Capitolo 9. Noah

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Dieci anni prima


La litigata con Ian è l'ennesima prova dei suoi sentimenti per lei.
Ho sempre sospettato che ci fosse qualcosa, vedevo come la guardava di nascosto, si assicurava sempre di non essere notato.
Il suo punto debole, il suo tallone d'Achille è la persona che più disprezza, ma la cosa più buffa è che nessuno dei due lo sa, non se ne rendono conto.
Si guardano a vicenda, ma restano a distanza.

Io ho dovuto aspettare per anni il momento giusto per dichiararmi a lei.
Anni a reprimere quello che provavo, ad essere solo un amico, la spalla su cui piangere.
Ora che è mia, che mi ha dato il suo primo bacio, che si fida di me non permetterò a quello stronzo di portarmela via.

Sono innamorato di lei dalle elementari.
Era il suo primo giorno di scuola, sua madre l'aveva scaricata davanti al cancello e se n'era andata, lasciandola lì in lacrime.
Mi sono avvicinato a lei e le ho preso la mano, all'inizio si è allontanata poi quando ha capito che ero io ha incrociato le dita con le mie, con un sorriso sdentato, pieno di speranza che mi ha incantato.
I miei pensieri si sono spenti, all'improvviso non c'era più confusione dentro la mia testa, ma solo il silenzio, la pace.
Da allora non ho più lasciato la sua mano.
Ho avuto altre ragazze e si, Ian ha ragione, potrei avere chiunque, ma nessuno mi fa provare quello che sento per lei.

Oggi ho deciso di andare via prima dagli allenamenti per farle una sorpresa, andrò a prenderla al lago.
Ultimamente la sto un po' trascurando e con mio fratello in giro voglio tenerla più vicina possibile.
Lontana da lui.

Torno prima a casa per una doccia e un saluto veloce a mamma.
Esco allegro e rilassato, in vista del pomeriggio che mi aspetta, ma all'ultima curva prima della strada sterrata il mio umore cambia.
Inchiodo all'improvviso.

L'auto di Ian è parcheggiata sul margine della strada.
Quello stronzo.

A lui nemmeno interessa stare con lei, vuole solo dimostrare di essere migliore di me per alimentare il suo ego.

È sempre perfetto e non deve neanche sforzarsi per esserlo come devo fare io.
No, fa tutto quello che vuole, quando vuole.
Ma non stavolta, fratello.
Lascio l'auto dietro la sua e mi avvicino a piedi nascondendomi tra i cespugli.

Sono seduti sul pontile, così vicini che le loro braccia si sfiorano.
Si sorridono a vicenda come grandi amici.
Devo andare via, prima di perdere la ragione e ammazzarlo di botte.

Ho sbagliato a sottovalutarlo, ma non farò lo stesso errore. Stavolta dovrò essere più furbo e giocare d'astuzia.
Provocarlo così l'altra volta a quanto pare ha solo peggiorato le cose, peccato perché è stato molto divertente vederlo perdere il controllo. Peccato che questo l'abbia fatto avvicinare ancora di più.

Lei è la mia Arya e sta cercando di portarmela via, non posso permetterlo.
È l'unica cosa bella della mia vita.
Non potrà mai averla.
Nessuno potrà mai.
Ho passato il suo primo anno del liceo a minacciare e pestare i ragazzi che cercavano di avvicinarla.
Questa volta dovrò solo fare un po' di più.

Una volta tornato a casa corro in camera e mi chiudo dentro, sbattendomi la porta alle spalle.
Le scrivo un messaggio:
Piccola ho finito prima.
Ho una sorpresa per te.
Ho deciso che non le dirò di averla vista con lui, sono certo che non ne parlerà per non turbarmi.
Arya è buona, troppo ingenua per capire che la vuole solo usare, non vuole essere suo amico. Ma io la proteggerò e farò in modo che non accada mai più.
Ci vuole una separazione netta.
Deve allontanarsi, per sempre da lei, da tutti noi.
Mi siedo alla mia scrivania, accendo il pc.
Cerco di ragionare su un modo per farli allontanare senza fare ricadere la colpa su di me. Se sapesse a che punto arriverei per lei, si spaventerebbe e scaperebbe via da me.

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