1. Nuove conoscenze

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Abigail

<<Abigaill, hai fatto? Siamo già in ritardo, ti sembra normale? È il tuo primo giorno di scuola!>> una voce che proviene dal piano terra riecheggiò in tutta la casa.

<<ci sono, solo un attimo mamma>> appena pronunciate queste parle sentii la porta di casa sbattere facendo saltare in aria per lo spavento.

Mia madre probabilmente mi stava aspettando in macchina sicuramente stanca di aspettarmi in continuazione.

Questa stupida uniforme è scomoda.

Scesi le scale e presi lo zaino, poi salii in macchina dove mia madre mi aspettava e mi accolse con un:
<<Alla buon ora!>> completamente ironico che mi fece come di impulso alzare gli occhi.

<<se solo in questa scuola non ci fossero state le uniformi allora non ci avrei messo così tanto>> poggiai una mano sul colletto cercando di allargarlo siccome in quel momento mi sentivo soffocare dentro quella camicetta bianca come la neve.

<<Almeno eviti di vestirti costantemente con quelle felpe e con quei pantaloni da maschiaccio>> Disse parcheggiando davanti alla scuola senza portare un minimo di rispetto verso i miei fantastici baggy e le mie felpe calde e comode che sicuramente non mi bloccavano la circolazione a differenze di questa uniforme.

Abbassai il finestrino sporco dalle feci dei piccioni, che ogni giorno colpivano la macchina di mia madre come mitragliatrici, per osservare meglio la suntuosa scuola in cui avrei trascorso l'ultimo anno di liceo.

Un giardino spazioso dell'erba verde smeraldo si espandere attorno a tutto l'istituto che, al posto di sembrare una scuola, pareva il castello della principessa Sissi.

<<Mamma, lo sai che non siamo discendenti della regina Elisabetta, riposi in pace tralaltro, perchè mi hai iscritta a questa scuola da figli di papà che ti dimezza lo stipendio?>> mi lamentai visibilmente a disagio dalla quantità immensa delle persone che si trovavano davanti a quella scuola.

<<Al posto di fare così esci dalla macchina, che sei in ritardo, e comunque vuol dire che ce la possiamo permettere>> senza pietà mia madre mi cacciò dalla sua auto senza darmi il diritto di parlare e in men che non si dica sfrecciò via verso casa lasciandomi da sola immezzo a questi ricconi.

Altro che figli di papà gli studenti qui, tutti nipoti di paperon de paperoni.

Ci fosse una ragazza, apparte me, che non avesse tre chili e mezzo di trucco sul viso, e come se non bastasse non sembrava trucco economico come quello che si prende in farmacia, o almeno, quello che io prendo in farmacia.

In oltre tutte le ragazze avevano dei bei liniamenti sul viso nessuna di queste aveva un solo chilo di troppo e questo mi faceva sentire completamente estranea a quell'ambiente.

Il desiderio di tornare a casa, chiudermi nella mia stanza sotto le coperte, aprire un libro e iniziare a leggere tranquillamente era tanta, ma il Teletrasporto purtroppo nel 2024 non è ancora stato inventato quindi mi toccava stare lì immezzo a quella miriade di gente uscita da Barbie land.

Feci ingresso nella scuola salendo i settecento e passa scalini dell'ingresso, ma dico, ma in questa scuola una persona in carrozzina come faceva? Supplicava i bidelli di essere portato sù?

Due file di armadietti coprivano i muri laterali del corridoio luminoso.

Se l'ingresso della scuola era pieno di persone, dentro l'istituto non c'era anima viva fino a quando un rumore assordante non mi trapanò un timpano facendomi saltare in aria e provocandomi il secondo infarto della giornata. Quel suono era impossibile da non distinguere, sto parlando di quella dannatissima campanella, utile solamente per segnare l'inizio della ricreazione e la fine della scuola.

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