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nevica. tutto è grigio, uno dei miei pochi giorni liberi fa schifo. ed è freddo. non avendo di meglio da fare avevo intenzione di andare alla mostra d'arte di quel pittore sconosciuto.
prevedevo una giornata triste, da sola in un museo, uno dei tanti pomeriggi passati così.

la mostra era piccola, ed era praticamente vuota, suddivisa in più sale con qualche quadro qua e là, organizzata e distribuita in modo perfetto, tutto al dettaglio, sfortuna però, che l'artista fosse sconosciuto, uno stile artistico piuttosto moderno e alternativo, niente di che.
nella mia stessa sala c'erano due ragazze più o meno della mia età, e un ragazzo, seduto sulla poltrona posizionata in un angolo della sala, lui sembrava poco interessato ai quadri, ma più alle ragazze presenti, chissà cosa voleva, andare ad una mostra, sederti in una sala e guardare le persone, chissà quale lato artistico ci trovava, studiava forse i comportamenti delle persone? non mi interessava.

tra un quadro e l'altro sentivo che mi osservava e che osservava chiunque entrasse e uscisse, era strano, capelli rossi tinti, abbigliamento alternativo, catene, borchie e accessori particolari, uno stile che di certo non si vede ovunque. ero completamente in soggezione, maledetta la mia voglia di mettere le gonne quando esco, non solo avevo freddo, ma ora pure un tipo strano mi sta fissando. i brividi.

per andare nella sala successiva dovevo per forza passare di fianco a lui, e ammetto che non mi allettava troppo come cosa, ma facendo finta di niente ci vado, ma non faccio in tempo a fare un passo in più che "ei" era lui. mi giro e lo guardo, mi lascia un foglietto in mano, uno di quei volantini che servono per lasciare le recensioni tipo "se ti va puoi lascialo all'uscita, nella scatola a forma di casetta" prendo il foglietto "ma ora si lasciano le recensioni alle mostre? mai fatto" eravamo uno più perplesso dell'altro, nessuno diceva niente, ci guardavamo, anche il suo viso, proprio come il suo stile era particolare. "non sei di qua vero?" "si, vivo in un paesino qui a fianco" volevo tagliarla corto e andarmene "sei nuova di qui? non ti ho mai vista prima" non demorde, devo rispondergli per non sembrare scortese "si, sono qui da pochi mesi, per lavoro" nel mentre dico queste parole mi squilla il telefono, era l'agenzia per la quale faccio da hand model, che figura di merda, tra tutte le cose, mi suona il telefono in mezzo ad una mostra "ciao, dimmi" "ciao anya, volevo dirti che dal 27 al 29 dicembre un cliente ti ha scelta per fare delle sponsorizzazioni a sanremo" non comprendevo bene la situazione, "devo andare a sanremo?" "si, per uno shooting, per promuovere il festival" evviva cazzo, per promuovere il festival che odio, e dovevo pure andare fino là, "ora non posso parlare, mandami una mail con tutte le informazioni, poi ci risentiamo" chiudo la chiamata, con poco interesse, riprendo a guardare il ragazzo, che non aveva smesso di osservarmi e di ascoltare la conversazione per un secondo "e che lavoro faresti?" ancora che andava avanti a parlare "la commessa" "mh, di dove sei? il tuo accento non sembra proprio quello toscano" "non lo è".
non ho più niente da dirgli, ho già parlato troppo, me ne vado senza più dargli retta, con quel foglio tra le mani e un senso quasi di inadeguatezza a quel posto.

esco di fretta dalla mostra, non finisco di vedere le opere restanti, non mi interessava, non riesco a capire cosa mi stia succedendo. nevica ancora. forse la neve mi aiuterà a raffreddarmi e a calmarmi.

fiori e demoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora