10) «Vanessa mi hai baciato!»

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"La decisione di baciare per primi è la più cruciale in ogni storia d'amore".

8 anni prima.

Il compito era andato bene. Molto bene. Era stato il compito che aveva ricevuto il voto più alto tra tutti gli altri. Oltre al compito anche tutte le mattine avevano iniziato ad andare bene. Il perché? Perché avevo un nuovo compagno di banco, che non faceva altro che alleggerire le mie giornate. E quel compagno di banco era lo stesso ragazzo che proprio in quel momento si stava avvicinando a me con un sorrisetto sulle labbra. I primi bottoni della camicia al di fuori della asole, le maniche arrotolate che mettevano in bella mostra le sue vene in rilievo.

«Buonasera signorina» poggiò gli avambracci sul bancone della discoteca e si sporse in avanti «Che cosa le porto?».

«Un Long Island senza succo di limone e con doppio sciroppo di zucchero». Cercai di stare al gioco e di mantenermi altezzosa sotto il suo sguardo, nonostante nell'ultima settimana non avessi fatto altro che squagliarmi ogni volta che rimaneva a guardarmi qualche secondo di troppo.

«É il suo preferito?». Annuii.

«Glielo preparo immediatamente». Mi lanciò un occhiolino e smisi di stare al gioco immediatamente. Mi aveva appena colpita e affondata con il movimento di un occhio. Si voltò, dandomi le spalle e iniziò a prendere man mano tutti gli ingredienti. Era la seconda volta che me lo preparava, nonostante non fosse l'addetto ai cocktail. La prima volta l'avevo dovuto minacciare, ora potevo dire che era stato molto più facile.

«Che carino» sentii borbottare alla mia destra dopo una manciata di secondi. Con la coda dell'occhio notai delle ragazze - tre - prendere posto sugli sgabelli liberi. Tutte e tre indossavano vestitini corti, fin troppo stretti e scollati. Non che io indossassi qualcosa di diverso. Il vero problema in verità era la direzione che avrebbero potuto prendere gli occhi di Charles.

«Che belle mani che ha». Incurvai le sopracciglia e mi morsi le labbra frustrata. Gli stavano lasciando troppi commenti positivi. La mia frustrazione aumentò nel momento in cui il monegasco si voltò verso di me, poggiandomi il bicchiere sul bancone, senza riuscire a nascondere un ghigno divertito. Afferrai il bicchiere e lo guardai di traverso, ma lui non sembrò farci caso più di tanto.

«Scusaci». La voce stridula di una delle tre ragazze, quella mora e dal seno più grande, richiamo l'attenzione del barista. Ed anche la mia. «Potresti prepararci dei cocktail?».

«Arrivo subito» le sorrise il mio compagno di banco, e non contento le lanciò anche un occhiolino.

«Credevo non fossi l'addetto ai cocktail». Il fastidio era evidente nel mio tono di voce, e forse fu proprio ciò che lo fece sorridere ancora di più. Appoggiò ancora una volta gli avambracci sul bancone e si sporse in avanti, verso il mio orecchio, in modo che potessi sentire solo io: «Diciamo che ci divento volentieri questa sera».

Ora siamo l'inverso || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora