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la serata con i ragazzi procedeva bene, loro parlavano e mi raccontavano le loro storie, io ero lì che li ascoltavo, ero seduta per terra in mezzo a piccolo e erin con neve che dormiva per metà sulle mie gambe e l'altra metà su quelle di piccolo "si è ritrovato non solo con una casa, ma anche con due genitori" dice erin riferendosi al gatto

vero, che ridere, inutile dire che ero diventata tutta rossa e piccolo aveva fatto un sorriso un po' disagiato, nel mentre anche tutti gli altri si erano girati a guardarci, era ancora una volta una situazione strana.

"invece te non hai niente da raccontarci?" mi domanda fares "dipende cosa volete sapere" "non sappiamo nulla" controbatte caph "vero, quindi da dove parto?" la prima domanda arriva diretta da faster che non ci pensa troppo "mi fai fare un giro sulla tua macchina?"mi viene da sorridere "certo, ma sta sera sono venuta a piedi" sospira, "perché? che macchina hai?" mi domanda huda "BMW M4 F82 bianca, con interni personalizzati" si sente un "ohhh" comune provenire dai ragazzi "ti faccio fare un giro, ma guido io" ribatto a faster "e va bene" fa il finto scocciato "invece non hai amici?" domanda jackson "si li ho, ma non sono qui, sono rimasti a casa, su a como" "non siamo mai stati a como" esclama erin "io si" dicono all'unisono huda e fares "quindi il tuo accento è di lì?" chiede caph "se così lo vogliamo definire" sembrava si fossero placati con le domande, ma ad un certo punto huda mi fa una domanda "sei fidanzata?" la domanda mi devasta. completamente, devo dire che me l'aspettavo, è una di quelle classiche domande, ma a me destabilizza sempre, non rispondo subito a voce, ma faccio no con la testa, non mi usciva la voce, improvvisamente mi erano venuti i brividi lungo la schiena, sentivo freddo, ero paralizzata, come se fossi appena stata sorpresa a compiere qualche crimine, non sentivo più nulla di quello che mi succedeva attorno, vedevo tutto sfocato e nel mio cervello si passava una serie di immagini di ciò che era stata la mia ultima relazione, la ragione per la quale ero scappata dalla mia città e dalla mia vecchia vita. un disastro totale, mi sentivo soffocare.       vengo riportata alla realtà da piccolo, che mi aveva appoggiato una mano sulla spalla, mi giro a guardarlo, aveva una faccia perplessa, probabilmente non stava capendo, e io nemmeno "andiamo in bagno" mi dice huda, mi prende per mano e mi trascina in bagno con la sua amica, ludovica, ero stordita e spaesata "stai bene? è successo qualcosa mentre eravamo di la e non ce ne siamo accorte?" faccio di no con la testa, appena apro bocca per provare a parlare mi viene da vomitare.

erano passati dei mesi, eppure, a ripensarci solo un attimo mi ritrovavo così, con il cervello fuso e il corpo che non riesce a metabolizzare nemmeno il luogo in cui sono, huda mi teneva i capelli e mi accarezzava la schiena, mentre ludovica era andata dai ragazzi per dirgli che non stavo bene, ancora una volta sarò sembrata una pazza complessata, non sia mai che queste cose mi succedono mentre sono da sola. huda mi toglie il maglione per evitare di sporcarlo e perchè mi stava venendo caldo, sotto avevo una maglietta a maniche corte, come se non bastasse tutta questa situazione vede i segni sulle braccia, delle cicatrici procuratemi dal mio ex, erano poche, ma abbastanza visibili, non fa domande, ma sul suo viso si notava lo sgomento, come avrei mai potuto spiegarglielo? come avrei mai potuto spiegarlo a qualcuno? che ero stata così stupida e debole perchè innamorata, che mi lasciavo fare del male nel "nome dell'amore".

dopo pochi istanti piccolo ed erin si presentano in bagno, come supporto morale e fisico, appena entrano vedono una situazione a dir poco pietosa, io e huda sedute per terra, lei sconvolta e io che parevo un cadavere, erin porta via huda e io resto con piccolo, che non diceva nulla, mi guardava, ma non mi rivolgeva nessuno sguardo negativo, sembrava così dolce, era li, accanto a me, dopo aver visto le mie braccia, il mio vomito e aver probabilmente pensato che ero un mostro, si era seduto di fianco a me, "vuoi parlarne? riesci?" faccio no con la testa, non era sicuramente il luogo e il momento, appoggio la fronte sulla sua spalla e chiudo un attimo gli occhi, non mi toccava, non mi parlava, sentivo solo il suo respiro. dopo non so quanto tempo mi ero tranquillizzata, ero tornata in me, e lui era rimasto li senza farsi problemi e senza darmene a me.

non avevo alcun coraggio di tornare di la con gli altri, ero davvero estremamente  disagio, mi dispiaceva per le ragazze chi si erano viste quella scena, e per aver probabilmente rovinato la serata a tutti. guardo l'ora, si stava facendo tardi e io domani mattina ero di turno in gioielleria "prendo il gatto e vado" mi rivolgo a piccolo "ti accompagno" scuoto la testa "non c'è bisogno, ci metto pochissimo" "ti accompagno lo stesso" ribatte lui, va a prendere le cose, facendomi aspettare un attimo fuori dal bagno, appena torna iniziamo a dirigerci verso il mio appartamento "com'è il mare di inverno?" non pensavo mi avrebbe parlato, e non mi aspettavo di certo una domanda del genere "un po' cupo e nostalgico, che lo guardi e ti viene un po' il magone, e provi un senso di vuoto, ma non capisci perchè, però è anche stupendo, tranquillo, con delle onde che vanno e vengono senza essere intralciate o spezzate dalle persone, non mi piace il mare d'estate, non mi piace troppo l'acqua e il concetto di nuotare e fare il bagno al mare, ma in inverno mi fa un effetto completamente contrario" chissà che cazzo di risposta si aspettava da me, ma sicuramente non una del genere "dopo essere quasi morta sta sera riesci a dire ste cose?" mi domanda quasi perplesso, senza riprendere o parlare di quello che avevo detto sul mare, scoppio a ridere, e lui pure, finalmente i nostri sguardi si incrociano. nonostante fosse buio i suoi occhi riflettevano un po' la luce dei lampioni e quella della luna, erano stupendi, com'è che non ci avevo mai fatto caso? 

dopo non troppo tempo arriviamo davanti a casa, prendo il gatto e le sue cose, "grazie, sei un angelo" gli dico sorridendo, probabilmente sembravo un' idiota, "vai a dormire, ci sentiamo." 

salgo in casa, e appoggio neve sul divano, la giornata mi aveva procurato sentimenti contrastanti, cosa stava succedendo nella mia vita? cosa stava succedendo nel mio cervello? stava diventando tutto strano, tutto incomprensibile, sentivo che forse sarei potuta tornare ad essere una persona, un essere umano, qualcuno che forse forse, sotto sotto, si merita qualcosa di minimamente bello.

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