al mio risveglio ero da sola nel letto, anzi, ero da sola in stanza, inizio a cercarlo un po' ovunque, nel bagno, sul terrazzino, in corridoio, ma lui non c'era.
non aveva lasciato biglietti o messaggi, era scomparso nel nulla, magari era stato chiamato di fretta da qualcuno e se ne era dovuto andare?evito di chiedere al personale dell'hotel per non destare sospetti, e cerco anche di non farmi troppe paranoie, sicuramente si sarebbe fatto risentire a breve.
preparo le valigie e ritorno a casa, la prima cosa che faccio è andare a prendere neve dalla mia collega, mi era mancata tantissimo.
appena tornata realizzo che disordine avevo lasciato e che sarei dovuta andare a prendere i fiori tra un paio di giorni poiché gli altri erano appassiti.passavano le ore, ma ancora nessuna notizia, avrei forse dovuto scrivergli prima io? era comunque lui quello che era scomparso nel nulla, magari era impegnato, non volevo disturbarlo, aspetterò ancora.
però aveva promesso che non sarebbe più sparito come le volta scorsa...fa nulla, cercherò di non pensarci ugualmente, inizio a sistemare tutto di nuovo, e organizzarmi le prossime settimane, sarei dovuta tornare in negozio.
i giorni passavano, ma ancora niente, non vedevo più nessuno di loro in giro, non avevo avuto il coraggio di scrivergli, avevo però anche il numero di pietro, avrei potuto contattare lui, ma dall'insicurezza decido di evitare anche lui.
dopo qualche settimana però, iniziavano a farsi sentire le paranoie. avevo sbagliato io? non avrei forse dovuto fargli vedere quelle cose o raccontargli ciò che mi era successo? mi dovevo comportare in maniera diversa? non gli piacevo? voleva solo usarmi? ho esagerato? cos'è andato storto? a me sembrava andasse tutto bene, sembrava potesse esserci un minimo di interesse, forse mi ero illusa, avevo immaginato troppo, mi ero spinta oltre nel mio cervello e ora ero rimasta delusa, schiacciata a terra solo dai miei pensieri, mi odiavo davvero, avevo sbagliato tutto, per una volta che sarebbe potuto andare bene qualcosa ho rovinato tutto.era ciò che pensavo nella maggior parte dei casi, ogni qualvolta mi trovassi da sola con i miei pensieri non pensavo ad altro, che idiota, che mi ero fidata e illusa che a qualcuno potesse andare bene com'ero, che qualcuno sarebbe rimasto al mio fianco nonostante tutto, invece no, la solita storia che si ripete sempre nella mia vita.
settimane dopo settimane, e io ero di nuovo completamente sola, avrei potuto scrivergli o chiamarlo, ma perché non lo ha fatto prima lui? ormai non importava più, stavo iniziando a mettermi il cuore in pace anche se era complicato, avrei preferito una spiegazione, ma andava bene così, non si può pretendere troppo e non potevo di certo aspettarmi che una persona vivesse le situazioni come le vivo io.
ormai erano passati mesi, avevo legato di più con le mie colleghe e stavamo iniziando a diventare un po' amiche, mi sentivo meno sola, stava arrivando l'estate, un po' di caldo e di sole non mi avrebbero fatto male, era più piacevole svegliarsi alla mattina e andare a lavoro, con la fine dell'inverno sbocciavano fiori nuovi e che mi piacevano maggiormente rispetto a quelli invernali, potevo scambiarli e sceglierne di diversi.
era ormai maggio, un sabato mattina, mi stavo dirigendo in negozio dopo aver preso la colazione per le mie tre colleghe quando mi arriva una chiamata da una di loro "dimmi ambra, sto arrivando" era probabilmente la persona più ansiosa che avessi conosciuto, qualunque cosa succedesse doveva chiamarmi impanicata, aveva paura di sbagliare e finire nei guai, la sento in sottofondo "è il capo, quindi chiedo a lei cosa fare così siamo a posto" si stava rivolgendo ai clienti, odiavo quando dicevano ai clienti che ero il capo, poi si illudevano che potessi fare magie, ma ero effettivamente il capo del negozio, e la figlia non figlia dei proprietari dell'azienda, ma non era importante "ho bisogno di chiederti se si può fare una cosa" mi dice al telefono "se mi dai qualche minuto, parcheggio e salgo in negozio, così vediamo insieme" non le do tempo di rispondermi che le chiudo la chiamata in faccia, faccio tutto di fretta e salgo in negozio senza sapere che cosa mi aspettasse, entro senza farci troppo caso, saluto ambra e vado nel retro ad appoggiare le cose e a prepararmi, appena mi avvicino al bancone noto effettivamente quello che stava succedendo, erano lì, tutti e 6 più ghera, che guardavano me e ambra, faccio finta di niente, e loro pure "che succede ambri?" stava mordendo dall' ansia, inizia a spiegarmi tutto in modo confuso, stava facendo venire angoscia anche a me.
"vai piano, tranquilla, adesso la troviamo una soluzione" non avevo ancora capito quale fosse il problema, ma le dicevo queste parole nella speranza si calmasse davvero "quindi sei il capo qui?" era la voce di jackson, non pensavo mi avrebbero parlato, ma poteva anche essere una semplice domanda cliente-commessa "diciamo di sì" gli rispondo sorridendo, dopo una decina di minuti riesco a capire il problema, la cassa mezza bloccata per colpa della transazione enorme, era un problema piuttosto facile da risolvere: fare più transazioni.
"possiamo chiederti anche qualche sconto in più, dato che sei il capo" questo era ghera, con che coraggio mi chiedevano queste cose "non ho tutti questi poteri" sentivo i loro sguardi addosso mentre io e ambra lavoravamo e preparavamo le cose che avevano scelto i ragazzi "dai non essere antipatica" andrea forse doveva starsene zitto "no davvero, non posso" in realtà avrei potuto benissimo, ma ero abbastanza arrabbiata con loro, quindi avrei portato rancore fino alla fine "dovresti, è un po' che non ti fai vedere in giro" andrea continuava, aveva deciso di non chiudere la bocca, la frase che aveva detto mi aveva messo a disagio e aveva fatto aprire la bocca anche ad ambra, che il suo livello di ansia era uguale a quello della sua curiosità "li conosci?" mi chiede ridacchiando e guardandomi con i suoi occhi enormi "certo che ci conosce" commenta caph, cazzo ma non stanno mai zitti nei momenti meno opportuni? "allora fagli lo sconto" continua ambra, la fulmino con lo sguardo "vedi, lo dice anche lei" aggiunge ghera, sto zitta, non me la sentivo proprio di arrabbiarmi o litigare con qualcuno, non se lo meritavano, non volevo essere arrabbiata, non ne avevo motivo, dovevo esserlo solo con duccio, che era lì, in disparte, in silenzio, che mi guardava con i suoi soliti occhi dolci, quello si che mi mandava in bestia, "va bene" cedo, e faccio fare ad ambra qualche sconto minimo per far felice tutti e sperare se ne andassero in pace.
"io dovrei fare un altro regalo" era duccio che mi stava parlando "vai tu" dico ad ambra, non avrei voluto aiutarlo io e arrabbiarmi, ma ambra era troppo presa a parlare con i ragazzi, quindi, l'ho dovuto aiutare io, doveva prendere il regalo per una ragazza, aveva scelto alla fine una collana con una pietra verde, sarebbe piaciuta moltissimo anche a me da ricevere in regalo, ma non volevo restarci troppo male, magari era per un'amica o una parente, non potevo saperlo "hai anche i bigliettini? voglio scriverle qualcosa di carino" gliene passo uno cercando di non dare l'impressione di stare morendo dentro per una collana e un bigliettino con su qualche frase carina, ma forse avevo fallito dagli sguardi che mi stavano arrivando da parte degli altri ragazzi, chissà che espressione avevo fatto.

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fiori e demoni
FanfictionAnya, 21 anni, si ritrova a vivere in una nuova città a lei sconosciuta e lontana, in seguito ad una relazione disastrosa. un nuovo inizio, senza conoscere nessuno, ma solo con la sua piccola passione per le arti e per il suo lavoro di commessa e ha...