Prologo.

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Sono morta?
È questa la mia fine?

Mi sto muovendo, in sottofondo un rumore, sembra quello di un motore.
Ho la testa pesante.

Provo a muovere gambe e braccia ma non ci riesco, mi sento così stanca.

Chiudo gli occhi, solo per un attimo.

Spinta in avanti sbatto contro qualcosa di duro, fa male ma riesco a riprendermi lentamente.

Tasto le pareti attorno a me.
Sono fredde, sotto di me è come se ci fosse la mochette.
Sembra che siano sempre più vicine, non c'è aria.

Il cuore sembra volermi scoppiare dentro al petto.

Colpisco alla rinfusa, grido “aiuto”.
Spingo e scalcio, rigirandomi da una parte all'altra fino a perdere il fiato ma è tutto inutile.

No, farsi prendere dal panico è inutile.

Devo ragionare.
Pensa Arya.

Che cos'è l'ultima cosa che ricordo?

Ero a casa con Noah ed era tutto tranquillo, fin troppo ora che ci penso.

Dei passi si avvicinano poi gli sportelli alle mie spalle sbattono.

Devo muovermi, se non lo faccio ora non avrò un'altra possibilità.

Una volta sentito lo scatto della serratura tutto accade in pochi attimi, calcio con tutte le mie forze.

Riesco a saltare fuori ma cado subito a terra, ho le gambe intorpidite.

Mi tira per i capelli trascinandomi.

Si siede su di me e mi tiene bloccata.
È pesante.

Cerco di colpirlo con pugni e schiaffi ma l'unica cosa che ottengo è avere le braccia bloccate sopra la testa.

Uno schiaffo mi colpisce sulla guancia, è così forte che le orecchie iniziano a fischiarmi, le lacrime mi annebbiano la vista.

Continuo a muovermi, riesco a liberare una mano dalla sua presa, agguanto un mucchio di terra e gliela scaglio con forza sugli occhi.

Ringhia furioso, mi libera portandosi le mani alla faccia.

Non si aspettava una reazione.
Lo shock mi dà il tempo di dargli un pugno allo stomaco e spingerlo via.

Provo ad alzarmi ma riesco solo a sollevarmi sulle ginocchia, sono troppo debole.

Proprio accanto a me c'è una pietra nascosta dall'erba.

La prendo.

Stringendola in mano riesco finalmente ad alzarmi.

Faccio qualche passo tremante che mi agguanta per la caviglia e cado a terra sbattendo la testa su qualcosa di tagliente.

Un dolore tremendo, pulsante al braccio mi fa urlare.
Sono disorientata.

Mi salta di nuovo addosso.

Le sue mani stavolta mi avvolgono la gola e stringe, forte.

« T-t-i p-r-ego » riesco a mormorare.

Non riprendo più aria, la testa mi gira. Davanti a me la sua faccia contratta dalla rabbia, i denti stretti, gli occhi cupi.
Sento il peso del sasso nella mia mano.

Nonostante il dolore alla spalla riesco a sollevare il braccio e colpirlo.
Una, due volte con le ultime forze che mi rimangono.

Allenta la presa sulla mia gola. Vedo la confusione nel suo sguardo poi i suoi occhi si rigirano, diventando completamente bianchi.

Sviene accasciandosi su di me.
Le mani ancora attorno al mio collo.

Urlo, piango cercando di spingerlo via da me.

Respiro di nuovo e mi trascino lontano, lasciandolo lì.

Non so come ma riesco a mettermi in piedi e scappare via.
Le ginocchia mi tremano ora che l'adrenalina sta scemando.
Ho la nausea e la testa mi gira, sento che il corpo vuole abbandonarmi.

Costretta a fermarmi mi accascio contro il primo tronco che mi trovo di fronte.
È buio pesto, l' odore della rugiada  si mischia a quello dell'erba fresca libera di crescere, alta e rigogliosa.
Il fruscio dei rami e il battito del mio cuore sono gli unici rumori che mi accompagnano.

Mi alzo a fatica, non so per quanto tempo cammino cercando appoggio sugli alberi che mi circondano.

Un alone di luce bianca compare davanti a me, in lontananza.
La vocina nella mia testa mi dice di seguirla.

Lo faccio, almeno sino a quando il corpo me lo permette.

Poi il buio.

Non si scappa dall'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora