28- His princess

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A a r o n
🤍

Roma è una boccata d'aria fresca. È come tornare a respirare dopo un periodo infinito di apnea. Riesce a smuovetti qualcosa dentro, e forse, ad aggiustare qualcos'altro.

Un po' come Evangeline.

Entra in punta di piedi nella tua vita, e senza farsi sentire ti analizza, trova ferite e crea cicatrici soltanto guardandoti, parlandoti, capendoti come nessun altro ha mai saputo fare.

«Due caffè macchiati, uno con panna, grazie.» con due bicchieri di Starbucks stretti fra le mani, ed immerso nelle stradine rustiche, mi ritrovo a sorridere da solo, ricomponendomi solo alla vista di dei passanti.

Di fianco a me, Will mi sorride sghembo, con l'intento di farmi innervosire di prima mattina.

«Cosa pensi stia facendo Matt?» mi domanda, assumendo ora un espressione seria.

Io scrollo le spalle, emettendo un sospiro «Non lo so, ma spero non combini cazzate.» lui annuisce alle mie parole, ma continua ad essere pensieroso.

«Dai, Will.» gli do una leggera spallata, che lo fa finalmente sorridere. «È che sono preoccupato. Ho uno strano presentimento.»

«Non so spiegartelo, Aaron. È come se..» sospira, tirando un morso alla sua ciambella.

«Stesse per accadere qualcosa.» termino la frase al suo posto, e quando annuisce frettolosamente, mi rendo conto di averci preso in pieno.

«Però non pensiamoci, o ci rovineremo l'ultimo giorno.» ribatte poi, aprendomi la porta dell'albergo.

«Ci vediamo qui fra..» guarda l'orologio, e ci mette qualche secondo in più del dovuto a finire la frase. «Trenta minuti, scherzo, quarantacinque.»

Lo vedo sfrecciare sulle scale con la sua busta zeppa di biscotti stretta fra le mani e mentre le porte dell'ascensore si chiudono lo intravedo in procinto di inciampare agli ultimi gradini.

A passo lento, mi dirigo verso la porta della camera e lascio strisciare la tessera magnetica collegata alla serratura.

Chiudo silenziosamente la porta alle mie spalle e sospiro rassegnato quando noto il letto vuoto.

Ma che cazzo

«Eva?» la richiamo, e non ricevendo alcuna risposta, mi allarmo.

Poggio i caffè e le due fette di torta sulla piccola scrivania ed inizio a gironzolare per la camera, perdendo un battito ogni volta che lasciavo una stanza a mani vuote.

«Porca puttana,» sussurro, sedendomi sul letto ad occhi sbarrati.

Nella mia testa cominciano a susseguirsi un milione di scenari differenti, e nessuno di questi è positivo.

E se l'avessero rapita per colpa mia?

Sento la serratura scattare, e afferro una gruccia per vestiti dall'armadio, a mo'di arma.

«Aar-» la voce di Evangeline mi impedisce di lanciare quell'affare verso la porta, e quando la vedo con in mano due sacchetti bianchi, mi lascio cadere sul materasso.

Burning Love- Burning Series Vol 1.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora