Sembrava stesse andando per la prima volta tutto bene, ma non andava bene niente.
Dopo Natale fortunatamente avevano perso un po' di quotidianità in modo da dare un po' di respiro ad entrambi e in una sera in cui ci mettemmo a fare il bilancio della cosa Naos se ne rese conto. Maia dipendeva completamente e totalmente da lui, ogni singola cosa che faceva la chiedeva prima a lui e non riusciva a fare nulla se non c'era lui al suo fianco.
"Non puoi starle sempre vicino perché le fai del male."
"No io la difendo dal male."
"No tu le stai togliendo il suo diritto di soffrire e così facendo non crescerà mai."
Questa volta la logica ero io e lo riconobbe, ma le risposte comunque doveva darle lui.
"E ora ? Quale è il piano ?"
"Deve iniziare a camminare con le sue gambe."
"E come hai intenzione di fare?"
"La allontano progressivamente."
"Non è più semplice dirle le cose come stanno ?"
"Non voglio."
"Come non vuoi ?"
"Se lo faccio poi dopo inizierà ad allontanarsi e riavvicinarsi a Merope così le cose peggioreranno ancora."
"Se accade questo vuol dire che non hai fatto bene ciò che hai fatto."
"Oppure che ha bisogno di legarsi a qualcuno per andare avanti ed è meglio che quel qualcuno sia io."
"A te piace che lei dipenda da te."
Mi linciò con lo sguardo, forse avevo preso un fianco scoperto
"Prego ?"
"A te piace che lei dipenda da te, ti appaga, ti fa sentire importante, ti fa scappare dalla tua condizione di vuoto, tu hai bisogno di lei quanto lei ha bisogno di te e ti spaventa che possa andarsene perché poi le tue giornate tornano vuote e sei di nuovo tu a testa a testa con te stesso"
Si voltò verso di me completamente, spalancò gli occhi e abbassò lo sguardo; mi sorrise malefico di un sorriso innaturale, quasi a lacerarsi la pelle per renderlo più ampio possibile.
"Si, hai ragione, sono un perfetto signor inutile che non ha uno scopo nella vita e lei mi riempie le giornate ma il giorno in cui metterò le mie emozioni innanzi al mio dovere saprai che non sono più io"
Prese il bracciale che Maia gli aveva regalato a Natale: "Sai cosa è un ikigai ?"
"È una parola giapponese che indica il motivo per cui ti alzi al mattino"
"Esattamente"
si legò il bracciale di Maia al braccio sinistro e tuonò: "Questo è il mio ikigai"
"Maia ?"
"No, non Maia, Maia è il mezzo"
"Il mezzo ?"
"Arriva per tutti il momento in cui inizia la tua vita e non è quando nasci, ma quando capisci che direzione deve prendere la tua vita, di solito corrisponde al momento in cui decidi che quel fondo non lo vuoi toccare mai più.
Quando racconti la storia della tua vita è tutta lineare e quel momento corrisponde al primo "e poi..." per me è successo quando avevo dieci anni, in quel momento in cui ero solo nella mia stanza buia a morire per la prima volta qualcuno mi è venuto a poggiare una mano sulla spalla e ho decido che io da grande volevo essere come lui.
Quella persona ero io ora.
La persona a cui mi ispiro è l'ideale della persona che voglio essere da grande che mi ha guardato e mi ha detto, guardami e mi ha mostrato la via.
Il mio ideale è l'io che ancora devo essere e per raggiungerlo devo migliorare in varie cose, raggiungere degli obbiettivi e il primo è salvare Maia, con lei e per lei.
Ogni volta che mi lego un bracciale al polso stringo un voto per migliorare la mia vita e me stesso nel raggiungerlo, una volta tolte tutte le catene avrò veramente un motivo per alzarmi al mattino perché la mia vita sarà completa, quindi, i miei ikigai sono il raggiungere un ikigai"
lo guardai e vidi passare qualcosa in quegli occhi, qualcosa di familiare e anomalo.
"Tu sei innamorato di lei"
"Non è questo il punto"
"Naos cazzo riesci ad accorgerti di come sta anche se non parla, riempie le tue giornate e ti da un motivo per andare avanti, è l'unica con cui metti in dubbio le tue azioni sia la loro morale che la loro forza; non puoi lasciarla andare"
"Devo"
"Perché ?"
"Perché si"
"Ma perché ?"
"Perché l'ho detto io Nick"
"E puoi sopportarlo ?"
"Vedi Nick, quando nasci nell'inferno e non hai mai visto altro, quando combatti da tutta la vita senza tregua poi ad un certo punto le cose cambiano.
E la battaglia diventa solo un'altra battaglia, l'inferno diventa casa e la luce è solo accecante.
Non patisce l'inferno chi ci è nato"
"Tu vivi la vita in funzione degli altri Naos"
"Si lo so"
"Tu vivi in funzione della prossima missione da compiere, della prossima persona da salvare, tu non esisti da solo"
"Lo so"
"Tu non sei il protagonista"
"Ma non può essere altrimenti"
Io che potevo fare ?
Come potevo discutere con la determinazione in persona ?
Non potevo, potevo solo assistere.
Si guardò il braccio sigillato, sorrise leggermente e disse tra sé e sé: "Questa è la pistola di Cechov"
"Cosa intendi ?"
"Niente amico mio, ancora niente"
Dopo quel discorso Naos tornò a Karnak e iniziò a essere più intransigente e iniziarono a discutere sempre più spesso.
Poi Maia si accorse che forse chi aveva davanti non era chi credeva ma era qualcosa di più...
Anche lei aveva iniziato a distaccarsi progressivamente fino al giorno in cui aveva un saggio e non lo chiamò per farsi coraggio, tornata a casa lo chiamò e lo rimproverò di non essere riuscito ad aggiustarla del tutto, gli disse che si era ripetuta il numero in testa di continuo ma non ha funzionato, l'ansia l'ha attanagliata e si è paralizzata davanti a tutti e lui le lanciò una verità come un fulmine: "pensi davvero che sia stato un numero a farti passare le ansie ?"
"Me lo hai detto tu"
"E stavolta non ha funzionato, cosa è successo di diverso ?"
"Che ora mai non funziona più"
"No, che non c'ero io, abbiamo litigato e mi hai escluso dalla cosa, per la prima volta non ero con te e non ha funzionato il numero, perché il numero non è mai stato la panacea, la panacea ero io.
Ero io che ti facevo passare le paure e le ansie con la mia presenza"
"E con questo cosa vorresti dire ? Che sono innamorata di te ?"
"No, io ho detto ciò che è palese e ovvio, tu trai le conclusioni che vuoi"
Dopo quella discussione sparì completamente senza lasciare traccia, senza rispondere a chiamate o messaggi, né da me, né da lei.
E così abbandonati iniziammo a discutere di tutto ciò che è stato, traendo il bilancio del tutto.
"Nick, ho capito che lui non è come credevamo, insomma non è così nobile, mi ha mentito per tutto il tempo, e chissà quante altre bugie mi ha detto"
"Più di quante immagini"
"Ecco vedi, non ci si può fidare di una persona così"
"Vedi Maia, tu per tutta la vita hai avuto la triste esperienza del renderti conto che ogni persona che fa qualcosa per te alla fine vuole solo arrivare ad un altro scopo, dietro ad ogni persona nella tua vita si nascondeva sempre il male e ora lo cerchi in lui"
"Perché stai dicendo che non ha del male dentro ?"
"Ne ha più di chiunque altro io abbia mai visto è l'unica cosa che sa fare è fare del male e ciò gli crea una lotta interiore che nemmeno ti immagini tra sensi di colpa e rimproveri, solo che ci ha insegnato che esisterà sempre del male in ogni uno di noi, non si può eliminare ma ci si può convivere, lui ne ha più di noi e quindi ha deciso di catalizzare questa sua parte per qualcosa di più grande.
La domanda non è se ti ha fatto del male, perché te ne ha fatto sicuramente, la domanda è per quale scopo ?
Il potere ti rende dio o demone, dipende come lo usi"
"Ha comunque fatto qualcosa di cattivo"
"Ma per farti crescere"
"E credi che sia stato solo questo il motivo ?"
"Quale pensi che sia ?"
"Per dimostrare di essere forte a se stesso e a tutti"
"E se fosse ?"
"Sarebbe orribile"
"Maia, può aver avuto i motivi peggiori del mondo che lo spingevano, ciò non toglie che ti ha salvata"
"Sì ma ciò non lo rende un eroe"
"Ma noi non avevamo bisogno di un eroe, perché un eroe non ci avrebbe slavati, ci serviva qualcosa di più"
Forse questa volta fui io a fare il suo lavoro, perché le mie parole placarono l'ira di Maia e nei mesi che passarono rifletté a lungo fino a che non se ne convinse anche lei.
Poi tornò e quando lo vide sembrava avesse rivisto un morto risorgere dalla gioia gli si precipitò tra le braccia e sembrava non volerlo lasciare andare.
Ma lui non era felice ma turbato.
La sera ne parlammo
"Cosa c'è che non va ?"
"Tu non sai cosa significa stringerla e avere la certezza che sto per perderla un'altra volta e non posso evitarlo"
"Allora goditelo"
"E come faccio ?"
"Sapendo che presto finirà"
Volevano separarsi ma si legarono ancora di più, e praticamente iniziarono a vivere in simbiosi, lui stava sempre a casa di lei fino a notte fonda quando lei si addormentava tra le sue braccia e lui senza svegliarla se ne tornava a casa, giusto per dormire.
Lei iniziò a sognarlo e una sera credendo si fosse addormento anche lui, nel dormi veglia prese e baciò la mano che stringeva e sussurrò tra sé e sé: "ti amo".
E questa era una cosa che metteva parecchia paura anche all'uomo invincibile.
Naos tutte le sere, tutte le sere che usciva da casa di Maia, nel tragitto per tornare a casa sua era solo lui che attraversava la piazza vuota alle quattro di notte, e tutte le sere volgeva il suo sguardo alla luna e chiedeva risposte chiedeva risposte perché i conti non tornavano: Maia sognava Naos sempre come simbolo di speranza e coraggio, sognava Naos che la salvava da tutto.
Naos sognava sempre solo una ragazza alta con i capelli neri e le punte in fiamme.
"Ho fatto quello che volevi ? Cosa altro vuoi da me ?"
Ma la luna era silenziosa con lui.
Le giornate si confondevano uguali e diverse e senza che ce ne accorgessimo era tornata l'estate.

Quella sera Maia aveva un evento scolastico in una chiesa.
Quella sera avevano litigato.
Quella sera per evitare di stare con Maia a quella serata a cui la accompagnò si mise a parlare con altri ragazzi.

Poco ci mise a rendersi conto di quanto fossero limitati ma una ragazza non lo era così tanto mi raccontava.
Si chiamava Selene.
Parlarono solo quella sera ma lui evidentemente fece colpo, perché lei lo invitò al suo compleanno, compleanno che era purtroppo per lei la stessa sera del compleanno di Mira e visto che ne è la sorella di Maia bisogna andare per forza da lei.
Alla fine, lui correva così tanto in quel momento che non la guardò nemmeno, sapeva solo che doveva mettere un punto definitivo a Maia.
Non la guardò nemmeno e non si accorse di nulla.
E poi ?

E poi Maia doveva partire per una vacanza con altri ragazzi, Naos non voleva e non ne fece segreto, ma non poteva evitarlo nemmeno.
Quando lei andò lui si sentì particolarmente solo.
Una sera si mise a guardare il nulla d'improvviso.

"Che succede amico mio ?"
"Sta per succedere qualcosa."
"Cosa ?"
"Sta per arrivare una tempesta."
"Come fai a dirlo ?"
"Credi nel destino
Nick ?"
"Credo che qualcosa sia scritto."
"Io credo che il destino sia come un libro con degli avvenimenti fissati nella vita di ogni uno, che devono accadere per forza, come ci arrivi, quando e perché cambia, ma non cambia che devono accadere"
"Cosa stai cercando di dirmi ?"
"Alcune persone con la giusta sensibilità credo possano percepire l'avvicinarsi di questi eventi"
"Cosa te lo fa credere ?"
"Sta andando tutto troppo veloce Nick
È diventato tutto così veloce e confuso.
È tutto così frenetico"
"Naos fermo...
Fermo, fammi riprendere fiato.
Perché delle cose non tornano nella storia?
Che sta succedendo ? Perché è tutto così confuso e frenetico ?"


"Non posso rallentare, la storia va raccontata così"
"Ma così Non torna, non ha senso la storia."
"Non può averlo, non ancora."
Ebbi un brutto presentimento.

Io non lo so cosa provava non so se ne era innamorato o se credeva di esserlo o se semplicemente ce lo faceva credere.
So però che l'amore quando lo trovi, non importa se per colpo di fulmine o per lenta illuminazione, quando arriva lo riconosci perché non assomiglia e non può assomigliare a null'altro che sia esistito prima
Arriva e ti rendi conto che non esisteva nulla con un sapore anche solo paragonabile
E ciò che prima era il massimo è nulla ora.
Sei certo che sia lei perché l'amore vero attinge certezze da se stesso.
È il senso del tutto e va oltre ogni cosa.
A un certo punto devi prendere una decisone, puoi sprecare la tua vita a tracciare confini o puoi decidere di vivere superandoli
Maia era perfetta, era bella, lo venerava e lo considerava la persona migliore del mondo.
Maia era pura come la neve, innocente e indifesa alla ricerca della speranza che solo lui le dava.
Quando lo guardava gli occhi le brillavano di luce propria che veniva direttamente dal cuore, le nasceva lo sguardo con cui ogni uno dovrebbe essere guardato almeno una volta nella vita.

È questo che fa una regina ?
È la nobiltà ?
È l'innocenza ?
È la purezza di cuore ?

No, è qualcos'altro...

L'assolutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora