Da quando ci fu quel fulmine a ciel sereno che aveva fatto per un attimo tremare le nostre giornate, io e Maia ci siamo avvicinati molto, ci sentivamo quasi tutti i giorni, alle volte aveva un po' di nostalgia dell'ex e io la supportavo volentieri e piano piano affrontavamo un giorno dopo l'altro.
Lei però non riusciva ad andare avanti, ogni volta che si rialzava da una crisi o da un attacco d'ansia non era mai perché lo superava o lo gestiva, ma come se lo rimandasse perché la volta dopo crollava di nuovo sulle stesse cose nello stesso modo, ripeteva le stesse frasi e io facevo lo stesso.
Non riusciva a seguire i consigli e compensava la solitudine con la sorella maggiore, con Merope. Uscivano insieme la portava a svagarsi ma c'era qualcosa che non andava, Maia gridava aiuto in tutti i suoi gesti e atteggiamenti e non se ne accorgeva nessuno, solo io. Persino la sorella non riusciva a capire cosa le servisse e di cosa avesse bisogno; ma d'altronde, come avrebbe potuto ?
Persona incurante Merope schiacciava persone e cose senza avvedersene, per lei esisteva solo se stessa e gli altri sparivano completamente. Lei veniva prima di ogni cosa, il suo benessere veniva prima del benessere di chiunque altro e non le importava.
Maia ha sempre visto in lei una figura di riferimento, come avrebbe potuto fare altrimenti ?
Mira non c'era mai, era quella ribelle e quindi a fronteggiare la vita erano solo loro due, però ad un certo punto una si è persa e stava perdendo anche l'altra.
Merope rispecchiava anche quel tipo di mentalità tipico del paesino: a lei interessava solo il sabato sera, che doveva impiegare ad uscire, ubriacarsi magari, e il resto della settimana era un'attesa del prossimo sabato e si doveva uscire per forza, a costo di accantonare lo studio arretrato, gli amici o appunto la famiglia perché doveva farsi vedere in giro, doveva mostrare al pubblico che lei sfilava in passerella con le altre ragazze in attesa di un disperato da rifiutare per accrescere la propria autostima.
Maia ha sempre avuto un carattere abbastanza remissivo e tendeva di conseguenza ad assorbire il comportamento della persona più importante per lei in quel determinato periodo, in questo caso, quella sbagliata. Era sempre più scostante, distaccata, arrogante a tratti. Iniziava a dare per scontato la mia presenza, al punto da farmi sentire non gradito, rimandava le lezioni di piano e la scuola per uscire con lei.
Io però non la lasciai sola, ho sempre tentato di restare ignorando il suo comportamento inappropriato, perché sapevo che non era colpa sua e che aveva bisogno di qualcosa di più, ma piano piano la situazione mi stava sfuggendo di mano e non me ne rendevo conto.
Un giorno incontrò anche il suo ex fidanzato, perché Merope le aveva consigliato così, e naturalmente ciò comportò attacchi di panico che poi dovetti gestire io. Ma cosa potevo fare ?
Lei era sua sorella, io sarei risultato inappropriato e fuori luogo qualunque osservazione avessi fatto, lei è la sorella, io chi sono ?
Però con il senno di poi, avrei potuto intervenire e mi pento molto di non averlo fatto.
Era ormai passato settembre e io ero partito, erano un po' di sere che lei era assente, alcune addirittura cercava scuse per non parlarmi, però quando riuscivo, sentivo che qualcosa non andava, lei non ha mai potuto esprimere la sua frustrazione con le persone, soprattutto in casa e con il tempo interiorizzare è diventata un'abitudine fino ad arrivare all'estremo. Non le veniva più il ciclo e chiaramente le era tornata la paranoia potesse essere dovuto alla serata sbagliata con il suo ragazzo e allora andava in crisi e peggiorava, poi una sera forse per sbaglio, forse per lo stesso meccanismo che ha fatto iniziare questo racconto, confessò.
Era un sabato di metà settembre quando era andata al bar con Merope, voleva svagarsi, scaricare le ansie, staccare la spina e quindi iniziò a bere, e bere ma non si preoccupava, c'era la sorella, ma la sorella aveva impegni molto più cruciali che tenere d'occhio la sorella minore e minorenne mentre si ubriaca, ed era troppo poco interessata per impedire che accadesse quello che è accaduto.
Quando me lo disse io ero paralizzato, non avevo i mezzi per elaborare la cosa o per affrontarla in nessun modo, queste storie le senti alla televisione, ai telegiornali e pensi poveracci loro, non immagini mai che possa accadere a te o a qualcuno vicino a te, quindi quando succedono, non sei pronto.
E non lo sono stato mai.
Lei non era abbastanza forte e io non ero all'altezza della situazione, situazione che ha costituito motivo di suicidio per persone molto più forti di lei e meno sole.
Non sapevo cosa fare e non potevo fare nulla se non chiedere all'unica persona che credevo avrebbe potuto fare qualcosa. Naos era sparito come era apparso all'improvviso, ma sapevo che c'era, lo sapevamo entrambi, sapevamo che quando la situazione sarebbe stata critica lui sarebbe tornato e la sera in cui lei scoppiò in un pianto tanto forte da mozzarle il fiato e farla quasi soffocare, lo destai.
Gli scrissi la mattina dopo e non lesse il messaggio fino alla sera, mi chiese cosa fosse successo e io glielo spiegai, mi fece solo una domanda, mi chiese se quella sera fosse con Merope. Aveva già capito tutto. La mattina dopo bussò alla mia porta. Lo guardai e lo abbracciai stretto, poi scoppiai in un pianto catartico: "Devi tornare, devi intervenire tu perché la situazione sta andando fuori controllo completamente, non la recuperiamo più."
"Nick c'è solo un modo per riuscire a superare questa cosa: la devo spezzare, la devo distruggere fino al limite e oltre."
"Sei impazzito ? Non può reggere, ogni volta che apri bocca tu ha un timore reverenziale che non avrebbe neanche difronte al padre, se la spezzi si ammazza."
Esitò.
Distolse lo sguardo e si fissò a guardare il nulla in giro. "Naos, trova un altro modo, lei non è abbastanza forte."
Mi guardò inesorabile e con il dolore negli occhi mi disse: "Quando sarà finita, avrà la mia forza".
Lo guardai e nel mio sguardo trovò l'autorizzazione che cercava.
Fece salire Maia, si salutarono e lei fu sorpresa di vederlo ma capì subito: "Nick te l'ha detto non è vero ?"
"Si."
"Scusa Maia ma io, io non sapevo che altro..."
"Zitto, tu non hai fatto nulla di sbagliato, adesso me la vedo io."
Lei lo guardava come lo guardava sempre...con paura e rispetto.
Era un tenero coniglietto davanti ad un lupo a caccia, impotente, e terrorizzata.
E il lupo fa ciò che fa il lupo affamato davanti ad un coniglio terrorizzato: spalanca gli occhi, li inetta di sangue e fiamme e lo sbrana...
"Dove ti vedi tra dieci anni ?"
"In che senso ?"
"Ti immagini di essere davanti ad un bar mezza ubriaca nella speranza che qualcuno ti scopi nella vana speranza di dimenticare per almeno una sera di essere una fallita come quella puttanella di tua sorella, che arriverà a trent'anni guardandosi allo specchio con troppe rughe da riuscire a coprire e che quindi le rovinano le foto, chiedendoti come sei arrivata a quel punto come una totale fallita in tutto senza niente e nessuno ?
Oppure con una famiglia ?"
"Cosa hai detto di mia sorella ?"
"La verità perché se siamo arrivati dove siamo arrivati non è colpa di una piccola bambina intimorita dalla sua prima relazione che cerca consiglio nella sorella, ma di quella che è talmente tanto idiota da darle consapevolmente il consiglio sbagliato, perché quando le ho detto cosa è successo dopo che tu hai seguito il suo consiglio di buttarti con il coglione, lei mi ha risposto che sapeva che quella era la scelta sbagliata e che era il consiglio peggiore, ma che almeno ti saresti divertita, tanto cosa gliene fotte a lei ?
Lei esce il sabato sera con le sue amichette, a raccogliere i pezzi ci penserà qualcun altro e infatti ci siamo divertiti un mondo non è vero ?
Oh, tu non ti sei divertita ?
Perché Nick rideva a crepapelle ogni volta che doveva farti smettere di piangere, cazzo guardalo come si diverte ora.
E il ciclo ?"
Lei tremava e piangeva quindi capì che non le avrebbe risposto e si rispose da solo.
"Non ti viene il ciclo da mesi ? Sei andata a fare le viste ? Non sanno cosa hai ?
Teneri.
Sei troppo emotiva, e sfoghi fisicamente così, se n'è accorto anche Nick, ce ne siamo accorti tutti, loro no ?
Ma forse non erano invitati al divertimento e quindi non potevano capire, ovvio.
Dove vogliamo arrivare bimba ?
Vuoi morire ?
Fai pure, il mondo non se ne accorgerà nemmeno."
Cazzo era fuori controllo e lei sembrava una foglia sotto la tempesta.
Le diede un attimo di respiro per farla riprendere, le portò un bicchiere d'acqua e quando poté parlare tentò di spiegarsi. "Lo so, sono un idiota, non lo faccio apposta a fare sempre la cosa sbagliata, non lo faccio apposta a non ascoltare mai. È che sono sbagliata.
Io lo amavo."
Cazzo, lo ha detto. Speravo non lo facesse ma lo ha fatto, gli ha praticamente scodinzolato la coda di cotone sul naso e chiesto di ucciderla e lui come l'altra volta non si trattenne avendo di fronte a quell'argomento.
E mi rendo conto che tutto ciò che disse fino a quel momento di quella sera non era stato nulla di più che un preludio. Ci stava andando leggero nella speranza bastasse, non la stava spezzando.
Spalancò gli occhi, prese un respiro e cambiò la sua voce facendola diventare più profonda, non era più concitato ma calmo fluente, eppure aveva il doppio del fuoco addosso.
La guardò un secondo, poi lo fece, la spezzò.
"Sei felice Maia ?"
"No"
"Ma certo che non sei felice, sei una dolce ragazza che cerca solo qualcuno da amare e da cui essere amata, è normalissimo, ma sai perché continui a uscire con tua sorella consapevole del fatto che ti porterà solo a peggiorare ?
Sai perché sei andata a rivedere il merda ?
Sai perché non ascolti nulla di quello che ti viene detto anzi cerchi di fare il più possibile la cosa opposta ?
Sai perché continui a ripeterti che lo ami anche se non è vero e tenti di convincertene ?
perché tu ti odi, tu ti fai profondamente schifo al punto che cerchi di farti del male e farti soffrire il più possibile perché credi di meritarlo.
Ma non c'è bisogno che ti saboti da sola, te la do io la notizia dell'anno...
Tu non sai nemmeno lontanamente cosa sia l'amore e vai a regalarlo a tutti ma ti amo è una frase che non si dice mai, si dice una volta sola, io non l'ho mai detto a nessuno, Mai. Perché se dovesse arrivare la persona perfetta non mi permetterei mai di aver detto quella frase a qualcuno prima.
Io non lo so dire.
E tu la regali a tutti gli stramaledetti che ti capitano.
Ma tu bimba non hai nemmeno lontanamente idea di cosa sia perché se l'avessi, sapresti che l'amore non esiste per te e non può esistere.
È come un'oasi nel deserto: se muori di sete vedi un bellissimo paradiso di acqua potabile con una palma e un'amaca ma poi ti avvicini e ti rendi conto che è solo altra sabbia.
Se invece non hai sete quando trovi l'oasi è davvero un'oasi. Tu ti prendi in giro da sola, non è il continuo e perpetuo tentativo di suicidio che mi fa pena, ma questo.
Non esiste il mondo delle fiabe, non sono tutti nobili cavalieri e se non ti svegli in fretta, il mondo ti caga via morta senza neanche avere la decenza di buttarti nel cesso e tirare l'acqua, ma ti lascia per strada a farti evitare dai cani che schifano anche la merda."
...
...
...
Lei era immobile e pareva neanche respirasse, e sono sicuro che non stavo respirando.
Maledetto io quando ho avuto la malsana idea di chiamare questo pazzo.
Mi maledicevo mentre piano piano cercavo di elaborare il massacro spietato a cui avevo appena assistito e che avevo generato io stesso.
Maledetto.
Maledetto.
Maledetto.
Cosa ho fatto ?
Cosa ho generato ?
Lei si voltò e corse alla porta, lui fu più veloce e la afferrò, la voltò e la abbracciò forte.
L'aveva spezzata completamente, ora però doveva ricostruirla e gli tornò la voce normale e iniziò così:
"Sono stanco di vederti stare male, se non facciamo qualcosa qui la situazione può solo peggiorare e se sbagliamo una minima cosa va a finire che non ti salvi più".
Lei lo guardò e gli chiese: "Cosa devo fare ?"
Lui la guardò amorevole, "nulla, prendo in mano io la situazione, da qui in poi me la vedo io e tutto andrà bene"
lei distolse lo sguardo titubante, lui le prese il viso e le riportò lo sguardò agli occhi: "Ehi bimba, ti fidi di me ?"
"Si."
"Andrà tutto bene."
Non so come abbai fatto e non me lo spiegherò mai, un secondo fa l'aveva uccisa e ora l'ha riaggiustata con una semplice domanda e uno sguardo.
E bastò quell'ultimo sguardo a sistemare tutto.
Lei smise di piangere, si pulì il viso e sorrise, se ne andò contenta come non l'ho vista da anni.
Come è possibile ?

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