"Non so cosa mi piace di te, ma mi piace un sacco".
8 anni prima.
Aprii il mio zaino ed iniziai a posizionare sul banco tutto l'occorrente che mi sarebbe servito per affrontare le prossime sei ore della mia giornata. Il mio astuccio, un quadernone, il diario e la mia borraccia d'acqua. Sistemai tutto in modo maniacale. Prima il diario e poi l'astuccio al di sopra di esso, di fianco la borraccia d'acqua. Il quaderno al centro del banco. Banco che avevo appena sostituito. Senza nemmeno un valido motivo tra l'altro.
Ormai non sedevo più all'ultimo banco della fila centrale, ma a quello della fila destra. La sedia al mio fianco era ancora vuota, visto che la persona che si sarebbe dovuto sedere lì non si era ancora degnata di entrare in classe. O magari ero stata io ad entrarci fin troppo presto, visto che la campanella ancora non era suonata e persino la professoressa che ci avrebbe seguito nelle prime due ore non era presente. Ma a me piaceva essere sempre puntuale, se non in anticipo.
Non sopportavo di essere l'ultima ad entrare in classe ed essere costretta ad avere gli sguardi fissi su di me, nonostante quest'ultimi non mi avessero mai spaventato. Ma questo non capitava solo a scuola. La puntualità era un qualcosa che faceva parte della mia quotidianità.
Pretendevo da me stessa una cosa che al genere umano non apparteneva: la perfezione. Non solo esternamente ma anche internamente. Non volevo essere solo l'illusione di un film, un qualcosa di troppo bello per essere vero. Io ero vera, ed mi impegnavo ogni giorno per essere una cosa troppo bella da avere. E si, il mondo non girava intorno a me. Essere nata in una delle famiglie più ricche e imponenti di uno dei luoghi più ricchi e lussuosi presenti al mondo, non significava che potessi tenere il pianeta in una mano e muovere i fili a mio piacimento. Ma, come diceva il buon - forse non tanto buon - vecchi Jafar: "O sei l'uomo più potente di tutti o non sei nessuno".
Certo, non ero un uomo, e non sarei mai stata in grado di scavalcare nobili, leader religiosi o politici. Ma, dando una qualche modifica a ciò che diceva Jafar, potevo indubbiamente comportarmi come se il mondo fosse mio.
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Ora siamo l'inverso || Charles Leclerc
RomanceVanessa Virginia Delacroix non è la principessa di Monaco, ma tende a comportarsi da tale. Vestiti Chanel, colazione a Le Cafè de Paris, autista personale.. Una figlia di papà. Peccato però che, dopo l'acquisto del liceo monegasco da parte del padre...