CAPITOLO V.

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- Andiamo, solo un altro goccino!- si lamentó Angel Dust, provando a sporgersi oltre al bancone per afferrare una delle bottiglie.

- Niente da fare: ti sei chiuso in camera tua con la droga tutto il pomeriggio e questa sera hai già bevuto, non sarò la causa del tuo coma etilico- sbuffò Husk, le mani sulle sue spalle per tenerlo lontano dalla zona alcolici.

- Ma lo voglio!- si lamentó Angel Dust.

- Allora saresti dovuto scendere questo pomeriggio- ribattè Husk - ma visto che non lo hai fatto, non avrai altro alcool per ora, non ti reggi neanche in piedi! Lo avrai domani-.

- Domani non posso, devo lavorare- ribattè il minore; era troppo ubriaco per pensare alle sue stesse parole, per cui la frase gli uscì normale, ma Husk sapeva bene che non lo era per niente.

- Per quanto tempo?- chiese, mentre Angel Dust tornava seduto sullo sgabello.

Il minore scrollò le spalle.

- Finché Val avrà voglia, non c'è un tempo preciso- rispose.

Husk serrò le labbra: non gli piaceva per niente come cosa...

- Comunque, mi hai fatto ricordare che ho una bottiglia in camera, per cui sappi che se non mi darai un altro drink andrò a bermi direttamente tutta quella- dichiarò Angel Dust, in tono vittorioso, un sorriso in volto.

- Provaci e quella bottiglia te la infilo in gola- ringhiò il moro.

- Uhh, ti piace gola profonda eh?- il minore si sporse leggermente verso di lui - sicuro di non volermi infilare qualcos'altro in gola?- sussurró.

- Sei incorreggibile- sbuffò Husk, allontanandosi dal bancone per andare a prendere una bottiglia; se gli avesse dato un ultimo goccio, forse l'avrebbe convinto ad andare a riposare... A maggior ragione se il giorno dopo doveva lavorare, non poteva essere in quello stato.

- Sei tu che continui a negarlo-. Il moro lanciò uno sguardo alle sue spalle e sbarró gli occhi nel vedere che Angel Dust aveva superato il bancone.

- Che stai facendo?- chiese, voltandosi verso di lui.

- Ma come? Mi sembra chiaro no?- ancheggiando leggermente, il minore si diresse verso di lui, un sorriso sfrontato in volto.

Si fermò talmente vicino al maggiore che Husk si sentì bloccato tra lui e la struttura piena di alcolici alle sue spalle.

- Continui a fingere che le mie avances non ti facciano niente, eppure non è così, o sbaglio?- sussurró Angel Dust, allungando la mano e posandola sul lieve rialzo dei pantaloni del maggiore - andiamo, lasciati un po' andare, non lo saprà nessuno se...-.

Husk si spostò velocemente di lato, sottraendosi dalla sua presa.

- Non è quello che voglio- ringhiò - cos'altro devo dire o fare per fartelo capire?-.

Lui non era così, non si sarebbe approfittato di un ragazzino sofferente e disperato solo perché stava talmente male da andare a strusciarsi su di lui: non era ciò che voleva, e non era ciò che Angel Dust meritava.

Lo sguardo del minore si indurì. Aveva ricevuto tante reazioni, ma quella era qualcosa di completamente nuovo per lui: gli faceva davvero così schifo?

- Ho capito, l'hai reso chiaro- affermò.

Husk lo fissò: probabilmente era stato un po' brusco...

- Ascolta...-.

- Non serve, ho capito- il minore si voltò e si allontanò da lui, uscendo da dietro al bancone - non ti starò più vicino, contento?- disse, prima di allontanarsi.

HAZBIN HOTEL: HAZBIN SCHOOL, VIVERE DI NUOVODove le storie prendono vita. Scoprilo ora