerchi neri da regalargli un'aria stanca. La pelle cosparsa di brividi, e fin troppo chiara. Non aveva dormito bene, o forse non aveva riposati affatto.
La sua mano mi accarezzo il braccio coperto.
Volevo mentore a me stessa. Quel brivido, quella scossa provocata dalla sua vicinanza era dovuta alla stanchezza, all'odio di averlo ancora davanti ai miei, e dalla sofferenza che lui mi aveva fatta provare.
Aveva pensato che il mio silenzio fosse un incoraggiamento a farlo parlare.

"Si può sapere che succede?"

Lo ignorai di nuovo. Camminai verso la macchina di papà, che mi aspettava in macchina, silenzioso, mentre cercava in modo inutile di non guardarci.

"Namie"

La sua voce giunse alle mie orecchie come la sveglia di mattina. Fastidiosa.

"Vatti a lavare, puzzi"

Aprii lo sportello e salii sull'auto. Non lo guardai neanche. Non meritava che gli dedicassi altra attenzione, non più di tutta quella che gli avevo dato.

***

"Come stai?"

Jiro si avvicinò a me per la prima volta dopo l'intera giornata. Non eravamo riusciti a parlare neanche per un momento, tra interrogazioni e compiti in classe.
Respirai e alzai gli occhi al cielo azzurro. Il cielo si riesce a riprendere dopo ogni tempesta con un arcobaleno. Lo farò anche io. Diventerò luminosa e raggiante.

L'amore su telaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora