Pozzo senza fondo

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Il momento peggiore era l'angolo.
Perché era vuoto, freddo.
E mi sentivo soffocare.

Alastair

Avevo imparato a riconoscere i passi.
Sapevo distinguere la rotazione delle chiavi all'interno del chiavistello prima ancora di vedere di chi si trattasse.

Ero un bambino, ma ero più acuto e attento di chiunque altro. Dovevo rimanere buono nella mia stanza. Soprattutto quando sentivo fuori dalla porta quei passi.

I suoi passi.

E pregavo con tutte le mie forze che non entrasse mai. Tremavo ogni volta che lo faceva. Ogni volta che tornava a casa mi sentivo il petto schiacciato da un grosso macigno.

Ma io dovevo proteggere mia madre. E mia sorella. Perché guai a far arrabbiare papà. Lo avevo imparato a mie spese. Ogni volta che rincasava mi rassicuravo di chiudere mia sorella in una stanza.

Non doveva vedere. Non doveva sentire.

Era meglio così per lei che era ancora così piccola. Mamma, invece, era sempre stata troppo terrorizzata per poter anche solo tentare di difendersi in qualche modo.

Ero io che mi contrapponevo tra lei e lui. Lui era il mostro. Era accecato da una rabbia cieca. Tornava sempre a casa con quell'espressione furibonda addosso. E io tremavo sempre.

Non mi piacevano i rumori improvvisi. Perché ogni volta che papà rientrava e si chiudeva la porta alle spalle, si udiva un tonfo che faceva accapponare la pelle. E io, alla sola età di dieci anni, dovevo già provvedere alla mia famiglia.

A Haley e mamma.

«Perché mi chiudi sempre qui?» si lamentò mia sorella mentre la trascinavo nella sua stanza.
Lì sarebbe stata al sicuro. A lui non interessava lei. In realtà, a lui non interessavo neanche io.
A lui interessava mamma.

«Shh. Non fare rumore. Sta per tornare.» le mormorai. Lei mi guardò con gli occhi che gli traboccavano di dubbio.
«E tu come lo sai?» mi chiese con la sua vocina minuta.

Un brivido mi passò lungo la schiena.
«Lo sento.»
Haley continuò ad osservarmi corrucciata. Lei non sapeva niente. Non avrebbe mai dovuto sapere. Dovevo tenerla più lontana possibile da papà. Perché i mostri ti vengono a trovare.

E non importa se tu sia principessa o goblin.
Il mostro ti schiaccerà come una formica.

Le lasciai in mano un tablet con dei cartoni già pre impostati ad alto volume. Così Haley si distraeva e non avrebbe sentito niente. Volevo che lei continuasse a vivere nel suo mondo innocente. Volevo che lei vivesse l'infanzia che io non avevo mai potuto avere.

Perché, da quando ne avevo memoria, non ricevevo caramelle o regali al mio compleanno. Ma solo lividi e disillusioni. E avevo capito che se l'amore non poteva essere dato da un genitore allora non era poi tutto questo granché.

Ed era una condanna per me, che ne provavo così tanto.

Chiusi in camera mia sorella sotto il suo sguardo di disapprovazione. Presi la chiave e la segregai lì dentro. Immaginavo mi odiasse ogni volta che lo facevo. Ma era meglio così. Non avrei sopportato di coinvolgerla in quell'uragano di sconsolazione e avvilimento.

Andai da mia madre. Da qualche tempo aveva cominciato a strofinare ininterrottamente delle monete su dei fogli di carta. Non capivo esattamente cosa facesse. Sapevo solo che aveva cominciato a farlo sempre più spesso.

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