Dopo aver distrutto Maia non poteva tornare a Karnak, non subito almeno, così quasi lo obbligai a rimanere a casa mia invece che mandarlo al freddo della sua poltrona, un po' per altruismo, un po' per aver l'opportunità di poterlo studiare meglio.
Il nostro convivere sembrava un meccanismo ben oliato di un orologio: io alla mattina uscivo per le commissioni varie e lui andava a letto, io tornavo e lui si svegliava, il pomeriggio ognuno aveva i suoi impegni e la sera avevamo il tempo di stare insieme fino a che io andavo a dormire e lui rimaneva di ronda. Una sera decisi di portarlo a fare un gioco, giusto per farlo svagare.
C'era un locale poco fuori paese, un locale dove di solito si risolvono puzzle e giochi organizzati, chi vinceva aveva la serata offerta oltre ad altri premi e io volevo metterlo alla prova.
Il locale era pieno di ragazzini ben vestiti, alcuni eleganti e altri troppo eleganti, altri ancora completamente anacronistici, ma tutti con l'intento di mostrare la loro cultura ad iniziare dall'outfit, era una gara di supremazia tra pavoni.
Arrivammo a inizio serata e come al solito bisognava scegliere il master della serata che avrebbe poi deciso i giochi e li avrebbe gestiti, l'elezione si basava su un dibattito testa a testa, così decisi di spingerlo a candidarsi, ma lui non volle, poi però vide chi sarebbe stato il suo avversario, si accese un sorriso maligno sul suo volto, lato destro come al solito, e si precipitò sul palco.
iniziava lo sfidante: "oh, guarda chi c'è, Naos, ma che piacere..."
Lo conosceva, ma certo, era ovvio avesse un conto in sospeso con lui, la cosa si faceva ancora più interessante.
"...ragazzi, il mio modus operandi vi è ben noto non vedo il motivo per cui dobbiamo dare fiducia a persone che non conosciamo e che è la prima volta che vengono qui."
"Quindi mi stai dicendo che qui tu tipo sei il capo e eleggono sempre te ?"
"Beh ho dimostrato di essere il migliore nell'organizzare le serate."
"Oppure è tuo il locale ?"
"Questo non centra."
"Non c'entra ? Non sei cambiato per niente dai tempi della scuola, ti ricordi cosa mi dicevi ?"
"Veramente no."
"Io mi ricordo che mi chiamavi ciccione di merda e io ti chiamavo idiota, mi hai visto? Ora sono più magro di te e più bello di te, quindi ora sei sia ciccione che idiota, complimenti." "Mi stai forse giudicando per il mio fisico ?"
"Certo che si."
Il pubblico gli si rivoltò contro, forse avevo fatto un errore, pensai.
"Avete visto la mentalità gretta di questa persona ?"
"In che modo dovrei essere compassionevole con te ? Voglio dire, se tu fossi nato con due gambe sinistre sarebbe stato crudele prenderti in giro per questo, se fossi nato senza un braccio sarebbe stato crudele, ma mangiare 3 pizze a sera non è una colpa è una scelta, tu hai scelto di essere grasso, io invece ho scelto di non essere più grasso, mi sono messo d'impegno e in tre mesi ho perso venti chili, poi da li ho iniziato a mangiare un sacco di prato e il resto è venuto da sé, non vedo perché dobbiamo giustificare tutto, non sei malato, semplicemente ti piace avere il fiatone quando ti allacci le scarpe, quindi non vedo perché avere compassione per questo, se vedi in giro una macchina rosa con i cuori e la prendi in giro non ti senti in colpa, perché stai giudicando una scelta, questo uguale, stiamo tutti attenti a dire tutto che se no la gente si offende, poverini tutti qui, ma qui si confonde rispetto con ossessione, perché se anziché dire a tutti che sono boni così, dicessimo, posa quella forchetta, magari ci sarebbero meno morti di infarti."
Il pubblico si azzittì, avevano capito che il discorso funzionava troppo bene.
E lo aveva capito anche il suo amico, così adottò un'altra strategia: "Quindi mi stai augurando un infarto ?"
"Non ho detto questo ma non mi interessa nemmeno molto se tu vuoi far passare questo messaggio, però non ti aiuterò nell'impresa quindi rispondo solo suca."
Almeno il pubblico si divertiva, io sicuramente.
"Si, ok, tu mi dici che sono un idiota ma tu invece che sei ad un dibattito formale vestito in felpa sgualcita e sneakers ? e poi come parli? Sei volgare, non sai formulare una frase complessa con un lessico un po' più elevato, chi è l'idiota ?"
Ecco, ecco l'errore, lo aveva sfidato.
"Beh in realtà non credevo che il mio atteggiamento disilluso andasse a comportare una reazione in qualche modo perniciosa nei confronti della tua esosa sensibilità animica, pleonastico dire che la mia taccia comporti come conditio sine qua non il trasfigurare quello che è la mia persona in reprobo vestigio vano di vessazione un po' troppo virulento perché votato alla vittoria, allora ramingo del fatto che mi coinvolge vado lapalissianamente a ostracizzarmi."
Silenzio tombale.
Tutti zitti e con gli occhi spalancati, io divertito e contento, ma Naos non aveva ancora finito.
"Ecco perché io non sono un idiota, perché una persona intelligente che fa la stupida. È come una bella ragazza struccata in pigiama con i capelli scompigliati: anche se la vedi così ti accorgi che non è così.
E capirlo è la differenza amico mio e dalle facce che fa il tuo pubblico capisco che fino a stasera sei stato il re della polvere, perché qui tutti che fanno finta di aver capito cosa ho detto ma se sapessero veramente cosa ho detto, saprebbero che non ha senso ciò che ho detto."
"Io mi ero accorto che non aveva senso."
"Allora sei due volte idiota, perché in realtà il senso ce l'aveva e ti volevo umiliare ancora un po'."
Maledizione.
Poi si girò verso il pubblico e lo incitò: "Allora si è capito chi è l'idiota ?"
Il pubblico lo applaudì fragorosamente, poi buttò il microfono per terra, scese dal palco e mi venne in contro, mi prese e mi trascinò fuori.
"Maledizione, dove mi hai portato ? In mezzo ai disperati e sfigati, portami via da questo ritrovo di mentecatti."
E ce ne andammo.
Sicuramente quella serata resterà a lungo nella memoria del locale e soprattutto del proprietario.
In macchina aveva uno sguardo compiaciuto e mi guardava giudice, così ruppi il ghiaccio e gli chiesi in modo scherzoso: "Non ti senti in colpa ad averlo umiliato così ?"
"Non è peccato se è inferiore a te"
"Che cazzo..."
"Sai, sei stato furbo Nick, volevi vedere fino a che punto ero intelligente e così mi hai portato in mezzo alle persone che sulla carta dovrebbero essere le più intelligenti del circondato per vedere fino a dove arrivavo, però non hai considerato che avrei potuto evitare di giocare"
"No, non credo proprio, avresti giocato per forza, o perché eri in mezzo a delle persone che sapevo avresti considerato idioti oppure perché sei competitivo"
"Sono competitivo ?"
"Estremamente"
"E cosa te lo fa dire ?"
"Ogni volta che sei scoppiato è sempre stato perché qualcuno ti ha sfidato, tu non sopporti che qualcuno si erga al di sopra di te e quando lo fanno vedi di rimetterli al loro posto accertandoti che la caduta sia il più fragoroso possibile"
"Perspicace"
"Però non capisco perché, insomma se credi di essere più intelligente di loro, perché lo vuoi dimostrare a tutti i costi ?" "No, Nick, io non credo di essere più intelligente di loro, io lo so...
Quando andavo a scuola scrivevo male e facevo fatica in tutte quelle materie e lezioni che richiedevano l'utilizzo di lessico e grammatica nonostante comprendessi e sapessi perfettamente le regole; quindi, dopo anni di prese in giro e sfottò da parte, in primo luogo, dei miei genitori si è scoperto che ero dislessico e che avevo il quoziente intellettivo più alto di quello di Einstein. Rientro nel 99,9esimo percentile, vuol dire che statisticamente sono la persona più intelligente che incontrerai"
"Non sembri contento della cosa però"
"Come potrei ? Lo hai detto tu, sono competitivo, quindi non mi hanno detto che a sedici anni ero più intelligente di tutti, mi hanno detto che se fosse arrivato uno con il quoziente intellettivo di Isaac Newton mi avrebbe battuto"
"Ma stai scherzando ? Ti hanno detto che sei una delle persone più intelligenti del mondo e tu ci hai visto un limite ?" "Esattamente, tu sei intelligente Nick, ma non sai quanto; quindi, un domani puoi diventare il migliore del mondo, io invece so esattamente quale è il numero al quale posso arrivare ed è terribile"
"Secondo me stai esagerando, insomma, hai mai incontrato qualcuno che ti potesse tenere testa ?"
Si fece improvvisamente cupo e malinconico, eravamo arrivati a casa, così stette zitto fino in casa, poi una volta fatti tutti i rituali per la notte ci mettemmo sul divano per rilassarci un po' e allora si sentì in colpa per non aver risposto.
"No, Nick, nessuno fino ad ora è mai stato all'altezza."
"E non è fantastico? Sei praticante il migliore di tutti."
"Sai quale è il problema Nick di quando sei il numero uno ? È proprio che nessun'altro lo è.
Tu non immagini, più passa il tempo e più divento intelligente, lo sento, sento che perdo il controllo, sento che posso fare cose sempre più straordinarie e non ne sono consapevole, vuole spiccare il volo ma non so come farlo volare è una scheggia impazzita senza controllo e più lo capisco più cambia, come se stessi inseguendo una macchina che va a 200 all'ora andando a 100 solo che quella macchina rispetta i segnali e quindi ogni tanto si ferma, giusto per farmi illudere di poterla raggiungere e poi quando sono vicino riparte, quando faccio i miei viaggi astrali è solo un momento in cui riesco a prendere le redini di un cavallo imbizzarrito e focalizzarlo come un laser su un punto, mandare tutti i pensieri nella stessa direzione e non immagini quanto sia difficile e stancante.
Ti senti ostaggio di te stesso ed è devastante perché quando cerchi di fuggire allora ti ricorda chi comanda, così come riesce a spezzare tutti riesce a spezzare me ogni volta, ogni notte." "Per questo non dormi di notte? Perché aspetti di crollare dalla stanchezza per non pensare ?"
"Devo limitarlo in qualche modo, così non mangio, non dormo e faccio di tutto per essere sempre stanco in modo da perdere di lucidità e poterlo gestire di più."
"Cazzo Naos, non ne avevo idea..."
"E non ce l'hai nemmeno ora Nick, te lo assicuro."
"Pensi davvero che nessuno possa capirti ?"
"Vedi Nick quando riesci a vedere oltre le illusioni delle persone, quando squarci il velo e vedi la verità, quando esci dalla caverna, scopri che viviamo di costrutti imposti, non esiste il buono o il cattivo, attribuiamo significati emotivi a quello che sono solo istinto e chimica, rivestiamo di divino ciò che è utile, il bene non è vero bene il male non è sbagliato, il culo non è bello, siamo tutti prigionieri.
Sai perché chiedo sempre alla gente se è felice ? Perché la felicità è un'illusione e nessuno è felice quindi ti risponderanno sempre tutti di no, ma crederanno che tu sia riuscito a vedere nel loro animo e allora ti permetteranno di entrarci e fare ciò che vuoi credendo che se tu hai visto che non sono felici puoi spiegarli come esserlo. Tutti cercano la felicità, sono tutti banali, sono tutti manipolabili dalle loro convinzioni autoindotte."
"Tutti cercano l'amore", lo corressi,
"L'amore non è altro che felicità perenne.
Ma io partivo avvantaggiato perché l'amore non esiste per chi è sempre stato senza."
Eppure, non tornava qualcosa, non il suo discorso, non tornava perché dal rapporto con Maia si evinceva altro, non puoi essere così freddo e accenderti in quel modo per lei, non puoi essere superiore a tutto e poi permettere che qualcuno ti tocchi.
Non puoi dire che l'amore non esiste e poi punire e disgustarti per chi secondo te lo dissacra, è come non credere in Dio ma pregare lo stesso.
È questione di fede.
Lui sapeva che l'amore non esiste perché aveva visto l'umanità e come funziona, ma comunque ci sperava. Comunque, sperava di trovarlo, sperava che esistesse ed è la cosa più ovvia e naturale del mondo.
Se tu potessi decidere cosa sognare ogni notte in piena coscienza e consapevolezza, mantenendo anche il ricordo del tutto, la prima sera sognerai di volare, la seconda di sollevare le montagne, la terza di viaggiare alla velocità della luce e così via poi quando sei diventato onnipotente inizierai o sognare dei limiti.
Perché non avere limiti è un limite, vincere sempre ti aliena da te stesso e ti rende freddo.
Per questo credeva segretamente nell'amore: perché era l'unica cosa che avrebbe potuto essere la sua debolezza.
Forse era per questo che si era legato a Maia.
Infondo la debolezza di Superman non è la Kryptonite, ma Lois. Ero veramente devastato dal solo aver intravisto un barlume della sua sofferenza ma quella sera non era ancora finita.

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