Scendo dal taxi e mi ritrovo davanti alla casa che ho lasciato dieci anni fa, ho giurato che non sarei più tornato.
Tutto è come lo ricordavo.
Il prato verde curato, circonda il vialetto in cemento, la villa a due piani.
Le aiuole di begonie che decorano la veranda, i fiori preferiti della mamma.L'ansia mi attanaglia la bocca dello stomaco al pensiero che tra pochi minuti rivedrò i miei genitori.
Avrei bisogno di un whisky, magari doppio ma mi dovrò accontentare di una sigaretta.
La accendo e né aspiro il fumo profondamente, ributtandolo fuori in uno sbuffo frustrato.È un caldo pomeriggio di primavera, ma sono fortunato, guardandomi intorno non vedo nessun vicino ficcanaso che possa vedermi.
Spengo la sigaretta sulla suola degli anfibi e nascondo la cicca dietro un'aiuola.Sorrido tra me e me.
Se la mamma lo scoprisse dovrei sorbirmi una delle sue ramanzine infinite e, diciamo che non sarebbe l'accoglienza migliore.
Mi faccio coraggio e salgo i gradini che portano all'ingresso.
La mano mi trema.
D'istinto metto la mano sopra la maniglia ma ci ripenso e suono il campanello.
Non voglio spaventarli presentandomi all'improvviso in quello che ormai è il loro salotto.
La porta si apre e mia madre è qui, davanti a me.
Sgrana gli occhi, si appoggia allo stipite.
Non è come la donna dei miei ricordi.
I suoi occhi azzurri, brillanti ora sono tristi, vuoti.In uno stato catatonico.
È pomeriggio inoltrato e indossa una vecchia tuta.
I capelli ritirati in una crocchia spettinata, attraversati da qualche ciocca grigia.Dopo qualche attimo di stupore la stringo tra le braccia, ma le si irrigidisce.
Le sue braccia sono ferme lungo i fianchi.
Mi costringo a staccarmi da lei per osservarla.« Mamma » cerco di richiamare la sua attenzione, ma mi guarda a malapena in faccia.
Si scosta da me trattenendo un singhiozzo e si allontana salendo le scale.Papà prende il suo posto davanti a me, anche lui ha lo sguardo triste, rassegnato.
Gli occhi segnati da profonde occhiaie nere, la barba incolta.
Con un sorriso finto, appena accennato mi abbraccia.« Ian, sono felice e... Sorpreso che tu sia qui » afferma facendomi accomodare all'ingresso.
« Mi dispiace per la mamma. Come vedi non sta bene » dice voltandosi a guardare le scale per qualche attimo.Raggiungiamo la cucina dove mi accomodo su uno degli sgabelli dell'isola centrale, nel mio posto.
Ècosì strano essere di nuovo qui.Nulla è mutato nell'arredamento.
Sfioro il piano in marmo ripensando ai bei momenti passati qui con la mamma.Questo era il suo regno.
Stava sempre qui, a cucinare con la radio accesa al massimo del volume.
Papà invece passava il suo tempo libero sulla poltrona a guardare lo sport in tv.
Ora invece è tutto così silenzioso. Così cupo.Guardo mio padre che con lo sguardo perso osserva oltre la finestra che dà fuori, nel giardino sul retro.
Se ci andassi troverei ancora il cancelletto che comunica con la casa accanto? No.
Non posso.
Mi rifiuto di pensare a lei.
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Non si scappa dall'amore
Chick-LitQuali segreti si nascondono in una tranquilla cittadina ai piedi degli Appalachi? Omicidi irrisolti. Scomparse misteriose che nessuno osa spiegare. Un uomo torna a casa, ma è davvero per scoprire la verità? Ian, eterno cuore solitario, ritorna a Eve...