Le persone della Nuova Zelanda hanno la reputazione di essere particolarmente accoglienti ai visitatori.Leigh
Dopo aver passato un viaggio intero senza rivolgergli la parola, io e Alastair scendemmo dalla macchina.
Non sapevo con precisione dove fossimo. Il luogo era deserto fatta eccezione per qualche albero sparso qua e là e una strada disserrata.
Io mi diedi una mossa e camminai senza neanche aspettarlo. Non avevo idea di dove volesse portarmi ma non riuscivo a sopportare la sua vicinanza. Quella chiamata in macchina mi aveva completamente terrorizzata.
Cosa avrei dovuto fare?
In realtà, una risposta l'avevo. Era quello che avevo sempre voluto ma, per qualche motivo, il solo pensiero mi faceva venire l'amaro in bocca. E io sapevo che era per colpa di un paio di occhi verdi e taglienti.
Mi sentii d'un tratto tirarmi per i capelli e quello mi portò a fermarmi.
«Angioletto dove vai così di fretta?» Storsi la bocca imbronciata mentre Alastair faceva saettare gli occhi sul mio viso in cerca di risposte. Ma io ero brava a mentire. Forse anche troppo. Perché, alla fine, finivo per mentire a me stessa.
«Non ti voglio vicino.» ammisi. Nei suoi occhi vidi passare una fitta di dolore. Ed era vero, quello che avevo detto. Ma non per il motivo per cui pensava lui. La sua espressione passò ad essere irritata.
«Be', mi dispiace per te, ma dovrai sopportarmi per tutta la giornata.» sibilò per poi lasciarmi andare. Gli lanciai un'occhiata alla quale rispose ignorandomi completamente. Sbuffai e lui cominciò a camminare. Questa volta, lo seguii.
Sentivo cantare qualche uccellino tra i rami degli alberi e in lontananza riuscii a scorgere un edificio piuttosto modesto.
«Chi era quello?» chiese Alastair calciando un sasso con le mani nelle tasche e il viso basso.Mi accigliai. «Lui chi?»
Strinse le labbra in una linea sottile. «Quello con i capelli rossi. Chi se no? Idiota.» commentò sottovoce. Passai dall'essere arrabbiata con lui a sentirmi improvvisamente in colpa. Si stava per prendere un pugno solo per difendermi.E, poi, non gli avevo neanche dato nessuna spiegazione. Però, parlare di Julien mi faceva venire i brividi.
«Era un mio vecchio compagno di scuola.» spiegai neutra. Sollevò gli occhi su di me incitandomi a continuare.
Sospirai. «Era uno dei bulletti che terrorizzava tutti. Io, più che altro, lo ignoravo. Ma lui non ignorava me. Più di una volta mi aveva proposto di uscire con lui. Io avevo sempre rifiutato. Lui e i suoi amici avevano la nomina di immischiarsi in guai piuttosto... illegali.»Alastair rimase in silenzio assimilando le mie parole.
«Una volta, hanno dato fuoco ai capelli di un ragazzo che avevano preso di mira. Questa è solo una delle tanti voci che giravano su di loro ma non mi sorprenderei, sinceramente.»Avevo perso di vista Julien per tanti anni. Pensavo addirittura si fosse trasferito da qualche altra parte. E ritrovarmelo di fronte, così all'improvviso, mi aveva lasciato piuttosto scioccata. Julien non era un tipo raccomandabile. Tutti avrebbero dovuto stargli alla larga.
«Se ti dà fastidio, dimmelo. Vieni da me. Capito?», il suo era un ordine. Nonostante non mi guardasse in faccia, riuscii ad avvertire in lui tutto il rancore che cercava di celare. Un brivido mi passò lungo la spina dorsale. Capii che i miei tentativi di farmi odiare non stavano sortendo l'effetto che desideravo.
Volevo che mi odiasse. Con tutta me stessa. Perché poi sarebbe stato più facile per lui. Ma io ero un disastro. Un disastro a farmi amare nel modo giusto. E a farmi odiare nel modo sbagliato.

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Kairos
Storie d'amoreLeigh è una ragazza di origini maori, suo padre le ha insegnato tutto riguardo la sua tradizione sin da quando era una bambina. Ma, frutto di un matrimonio travagliato, Leigh ha vissuto con una madre che si è sempre opposta alle sue tradizioni. Obbl...