Sembrava aver raggiunto tutto una certa stabilità.
Lui si puntava la sveglia e andava a svegliare Maia, le faceva compagnia mentre studiava tra una risata e l'altra, la aiutava per quanto poteva, pranzavano e poi si riposavano, riprendeva a studiare, magari facevano un giro e li vedevo di sfuggita a prendere un gelato, poi tornavano, magari guardavano un film e poi si addormentavano, lui aspettava che lei dormisse per prendere e tornare a casa al freddo della notte, solo con la sua luna, e tutte le sere, tutte le sante sere guardava la luna per poi raccontarmela una volta rientrato.
Sembrava andare tutto bene però qualcosa non tornava, qualcosa lo turbava, era sempre pensieroso e assente quasi come si muovesse in automatico dopo che aveva fatto quel discorso a Maia.
E poi...
E poi il destino stesso si scomodò per mettere mano alle nostre vite e per farlo gli bastò un gesto semplice come rompere il suo bracciale, così lui lo portò subito in gioielleria per farlo riparare.
Tornando a casa lo vedevo irrequieto, sapevo quanto teneva a quel bracciale e cosa significava per lui, entrando vide sulla scrivania l'invito al compleanno di Selene e si ricordò che doveva avvertirla che non sarebbe andato perché lo stesso giorno lo festeggiava Mira e dato che doveva uscire comunque di casa perciò avrebbe dovuto necessariamente passare del tempo lontano da Maia, sfruttò l'occasione, così decise di scriverle per incontrarla e dirglielo di persona e quel messaggio cambiò per sempre il corso delle nostre vite.
Quando andai al lavoro lui stava ancora dormendo e quando rincasai era già uscito e contendo per lui decisi di fare lo stesso e chiamai Mira.
Dovevamo uscire per il primo pomeriggio ma lei è sempre in ritardo mostruoso e quindi aspettai l'ora prefissata per iniziare a pensare di prepararmi e dato che persisteva mi avviai per casa sua a piedi dato che doveva guidare lei.
Arrivai e come sempre in quella casa c'era una magnifica baraonda di persone in simultaneo ritardo che correvano su e giù.
Mi venne ad aprire Maia che visibilmente appena sveglia si pose poche domande su perché fossi li e tornò a dormire sul divano.
Mira finalmente pronta mi spinse praticamente fuori di casa, mi lanciò la borsa e si fiondò in auto.
Andammo a fare le solite tappe nascoste per darle l'opportunità di fumare una sigaretta senza essere scoperta.
Se ne stava li appoggiata alla portiera con il finestrino abbassato che fumava e guardava la vallata annoiata.
Poi sospinta da un soffio di vento prese e mi tirò la borsa, di scatto accese la macchina e andammo a fare un giro, solo per farci accarezzare dal vento, io con la mano fuori dal finestrino che tagliavo l'aria, lei con i suoi occhiali da sole giganteschi che ricordava una diva degli anni 90.
Avrei potuto passarci un'altra estate intera in quella macchina con lei, ridevamo e assaporavamo ogni attimo dell' avere solo e già 20 anni, dove tutto è così grande, così tragico e poi basta un refolo di brezza a ricordarti quanto sei piccolo nel mondo.
Ma arcadia è piccola e prima o poi finisci tutte le strade.
Era lì stravaccato sul divano con Selene affianco che rideva di gusto con un sorriso che nasceva dal cuore.
E li aveva visti anche Mira senza neanche girarsi quasi a non voler far capire che li aveva visti, non suonò, non si fermò, ma li aveva visti.
Poi senza commentare tornammo a casa senza ripassare dal bar dove c'erano loro.
Sapevo che quello sarebbe stato l'inizio di qualcosa ma non potevo fare niente, ora mai li aveva visti, non potevo neanche prepararmi perché non avevo idea di come lo avrebbe preso Maia, non sono Naos potevo solo aspettare.
Quando lui tornò aveva di nuovo il suo bracciale, quel suo mezzo sorriso che gli balenava sul lato sinistro e quando tolse gli occhiali da sole vidi gli occhi brillanti di quella scintilla che aveva perso da tempo, in quello sguardo ho intravisto la felicità.
Si era sistemato, si era in profumato e vestito anche bene aveva una maglietta rossa e un paio di jeans su scarpe bianche, sembrava il suo solito outfit, eppure, era diverso perché era diverso lui, era leggero, era sereno.
Come se niente fosse si cambiò e andò da Maia e dopo che si era addormentata tornò come sempre.
Maia non aveva detto niente ma lo sapeva apparentemente sembrava che quell'appuntamento non portasse a niente, ed era così, perché le conseguenze arrivarono il giorno dopo.
All'ora di pranzo lui si svegliò e andò da lei e Maia era tenera come non l'aveva mai vista, aveva tante piccole attenzioni che non aveva mai mostrato di poter avere, ma non con lui, con nessuno.
Lo imboccava, lo coccolava in ogni modo le venisse in mente e lui però se n'era già andato.
"Stanotte ti ho sognato sai" disse lei.
Lui si sistemò in modo da dedicarle quanta più concentrazione possibile, si mise sul divano a gambe piegate, le mani raccolte e le diede il permesso di raccontare.
"Ero inseguita da un ombra, qualcuno che mi voleva fare del male e avevo paura e scappavo, davanti a me c'erano porte che aprivo e dietro ogni porta un'altra poi ad un certo punto dietro una porta la strada si divaricava in due grandi scalinate poggiate sul nulla e in cima c'erano Francesca e Elena, io però guardo avanti e trovo un altra strada e dietro questa porta c'eri tu, io poi proseguivo ma tu rimanevi li e affrontavi l'ombra e vincevi, poi mi sono svegliata"
Finita la storia lui si sedette compiaciuto sul divano, lei si faceva lo scrupolo di chiedere e lui aveva vergogna a dirlo ma alla fine le disse il senso del sogno:" Eri inseguita da qualcosa di oscuro che non riuscivi a capire, quindi, non eri inseguita da un aspetto specifico ma da un'idea, la tua più grande paura è avere paura, era la paura stessa ad inseguirti e le porte davanti a te erano le scelte, gli ostacoli, era una grande metafora della vita stessa.
Elena e Francesca su una scalinata rappresentavano le tue amiche e la sensazione di dover scegliere una di loro ma alla fine sono uguali, infatti erano sullo stesso piano, parallele e opposte ma simmetriche quindi sbagliate entrambe per te e infatti hai preferito andare avanti e aprire un'altra porta senza di loro"
Si fermò per un secondo a fissare il vuoto dritto davanti a lui, lei sdraiata sull'altro divano non disse niente e il loro silenzio velava l'ovvio, quindi sarebbe potuta finire li, ma forse il suo disturbo ossessivo, forse il volersi accertare che le arrivasse il messaggio che stava urlando a se stessa, finì.
"Poi ci sono io che arrivo inaspettatamente e combatto la paura e ti salvo, quindi, sai che io sono qui per salvarti e sei sicura che lo farò sempre permettendoti di andare avanti".
Lei non disse niente e lui nemmeno.
Maia doveva andare con il padre quel giorno e lui non vedeva l'ora.
Quando arrivò il momento uscirono assieme di casa e lui tornò a cambiarsi e farsi bello, stava uscendo di nuovo con Selene e aveva calcolato tutto, sapeva che Maia aveva un impegno e sapeva che sarebbe tornata tardi, aveva organizzato tutto perfettamente.
Uscì e questa volta si guardò bene dallo sparire.
Io vagai per Arcadia in cerca di qualcuno con cui passare il tempo e non lo vidi mai, era completamente sparito, Mira faceva avanti e indietro con la macchina e neanche lei vide nulla.
Ma se avesse avuto intenzione di passare la sera con Selene, avrebbe dovuto cenare ad un certo punto e appena uscì allo scoperto passò Mira.
"Cavolo, è passata Mira, ma che fanno ? Ci seguono ? dici che ci ha visto ?"
Naos rilassato sulla sedia sorrise e prese il suo telefono, lo posò sul tavolo davanti a lui e disse: "Sicuramente ci ha visto e ora te lo dimostro"
Arrivò un messaggio di Maia: "Dove sei ?"
Lui iniziò a ridere e Selene ne rimase quasi intimorita.
"Sono al bar in fondo alla via"
"Con chi sei ?"
Ah, quanto avrebbe voluto mentire a quella domanda, ma non poteva, "ho incontrato Selene e ci siamo presi una cosa da bere".
Non ebbe più risposta, sapeva che comunque quella sera avrebbe dovuto affrontare la cosa ma non gli importava, mise via il telefono e si godette ciò che restava della serata.
"Ma ti ha scritto dopo neanche un minuto dopo che è passata la sorella"
"Per questo oggi ce ne siamo andati per la parte antica di Arcadia a passeggiare, perché non volevo scocciature e non volevo alimentare lo sport preferito di questo paesino, le chiacchiere, ma non ti preoccupare, non mi importa"
In qualche modo la tranquillizzò e ora poté girare per la via centrale ora mai era svelato.
Passeggiarono, chiacchierarono e si salutarono presto.
Per lui iniziava la serata solo ora.
Andò da Maia e si preparò per la notte in camera con Maia e Mira era in territorio nemico senza alleati e per quanto Maia cercasse di ignorare la cosa, Mira affrontò l'elefante nella stanza.
"Che ci facevi con Selene oggi?"
"Un semplice giro e l'ho incontrata così parlando ci siamo fermati al bar"
"Allora ti piace, altro che <<chi se ne frega>>"
"Ieri l'ho incontrata quando sono andato a prendere il bracciale, mi sono trovato bene quindi oggi dato che l'ho incontrata mi sono fermato"
Spudorato bugiardo.
Aveva materializzato lui stesso ciò che voleva evitare, le voci, era alla mercé della gente ignara e iniziò una frenetica accesa e vivace disputa in quanto ora toccava a Maia: "Perché mi hai detto una bugia?"
"Non ti ho detto una bugia"
"Ti ho chiesto dove eri e non mi hai setto che eri con lei"
"Tu mi hai chiesto dove ero e dove ero ti ho risposto, dove è la bugia?"
"Di solito mi dici tu con chi sei, non serve che te lo chieda io"
"Se io ti chiedo il tuo piatto preferito è perché voglio sapere il tuo piatto preferito, non perché mi aspetto tu mi dica il tuo colore preferito, mi hai chiesto dove ero e ti ho risposto, poi mi hai chiesto con chi e te l'ho detto, se non avessi voluto dirtelo ti avrei detto una bugia"
"Non avresti potuto dire una bugia perché Mira ti ha visto e ha visto lei"
"Allora perché mi hai fatto quelle domande per messaggio se sapevi già tutto?"
"Per vedere cosa rispondevi"
"E ti ho risposto con la verità"
...
Ero sconcertato dalla fermezza con cui mentiva.
Guardava dritto negli occhi la persona più importante della sua vita che aveva il coltello dalla parte del manico, eppure, riusciva ad avere il sangue freddo di mentire in maniera così credibile, sempre con la risposta pronta, ma probabilmente nella sua mente c'era già stata più volte quella conversazione, probabilmente era pronto a tutto oppure non gli importava.
Il giorno dopo Maia tornò da scuola con il mal di testa e Naos era li come sempre ad aspettarla e assecondarla qualunque cosa lei avesse scelto di fare, il mal di testa di lei era però sposante così si sdraiò sul divano poggiando la testa sulle gambe, lui la accarezzo per farla rilassare, si stava godendo quel momento di immenso affetto.
Lei con gli occhi chiusi prese la sua mano e se la mise in fronte lui la assecondò felice.
Ogni tanto capitavano quelle cose che mi facevano e ci facevano dubitare che lui fosse umano causa delle quali me lo chiedo ancora ora e quel giorno ciò che riuscì a fare andò oltre le capacità umane.
"Come va il mal di testa" le chiese lui dopo qualche minuto.
"È passato rispose lei serena"
Lui tolse la mano solo per una manciata di secondi e lei: "Mi sta tornando il mal di testa, rimetti la mano".
Quante volte ne ho parlato anche con lui di questo evento, lui mi diceva semplicemente che Maia è una ragazza estremamente sensibile che attraverso la sua emotività influenza in maniera brutale il corpo stesso, un esempio era il ciclo che spariva, quindi, lui non faceva niente se non esserci, rassicurarla con un gesto che le facesse capire che lui è li, che andrà tutto bene e lei si convince che andrà tutto bene, si tranquillizza e guarisce da sola, una sorta di effetto placebo.
Ciò che non può spiegare nemmeno lui è ciò che accadde poco dopo quella sera.
Passato il mal di testa era ora mai ora di cena, così mangiarono e lui ad un certo punto si bloccò con lo sguardo dritto davanti a sé che puntava il vuoto, rinvenne dicendo di aver avuto un déjà-vu e sapevamo cosa significava.
Maia agitata indagò: "Chi riguarda?"
"Te", disse lui a metà tra ansia e tranquillità.
"Quanti ne hai avuti fino ad ora?"
"Questo è il terzo"
"Quando sono tre prima dell'evento cosa vuol dire?" Chiese lei sapendo già la risposta.
"Vuol dire che accadrà qualcosa di catastrofico che riguarda te"
"Quando ?"
"Non lo so, presto".
Maia sperimentò per un momento quel senso di inerme impotenza difronte all'inevitabile che privava lui, sensazione che non poté gestire quindi iniziò a iperventilare e in preda ad un violento attacco d'ansia scappiò in stanza.
Lui la seguì.
"Naos ho paura, non riesco a respirare, ho un attacco d'ansia, non respiro, calmami"
Fermò come sempre si rivolse deciso verso di lei: "Guardami"
Lei alzò timidamente lo sguardo e lui solenne: "Guardami negli occhi... calmati". tanto gli bastò che lei iniziasse a regolarizzare il respiro.
"Non c'è niente di cui avere paura perché qualunque cosa arriverà l'affronteremo come sempre, insieme e io sarò con te."
Lei tornò calma e placida così in un impeto di spontaneità lo abbracciò per l'ultima volta nell'abbraccio che emanò più affetto che lei avesse mai dato.
Sarebbe morto per quell'abbraccio, era tutto ciò che gli bastava per compensare tutto, avrebbe potuto affrontare l'inferno intero solo per quell'abbraccio ma chissà se era pronto ad affrontare persino lei.
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L'assoluta
RomanceChe cos'è che distingue l'amore dall'infatuazione? Nick tornato per le vacanze estive nel suo paese d'origine fa degli incontri destinati a cambiargli la vita. Divenuto testimone di un amore che non è, forse, sempre in grado di comprendere, inizia a...