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la notte non passa più, continuo alla figura di merda fatta con i ragazzi e al micio sperduto e solo quanto me, ancora senza un nome, è seduto su una sedia del tavolo nascosto, o meglio, crede di essere nascosto, intanto faccio dei biscotti per i ragazzi e per il loro aiuto, non saprei che altro fare, copio la ricetta da internet, non ho alcuna capacità nel cucinare, mangio sempre male infatti, sperando li possano apprezzare.

provo ad andare a dormire, portando con me il gatto, che è davvero piccolino, e provo a farlo dormire con me, nonostante non si fidi, non ha mangiato niente di quello che gli davo, si dovrà ancora ambientare, e io non ne so assolutamente niente di gatti, lo tengo lì, sulla mia pancia, e mi scalda un pochino, non dormirò niente sta notte, lo so, la passerò così, a guardare il gatto e a cercare di non farlo spaventare, non importa la mia stanchezza, tanto domani non lavoro.

di fatti la mattina mi sveglio tardi, così tardi che era pomeriggio e il gatto non era su di me, mi alzo preoccupata, ma lo ritrovo che beve dalla ciotola che gli avevo lasciato in cucina. sembrava essersi ripreso un pochino, non pranzo, avrei forse dovuto fare colazione, prendo il telefono e inizio a farmi i cazzi miei, ad un certo punto sento qualcuno che urla "gattara!"era la voce di un ragazzo, seguito da altre voci maschili che urlavano la stessa parola, e li mi ricordo, dovevo beccarmi con i ragazzi di ieri sera, ma ero in pigiama e in condizioni ancora più pietosi rispetto a quelle di ieri sera, non posso farli aspettare, metto la giacca frettolosamente, mi lego in capelli in una coda terribile e gli anfibi, che quelli stanno bene con tutto, scendo, erano lì, ma non erano più in tre come la sera precedente, ma bensì in 6 "eccola qui" il ragazzo con i capelli ricci mi saluta, anche la sera prima mi era sembrato un po'strano, tipo tutto fatto, o comunque un po' sbandato, tutti si girano a guardarmi, volevo morire, erano in tanti, e io da sola, in condizioni pietose, completamente ghiacciata davanti a loro, non pensavo di ritrovarmi in questa situazione "ciao ragazzi" eccomi qua, probabilmente tutta rossa in viso, e non per il freddo, sotto alla giacca avevo il pigiama e basta, neanche il reggiseno, mi sorridono tutti e sei, come se avessero visto la madonna "dov'è il micio?" parla il ragazzo di ieri sera, alto, magro e completamente rasato, "è su che dorme, ma perché siete di più di ieri? ero così rincoglionita che non vi ho visto tutti?" ridono tutti e sei "nono, eravamo tre ieri sera, non eri del tutto rincoglionita" "allora andiamo" esclama il ragazzo con i capelli biondi cenere e lunghi "dove?" non me ne sarei andata in giro conciata in quelle condizioni "a prendere le cose" quali cose? mi uccido, non sapevo quali fossero i piani, avrei forse dovuto chiedere prima di cacciarmi in questa situazione "pensavo dovessimo fare qualcosa tipo in zona, io sono in pigiama in realtà" smettono tutti di camminare e si girano a guardarmi "mi sono svegliata da poco" sembravano tutti scandalizzati "scusami, ma è natale oggi, non ti sei fatta bella? non hai aperto i regali e fatto un mega pranzo?" era il ragazzo con i capelli neri "è natale?" è vero, era natale, e me ne ero completamente scordata tra una cosa e l'altra, sentivo su di me i loro sguardi, abbastanza perplessi, avevano ragione, mi ero dimenticata del natale. "non hai festeggiato?" ora era il ragazzo della mostra che mi parlava era di fianco a me, e parlava a bassa voce, quasi sembrava preoccupato, "ma magari non è nella sua religione il natale" era di nuovo il ragazzo riccio "sisi, ma vivendo da sola mi è passato un attimo di mente" non sembravano ancora molto convinti "allora facciamo così, lo festeggi con noi sto pomeriggio" da quello che dicevano si capiva subito chi era l'estroverso del gruppo, infatti era di nuovo il ragazzo con i capelli neri "allora facciamo una cosa, se mi date un po' di tempo io risalgo a prepararmi e poi andiamo dove volete, ci sta?" si guardano tra di loro per confrontarsi "ti diamo 20 minuti" non ce la farò mai, inizio a salire di fretta, mocassini, collant bianchi, gonna nero e maglione nero, cappotto, fiocco rosso nei capelli, i soliti gioielli, borsa rossa abbinata al fiocco, e trucco leggero, come al solito, profumo e via. mentre uscivo mi ricordo dei biscotti che avevo preparato di notte per i ragazzi, li impacchetto velocemente, saluto il gatto che dormiva ancora, ed esco. mai preparata più in fretta di così. "eccomi, sono stata nei tempi?" scoppiano a ridere tutti e sei, chissà cosa avevo detto di così divertente "si, sei stata bravissima" mi sapeva proprio di presa in giro "tenete" do al ragazzo della mostra il sacchettino con i biscotti "sono pochi, perché pensavo si presentassero solo i tre di ieri sera, ma nel giro di una notte vi siete moltiplicati" guardavano il sacchettino con i biscotti come se ci fosse dentro l'oro, iniziano a mangiarli senza fare troppi complimenti "bella la forma" vero, erano a forma di cuore, che è l'unico stampino che ho "sono buoni" il ragazzo della mostra è estremamente gentile, oppure sono scema io che trovo della gentilezza in tutti "grazie" erano tutti gentili "ma scusa" se ne esce il ragazzo dai capelli neri "come ti chiami?" vero, non sapevano il mio nome, e io non sapevo i loro "anya, voi invece..?" "come anya taylor" il ragazzo con i capelli neri mi aveva già prosciugata abbastanza, perché parla così tanto "noi siamo i bunker 44!" esclama il ragazzo con i capelli ricci della sera precedenza, ma che cazzo vuol dire "no vabbè non ascoltarli" il ragazzo con i capelli lunghi color biondo cenere era proprio il mio tipo ideale "io sono fares" che cazzo di nome è, quello con i capelli neri finalmente dice qualcosa di utile "io faster" il riccio della sera prima si chiama jackson, invece il suo amico rasato erin, e quello che non mi aveva ancora rivolto la parola, ma sembrava coglione tanto quanto loro caph, rimaneva il ragazzo della mostra, che non sembrava interessato all' argomento, "lui è piccolo" seconda cosa intelligente che dice faster "non sono i nostri veri nomi, sono nomi d'arte" piccolo mi da una motivazione quasi valida a questi nomi pietosi "quindi, oggi è natale, non hai festeggiato, però dobbiamo aiutarti con le robe del gatto, e in tutto ciò hai anche preparato dei biscotti buonissimi" erin fa un breve riassunto della giornata, quindi inizio a seguirli con piccolo che caminava al mio fianco e gli altri davanti a noi, che continuavano a parlare e a fare gli idioti "scusali, in realtà sono bravi e anche abbastanza simpatici" sorrido, non avevo bisogno di spiegazioni, mi andava già bene così la situazione.

mi portano in un negozio di animali, stranamente aperto a natale, "ringrazia piccolo, perché questa è una delle sue conoscenze" mi dice di nascosto caph, mi fa abbastanza ridere come cosa, il proprietario del negozio inizia a parlarmi e a spiegarmi le cose per il gatto, tutte le cose da prendere, le visite, e come occuparmi di lui "come si chiama?" non lo so "come me!" esclama faster "no, come me" questo era jackson "invece si chiama come me" controbatte caph "non ho ancora deciso, pensavo di chiamarlo neve, perché l'ho trovato nella neve, è banale vero? poi non è nemmeno bianco" il silenzio totale "si è banale" la voce di fares mi arriva dritta al cuore, tipo un pugno, ma anche erin tira un pugno a fares "no in realtà non lo so, ci devo pensare".

erano passate un po' di ore da quando mi ero svegliata, e io non avevo ancora mangiato niente, ero stanca, affamata e affaticata, per non dimenticare quanto freddo avessi preso la sera precedente e ormai era di nuovo buio "devo tornare a casa" dico a bassa voce, piccolo mi sente e si gira a guardarmi "ti sta aspettando la tua famiglia?" la domanda del secolo "non ne ho una, ho già detto che vivo da sola" cala il silenzio tra me e lui, un po' imbarazzante, "allora anya, vieni con noi sta sera?" jackson mi stava invitando non so dove "no, meglio che torni a casa, ma grazie, poi devo preparare le valigie, che tra due giorni parto per lavoro" un po' delusi, ma nessuno fa storie, ho fame, sono davvero stanca e debole, sento che mi cedono le gambe a camminare ancora, "sei pallida" dice piccolo "lo sono sempre" "sembri come ieri sera, stai bene?" devo tornare a casa e mangiare e riposarmi, stare male di nuovo di fronte a loro sarebbe davvero il degrado più totale, come se lo facessi apposta "sono stanca" "vuoi fermarti un attimo?" se mi fermo non riparto più "nono, tranquillo, sto bene" come non detto, mi cedono le gambe e quasi cado, riesce a prendermi, non dico niente, non riesco a dire niente, sono esausta, non mangio da ieri a pranzo, e ho dormito poco sta notte, non posso essere così debole solo per questo "ci fermiamo ragazzi" sento piccolo che ferma gli altri, e faster che lo aiuta a tirarmi su "siamo quasi arrivati, ce la fai?" annuisco e riprendo a camminare, riesco ad arrivare sotto casa, circondata da loro sei, come se fossero i miei bodyguard.

il silenzio totale "io vado, grazie mille per oggi" "ti accompagno su" non oso dirgli di no, non dovrei fidarmi troppo, ma non sto bene per rispondergli e per negare di avere bisogno, saluto i ragazzi, e inizio a salire, seguita da piccolo, pronto ad aiutarmi.
"non ti conviene entrare però" gli dico "è un casino assurdo" non gli interessava troppo "ti accompagno fino a dentro, non mi importa".

"io ti invito anche ad entrare, ma non scandalizzarti" "prometto" appena apro la porta mi ritrovo il gatto seduto ad aspettarmi, che miagola e si avvicina subito a piccolo che lo prende in braccio "facciamo una cosa" mi dice "mangiamo un po' insieme e poi me ne vado" no. non mi piace mangiare. non mi piace mangiare davanti agli altri. soprattutto se sono persone che non conosco "non è necessario, vai con i tuoi amici, posso cavarmela da sola" "cucino io" insisteva "vai a casa" "no, poi domani leggo sul giornale che una ragazza è morta il giorno di natale" "non morirò mica" "invece si. siediti che cucino" non credo sia in grado di cucinare, sopratutto in una cucina dove non c'è cibo, perché non mangio mai a casa, e cucino raramente. mi siedo e aspetto che il ragazzo strano cucini qualcosa.

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