I regola: non investire nessuno

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I maori comprendono la natura
come nessuno è riuscito mai.

Leigh

Alla fine ero diventata davvero una senzatetto. O meglio, durante la restante giornata. Mia mamma mi aveva preparato una colazione abbondante per iniziare al meglio la mattinata. Lei mi guardava con gli occhi luccicanti, io invece la guardavo come una che stava per vomitare.

«Tesoro, mangia qualcosa.» mi rimbeccò mia madre. Osservai le uova e il bacon che avevo davanti con tutto il disgusto che avevo in corpo. «Mamma, non ho fame, davvero.» le ripetei. Lei piegò la testa aggrottando la fronte. «Come credi di andare a lavorare senza una mente energica?» mi rimproverò. Sbuffai e afferrai controvoglia afferrai la forchetta. Misi in bocca un boccone e feci fatica a mandare tutto giù.

«Te l'ho già detto che sono molto fiera di te?» mi domandò mia madre. Alzai l'angolo della bocca e annuii. Fortunatamente, il mio cellulare squillò.
«È papà.» informai mamma. Lei, di risposta, roteò gli occhi scocciata. «Cosa vuole adesso?»
«Be', gli avevo parlato del colloquio.» risposi. Potevo sentire tutta la sua disapprovazione ma tutto quello che volevo in quel momento era rispondere a papà. E così accettai la chiamata.

«Pronto papà.» dissi. «Amore, come va? Tutto bene? Hai mangiato?» mi rispose pieno di entusiasmo e con voce gioiosa. Sentirlo mi faceva sempre sorridere. Questa volta non faceva eccezione. «Sí, papà, va tutto bene. Tu come stai?» chiesi un po' malinconica. Notai con la coda dell'occhio mamma ascoltare il nostro discorso con una punta di nervosismo.

«Tutto bene, amore. Qui a Dubai che sia notte o giorno si muore di caldo.» mi informò. «Mi manchi tanto.» gli dissi. «Anche tu. Ma non ti ho chiamato per piangere. Allora, com'è andato il colloquio?» mi chiese anche lui entusiasta. Mentire a papà era ancora peggio che mentire a mamma. Perché lui probabilmente mi avrebbe capita ma non avrebbe potuto tenere nascosta una verità così grossa. Nonostante tutto, papà voleva ancora tanto bene alla mamma.

«Tutto bene, papà. Inizio oggi.» mentii. Accennò un fievole sorriso. «Sei sicura che è quello che vuoi fare nella tua vita?» Rimasi interdetta. Effettivamente, non ci avevo mai pensato seriamente. Nel senso, io pensavo solo a compiacere mia madre. Ma pensare di farlo per il resto della mia vita... Forse era un po' troppo.
Ma nonostante ciò...

«Certo papà.» dissi con un enorme e falso sorriso. E lui non parve crederci più di tanto. D'un tratto, mi venne sfilato via il telefono dalle mani. «Smettila di manipolare mia figlia.» gracchiò mia madre. Sentii papà sospirare.
«È anche mia figlia, Isabella.» le ricordò mio padre arreso. Prima che potessero riprendere a litigare, afferrai il telefono dalle mani di mia madre.

«È stato gentile da parte tua chiamare papà. Ma adesso devo proprio andare. Ci sentiamo dopo, d'accordo? Mhua.» E chiusi la chiamata. Mia madre si portò le mani sui fianchi. «Che sfacciato! Chiamare per cercare di farti fare quello che vuole fare lui. Assurdo.» commentò lei. Sarebbe stato inutile contraddirla. Lei aveva ragione. Sempre e comunque. Perciò, mi limitai a non replicare e cercare di mettere nello stomaco qualcos'altro.

«Non hai mangiato molto.» mi fece notare mamma accompagnandomi poi alla porta. Quel giorno mi ero vestita molto più comoda. La borsa era quella del giorno precedente ma mi ero messa dei jeans e una camicia rosata. E le scarpe...
Le scarpe era delle bellissime scarpe da ginnastica.

«Secondo me dovresti vestirti più elegante.» insistette mia madre. «Mamma, davvero, non ce n'è bisogno.» tentai di convincerla nuovamente. Strinse le labbra ma alla fine ci rinunciò.
«Allora buona fortuna.» mi augurò. Le diedi un bacio sulla guancia e uscii di casa. Quel giorno decisi di prendere la macchina di mia madre poiché la mia era ancora in riparazione.

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