35- Invisible String

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"All along there was some
Invisible string
Tying you to me?
Ooh
A string that pulled me
Out of all the wrong arms right into that dive bar
Something wrapped all of my past mistakes in barbed wire
Chains around my demons, wool to brave the seasons
One single thread of gold tied me to you"

ℰ𝓋𝒶

Edimburgo è soprannominata La città delle ombre. Quando pensi alle leggende che si celano fra i mattoni delle antiche chiese, quando ti soffermi ad ascoltare i sussurri degli spifferi fra le pareti degli edifici provi quel senso di inquietudine, quella sensazione di guardarti alle spalle pur essendo circondata da miliardi di persone.

Per molti, Edimburgo è questo. Ombra, Segreto, Silenzio. Tanto silenzio da essere insopportabile.

Penso che quest'aria scura sia stata a spingermi a fuggire da qui, a rifugiarmi a Londra, una dimensione totalmente a parte. I colori sgargianti degli autobus stonano con il monocromatico della vita qui.

Ma Edimburgo non è solo questo: Edimburgo è la mia casa sin da quando sono bambina. Custodisce i miei ricordi belli e brutti, come se fossero in una teca di vetro indistruttibile. Che nonostante la pioggia, la grandine ed i fulmini, rimane intatta.

C'è un solo momento dell'anno in cui questa città si riempie di colore, vita, suono: L'autunno rappresenta, per quanto ossimoro il concetto sia, una rinascita per la città.
Le foglie rosse sfumate arancio colorano i bordi delle strade, dando l'impressione di una striscia di vita e vegetazione.

«Ti senti bene?» Aaron mi posa una mano sulla spalla, facendomi sobbalzare visibilmente.

«Si, dove sono gli altri?» con stretta in mano la mia valigia, mi guardo intorno alla ricerca di volti familiari. Ma le strade per me sono infestate da fantasmi.

Fantasmi che mi sorridono, che mi salutano. Non sono veri spiriti, ma di loro aleggia solo un ricordo sbiadito.

«Questa città mi mette i brividi.» , mi prende la mano e si guarda intorno, «È come essere in un perenne Halloween.»

«Benvenuto ad Edimburgo!» esclamo, rintracciando con lo sguardo alcuni volti familiari.

«Tesoro!» Marie Grant, una donna paffutella sulla cinquantina mi viene incontro con un sorriso stampato in volto. «Da quanto tempo non ti vedevo!» mi stringe in un abbraccio caloroso, che ricambio senza esitazione.

Il profumo di Shortbreads , dei biscotti al burro tipici di queste zone mi inebria le narici, e per un momento sono dinuovo una bambina, troppo bassa per arrivare al bancone che aveva bisogno dello sgabello per pagare il conto.

La stessa bambina che voleva condividere i suoi biscotti con degli amici che non aveva.
La stessa bambina che li offriva anche a chi non la degnava di una singola attenzione.

Una bambina che avrebbe pagato per essere come tutte le altre.

«Non passo molto spesso di qui, in effetti.» racconto, mentre lei sposta lo sguardo da me ad Aaron. «E tu chi sei? Non sei di qui.»

«Aaron, piacere di conoscerla.» lui le porge la mano, che Marie stringe affettuosamente, «Londinese?» , alla sua domanda lui annuisce, mentre le pupille della donna difronte a me si dilatano leggermente.

Burning Love- Burning Series Vol 1.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora