Capitolo 8. Ian

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Dieci anni prima

Quella bimbetta lagnosa mi ha davvero sorpreso stavolta e non in senso buono cazzo.

Quando torno a casa per le vacanze faccio di tutto per evitarla e di solito ci riesco.
Faccio finta che non esista, gli lancio occhiate sprezzanti quando la becco a fissarmi o anche solo se tenta di rivolgersi a me.
Lo avrei fatto anche quest'estate se solo non l'avessi trovata avvinghiata addosso a mio fratello sul divano del salotto.

È stato davvero un bentornato.

Ora sarò costretto a sopportarli.
Per tre lunghi mesi dovrò stare a guardarli baciarsi, ridere insieme.
Sono disgustosamente felici e sorridenti.
Tutte le volte che me li ritrovo davanti lei sorride raggiante e lo guarda come se lui fosse il sole.
Non riesco a capire il perché, ma mi fa imbestialire.

Il sangue mi ribolle e tutte le volte mi costringo ad allontanarmi, quando avrei solo voglia di spaccare la faccia al mio caro fratellino che mi guarda tronfio mentre la stringe a sé.

Ho provato a dire a papà che sono preoccupato per questa storia, ma non ha voluto nemmeno starmi a sentire.
Se n'è andato appena ho aperto bocca, scuotendo la testa infastidito.

La vedono come un cucciolo abbandonato da salvare, non per la piccola sanguisuga che è in realtà.

Ecco perché ora mi trovo seduto sulle gradinate della mia vecchia scuola.
Il più lontano possibile dal gruppetto di leccaculo che gli gira sempre attorno, venerandolo.

Non credo proprio che andrà come spero, ma devo pur provarci. Non posso partire sapendo che staranno insieme.

Mio fratello sbuca fuori dagli spogliatoi una ventina di minuti dopo, mi nota subito seduto con una gamba accavallata sull'altra.
Un punto nero in un mare di verde.
«

Che ci fai qui? »

Chiede scocciato, a pochi metri di distanza da me.
Non vuole che stia qui, non vuole che i suoi amici sappiano.

Non vuole essere messo in imbarazzo da me.

Strano come cambiano le cose in un paio d'anni, prima ero io a non voler essere messo in imbarazzo dal mio fratellino mezzo scemo.

« Ciao fratellone, da quanto tempo! Come va? »
Ribatto sorridente ma non funziona.

Non ha mai funzionato.
Mi odia, mi ha sempre odiato e non l'ha mai nascosto.

Vuole essere sempre perfetto, il migliore, ma sappiamo entrambi che non sarà mai meglio di me e diciamo che a me piace ricordarglielo ad ogni occasione.
Non proprio un rapporto tra fratelli idilliaco, i nostri poveri genitori hanno provato di tutto per farci andare d'accordo, dalla condivisione dei giocattoli quando eravamo bambini, al farci fare lo stesso sport al liceo, ma niente ha mai funzionato.
Facciamo di tutto una gara e indovinate chi è quello che vince sempre.


Alza gli occhi al cielo, sempre più irritato.
« Te lo ripeto. Che cosa vuoi? »

« Ok ok » sbuffo.
Arriviamo dritti al punto.
« Sono qui per parlare di Arya. »


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