alla fine decido di accettare la proposta di andrea e vado a bere qualcosa con lui prima di entrare al lavoro, nel locale lui non c'era ancora, decido comunque di sedermi e aspettare, forse ero in anticipo, mi aveva comunque detto non troppo presto, ma chissà che concezione aveva lui di non troppo presto.
resto lì seduta a leggere per qualche minuto, quando poi lo vedo entrare insieme a pietro, ma non riuscivano mai a stare separati? che nervoso.
"so che dovevo venire da solo, ma se non venivi e restavo da solo qui sembravo un idiota" che motivazione valida, ma molto da lui, "fa nulla" gli dico, si siedono uno di fianco all'altro, entrambi di fronte a me, ordiamo le cose, ma nessuno osa iniziare la conversazione "non ho molto tempo, o parlate, o me ne vado" esclamo ad un certo punto mentre sentivo la rabbia salirmi in corpo, si guardano un attimo e inizia a parlare andrea "in realtà duccio..." appena sento il nome mi alzo e mi fermo "se c'è qualcosa me lo dice lui" avrei voluto sapere davvero qualcosa, ma perché dovevano farlo i suoi amici? va bene, non l'avevo ascoltato la volta scorsa, ma non mi sembrava comunque una cosa coerente nei miei confronti, pietro mi fa segno di sedermi, era troppo paziente con me, decide allora di parlare lui "non è stato tanto bene" mi dice, e ci voleva così tanto per farmelo sapere? sospiro e mi risiedo "che è successo?" domando alla fine, mi ero arresa ad avere questo dialogo anche se poco mi importava e mi stava facendo innervosire "credo che a questo punto dovreste vedervi per chiarire" aggiunge andrea, non stavo davvero più capendo questa situazione "no grazie" gli rispondo "certo che anche te non collabori" definitivamente incazzata "non collaboro? oppure è sparito nel nulla? dopo aver visto ciò che non avrei mai far voluto vedere a nessuno? dopo che mi sono purtroppo fidata? e poi sono io che non collaboro, non me ne frega più un cazzo sinceramente, cosa ci devo fare eh, bastava lasciare un biglietto o mandarmi un messaggio, era davvero necessario sparire così? e se non voleva essere coinvolto nei cazzi miei bastava dirlo" non resisto e me ne vado, lasciando i ragazzi seduti alle mie spalle.
non collaboravo io adesso, dopo avergli fatto vedere e raccontato la mia parte più fragile è sparito nel nulla.
un fiore morto. ecco cos'ero per lui. finché non raccontavo e non vedeva niente ero fantastica, come un fiore appena sbocciato, ma appena ha visto qualche petalo secco che si staccava ha deciso di buttarmi via. avevo sbagliato io a dirgli quelle cose? mi ero fidata, mi era sembrata una persona ragionevole, che mi avrebbe accettata nonostante questa serie di imperfezioni, invece gli avevo fatto paura e non mi fidavo delle parole dei suoi amici. chissà cosa avevano in mente davvero questi ragazzi nei miei confronti.
passo la giornata arrabbiata e cercando di calmarmi, ripetendomi dentro la mia testa che anche lui non era la persona che pensavo fosse e che era ovvio sarebbe andata male, poiché nessuno vuole stare con una persona che sta male, con una persona debole e che sotto i vestiti sembra un mostro. l'idea di tutto ciò mi distruggeva, più di tutte le altre cose messe insieme.
ho reagito come una stronza menefreghista come se per notti e notti non abbia avuto incubi, non abbia sentito la sua mancanza e il mi cuore non si fosse sentito trafitto.
sarà che è il mio meccanismo di difesa fare la stronza, ma ormai che ci resta da fare?continuavo a non avere sue notizie, e nemmeno dei ragazzi, era nuovamente tornato tutto come prima, allora qual era stato il senso di tutto ciò? e perché continuavo a pensarci e rifletterci? non ce la facevo più.
il caldo si faceva sentire sempre di più, e neve aveva preso l'abitudine di andare a prendere il sole sul balcone e addormentarsi lì.
il pomeriggio, mentre ero a casa da lavoro la sento miagolare mentre era sul balcone, evento molto raro, non miagola mai, esco di corsa preoccupata e vedo semplicemente che sta guardando verso il basso mentre miagola, abbasso lo sguardo anche io per cercare di capire cosa la turbasse: c'era duccio. sotto il mio appartamento che guardava in su.
incrociamo gli sguardi da lontano e vedo che mi sorride un po' tristemente, prendo neve in braccio e faccio per rientrare in casa ignorandolo, ma sento che urla "fammi salire" sospiro e ritorno a guardarlo "ti do 5 minuti" rientro e gli apro il portone, in pochissimo tempo si catapulta in casa "senti ascoltami" inizia a parlare senza fermarsi, come se 5 minuti fossero troppi pochi, o come se non gliene avessi davvero dati di più se ne aveva bisogno.nonostante fossi ancora arrabbiata con lui e delusa dalla situazione decido di ascoltarlo lo stesso, dal modo in cui mi parlava sembrava stesse per morire, erano le parole più sincere che qualcuno mi potesse dire "senti, ho avuto paura, non voglio stare male di nuovo, non voglio far stare male te di nuovo, ho paura, ma se lo faccio almeno non ho gli incubi la notte e non mi manchi più, quindi resta solo la paura, ma mi fido di te, non sei quella cattiva, lo sono io, non facciamoci del male per favore, mai più, so che l'avevo detto anche la scorsa volta, ma te lo giuro, te lo giuro, perdonami" la sua voce si era spezzata completamente alla fine, e io sentivo come una pugnalata al cuore a vederlo così distrutto e con i sensi di colpa.
"ascoltami tu un attimo..." faccio per parlare ma mi prende il viso tra le mani e mi bacia con foga, come se stesse morendo senza.
si stacca alla improvviso e mi abbraccia, mi stringe fortissimo a se e ricambio, gli accarezzo i capelli "va bene, ti perdono" gli dico ridendo.

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fiori e demoni
FanfictionAnya, 21 anni, si ritrova a vivere in una nuova città a lei sconosciuta e lontana, in seguito ad una relazione disastrosa. un nuovo inizio, senza conoscere nessuno, ma solo con la sua piccola passione per le arti e per il suo lavoro di commessa e ha...