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Giovedì

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Giovedì.

Ero al secondo giorno di sospensione. Ogni sera Satoru, no anzi, Gojo veniva sotto la mia finestra e lanciava dei sassolini.
Una sera ho chiuso le tende, l'altra ho abbassato le serrande, ma in entrambi i giorni lui è rimasto lì sotto, noncurante delle basse temperature, o del temporale di ieri sera.
Non se ne andava.
La mattina spariva come suo solito, forse per paura di incontrare i miei genitori, o forse perché si era arreso. Non lo saprò mai. Non ho alcuna intenzione di chiederlo, e neanche di sapere che genere di punizione possano avergli dato. Sempre che gliene abbiano data una. Una cosa su cui è bravo Gojo, è parlare, e rigirarsi la frittata alla meraviglia.
Non mi importava più di tutti i sentimenti che reprimevo. Lui non contava più.
Il mio curriculum scolastico era macchiato, e così anche la mi carriera al college sarebbe stata più difficile.
Mio padre era sempre stato contrario alla mia idea di studiare arte finito il liceo, e ora aveva trovato il pretesto per impormi di studiare tutto tranne che quello.
Non avevo più una libertà, e non avevo più la fiducia dei miei genitori.
Ecco perché avevo accartocciato come un pezzo di carta e buttato nel profondo di un cestino i miei sentimenti per lui.
Eppure seduta sul mio letto, dopo aver finito di ritrarre i suoi occhi. Il suo sguardo che mi tormenta di giorno e notte. Quei diamanti che mi urlano di perdonarlo, perdonare qualcosa su cui lui non aveva il controllo. I sentimenti racchiusi nell' incontro tra l'oceano e il cielo azzurro che mi pregano di non buttare al vento ciò che provo.
Gojo è il mio tormento.
Il bussare alla mia porta chiusa da giorni mi aveva riportato alla realtà. Chiusi il quaderno e lo riposi sotto al cuscino.

"Avanti"

La testa bionda di Jiro entrò in camera mia.
Mi sorrise. Era uno di quei sorrisi per dare conforto, uno di quelli che ti abbracciano nei momenti tristi. Abbassai lo sguardo. Mi vergognavo di me. Chissà cosa sapeva lui e tutta la scuola.

"Ti ho portato gli appunti di tutte le lezioni fino ad oggi..o almeno era l'unica scusa per cui lo avrebbero fatto entrare e vederti..come stai?"

Si sedette al mio fianco. Mi prese la mano e strinse tra le sue. In quel momento, per la prima volta mi accorsi della differenza di grandezza tra le mie e le sue mani. Forse era il basket o forse la genetica, però aveva delle belle mani.

"Cosa si sa in giro?"

Avevo bisogno di sapere quanto sparlavano male di me. Magari mi davano della puttana. E non avrei potuto sopportarlo. Non sapevo neanche perché, ma pensare che la gente pensava questo di me, mi faceva male.

"Che ti sei introdotta a scuola, ti adorano tutti..Che è successo realmente?"

"Non vuoi saperlo per davvero"

Ammisi. Non avrebbe mai voluto sapere cosa avevamo fatto nell'aula di arte. Non avrebbe mai voluto vedere il dipinto che custodivo segretamente dentro il mio armadio coperto dai lunghi vestiti.

"Che ha fatto? Ti giuro che quando lo vedo gli rompo il naso"

La sua presa sulla mia mano si fece più forte a rappresentare la rabbia che gli scorreva nelle vene.

L'amore su telaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora