Chayyah

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Anche in cielo esiste il peccato.
La luce ti ha mentito.
L'angelo crudele ti ha condannato ad uno sguardo che non cela segreto.
Ed è li che viviamo e moriamo.
Siamo solo storie già lette tra mille frasi non dette perché tanto lo so che non lo dirai
È un segreto tra di noi.
Destino volle il serafino che per le tue labbra prese i fiori di quel giardino.
Anche dio quando ti ha creato se n'è compiaciuto.
Ti doveva accarezzare e non poteva aspettare.
Ha lasciato un segno sul tuo viso e lo può vedere solo chi merita il tuo sorriso.
Facile giudicare per chi non ha rimpianto
Il loro errore è un incanto


Mi ricordo che a quella festicciola sembravano aspettare tutti lui, perché quando arrivò gli si fiondarono addosso persone che volevano conoscerlo manco fosse stato lui il festeggiato.
Arrivò la madre e si presentò, la zia e i cugini Elio e Zora; erano tutti curiosi di conoscerlo anche se sembravano sapere già tutto di lui.
Non ricordo di cosa parlasse Elio nonostante ci fossi stato tutta la sera e non serve ricordare nulla di loro di quella sera.
Lui la guardava nel modo in cui ogni ragazza sogna di essere guardata, si perdeva in lei, in tutto ciò che era, memorizzava ogni minuscolo dettaglio di lei fino a poterla disegnare ad occhi chiusi. Il labbro superiore che spariva quando sorrideva e quello inferiore che si accentuava e la forma che prendevano simile ad un cuore, i segreti che le danzavano sopra; gli zigomi coi quali ci si poteva pungere, la leggera fossetta sulle guance impercettibile, come se dio compiaciuto della sua opera l'avesse accarezzata prima ancora di finirla e le avesse lasciato il segno; gli orecchini brillanti stelle nella notte dei capelli appena create dalla supernova che sono le punte, ondeggiati come le onde del mare quando è tanto calmo da non volersi far notare nemmeno, in un tramonto che confonde acqua e cielo.
Lo sguardo scostante ed evasivo di chi sa di piacere e non se ne vergogna.
Il taglio degli occhi sottile che rideva con lei e poi...

Diavolo, tu che prima eri un angelo
Tu che hai visto l'eterno e l'inferno
Dimmi...
Non è miserabile un amore misurabile ?
Che cosa sono le parole dinnanzi a qualcosa di indescrivibile se non un limite ?

E poi le galassie nocciola ponte di un'anima spezzata nel profondo, mal riposta fiducia di chi nasconde tutta la sua felicità in occhi bugiardi.
Si vedevano tutti i segreti che urlavano e non volevano mantenere, pronti ad essere raccolti dall'anima affine che sarebbe riuscita a carpirli.
Si era smarrito e tanto più ci si avvicinava, tanto più il resto si freddava fino a sigillarsi in un secondo dove vide senza confondersi, tutti gli amori della terra visti da tutti i cuori che sono stati e saranno da sempre e per sempre.
Vide tutti gli amori che non sono andati a termine, quelli appena sbocciati e quelli già conclusi, quelli sbagliati, quelli mai finiti, quelli interrotti, quelli che ancora devono nascere, quelli che mai nasceranno, quelli che sono stati e quelli che saranno; li ha vissuti tutti contemporaneamente uno per uno.
E poi...
E poi ha visto il suo...
Si sono baciati davanti a casa di lei alle 4 di notte con il silenzio della luna loro complice.
E quanto è stata felice di saperlo la madre di lei, il padre invece era un po' titubante per tenerlo in riga ma sapeva che lei era in buone mani.
Ai genitori di lui non lo hanno detto ma lo hanno saputo.
Sono andati a mangiare in un bel ristorante in una città stupenda, guidava lei, iniziava a piovere e lui l'ha portata a danzare sotto la tempesta per il loro primo ballo da soli e lei gli ha concesso quel casquè che gli doveva da tanto.
Lei che finge di vedersi brutta e gli chiedeva come stava ogni volta prima di uscire per sentirsi bella e solo così ci credeva davvero.
La luce che non si vergognava di toccarla passava tra le tende la mattina e veniva a svegliarla con un bacio, lì il primo "ti amo" della vita di lui, che glielo avrebbe ripetuto ogni giorno, anche in quelli in cui litigavano, anche in quelli in cui si odiavano, anche quando non si vedevano, durante la sveglia alle 5 del mattino la notte di natale, durante ogni sonnolenta domenica pomeriggio, davanti ad ogni ostacolo, ogni momento di noia o di insicurezza, in gli momento, in ogni gesto le avrebbe detto "ti amo".
Il giorno che le ha fatto trovare il vestito rosso sul letto, con le scarpe nuove che voleva da tanto, i trucchi e tutto il resto, l'autista che la porta nel loro ristorante dove lui è ad aspettarla al loro posto con il locale tutto per loro, lei imbarazzata che si innamorava ad ogni suo gesto, lui che si inginocchia e le promette l'eterno.
Lei che arriva ignorando lo sguardo di tutti tranne il suo e lui che la vede attraversare quella navata per ore intere senza mai arrivare, poi arriva davvero e lui è talmente emozionato da non riuscire neanche a dire si, ma ci riesce.
La spiaggia, il mare, il sole e lei che porta felice porta luce anche nella notte in cui cielo e mare si confondono.
La notizia più bella e il momento in cui lo hanno raccontato a tutti.
La prima ecografia che annunciava una femminuccia, le guerre per la scelta del nome che avrebbe alla fine scelto lei.
Lui che la prende in braccio timoroso che anche solo una carezza possa ferirla innamorato di quella bambina tanto quanto della regina.
I pianti le urla e il maschietto che non li lasciava dormire.
La scuola, gli amici, gli insegnamenti e lui duro più che mai per renderli forti.
I loro primi amori, i primi fallimenti e i primi errori.
Lui che ancora si deve abituare a farsi chiamare papà e scopre che presto si dovrà sentire chiamato nonno.
Il Natale dei suoi 50 anni e lui seduto a capotavola con moglie, figlia e figlio, suocera e fidanzata del ragazzo che cucinano allegre, gli uomini che ridono goliardici e lui che sul finale si ferma a contemplare il viaggio e ricambia lo sguardo del se stesso di questo momento con un sorriso malizioso, l'uno fiero dell'altro.
Tutto così vicino e concreto da non credere di non poterlo afferrare.
Il cuore lancia un battito poco silenzioso che fa tornare il tempo a scorrere.
Non mi disse mai cosa vide, non lo disse a nessuno, era il suo segreto, il segreto al quale nessuno avrebbe creduto se lo avesse raccontato e il segreto che nessuno aveva il diritto di sapere e nessuno seppe mai.
Io lo lessi solo quando il momento era fuggito.
In quel momento però sapevo che non mi avrebbe risposto ma glielo chiesi comunque e la risposta che mi diede fu più di quanto diede a chiunque altro mai:
"L'HAI LETTA?"
"No, ho visto me."
Ricordo di essermi presentato a lei e che mi invitò al compleanno il giorno dopo, come aveva detto lui.
Ricordo che tornammo a casa e credo che quella sera vidi per la prima volta il suo sorriso.
La mattina dopo mi svegliai e lui non c'era.
Così decisi di informarmi un po' su questa ragazza e scoprii che ad Arcadia faceva strage di cuori come poche, certo si tratta pur sempre di persone infime e superficiali che cercano solo la carne e a ripensarci bene credo che quella sera mi fossi anche accorto di qualcosa, di qualche occhiata maliziosa ma non ci avevo fatto caso, non ancora.
Pranzai e lui non c'era.
Andai a fare la spesa e al mio ritorno lui non c'era.
Ovviamente non rispondeva alle chiamate né ai messaggi eppure non ero preoccupato, neanche un po', perché lo avevo visto ieri sera e sapevo che ci sarebbe stato a quel compleanno.
Se lo avessero rapito sarebbe scappato, se si fosse ritrovato dall'altra parte del mondo avrebbe iniziato a correre fino a volare, se non avesse potuto muovere il cielo, avrebbe sradicato l'inferno.
Io dovevo capire però chi fosse quella ragazza, che cosa aveva fatto per stregarlo così, volevo studiarla, capirla e, per quanto fosse possibile, leggerla così arrivato alla festa sapevo che non ci sarebbe stato lui e così decisi di sfruttare l'occasione per osservare con maggiore libertà e obiettività Selene.
Era bellissima, aveva un vestito rosso lungo e una fine collana d'oro che le illuminava il viso.
E credo che buona parte degli invitati fosse invaghito di lei a giudicare da come la guardavano eppure dal loro fare animalesco sono abbastanza sicuro che nessuno di loro mi avrebbe saputo dire chi che colore fosse quel vestito che fissavano tanto.
Lei era, rigida, impostata quando camminava ma in generale in ogni movimento che faceva, dal salutare gli invitati al semplice ridere o bere un bicchiere d'acqua.
Aveva un fare molto elegante e ci teneva a mostrarlo, sicuramente era facile scambiare tutto ciò per altezzosità e superbia. Ti face va invaghire per il suo essere sfuggente, per molti era la preda da catturare.
Arrivarono tutti gli invitati, eppure, da quella porta lei aspettava ancora qualcuno.
Prima di iniziare la cena era tradizione ci si mettesse attorno al tavolo della torta per fare le foto con gli invitati e così fece come una diva che concedeva le foto ai fan, rimaneva in quella che riteneva la posa in cui era più fotogenica e con sguardo fisso aspettava che tutti venissero a farsi la foto.
Mi accorsi di una cosa che può sembrare banale: c'è una netta differenza negli occhi quando non guardano niente e quando guardano qualcosa.
Così lo sguardo di lei si fece deciso e puntò l'ingresso del salone e subito un malizioso sorriso le sfuggì indomito e le accarezzò la guancia destra.
Fece fragore quello sguardo più di un tuono che cade con tutta la forza che ha il cielo da sfoggiare e quel fragore proveniva dalla porta.
Tutti si girarono a vedere l'uomo che ricambiò il di lei sguardo con la medesima sagacia e mal celata supponenza, lecita per chi sa di aver rubato tutta la scena con la sola presenza.
Blu come la notte, blu come il cielo, azzurro come il principe.
Con passo deciso entrò rampante ed elegante; dritto come una spada si diresse verso di lei incurante delle persone che già non c'erano più le quali si aprirono remissivi per farlo passare quasi in una scena biblica.
Si vide egli stesso arrivare attraverso gli occhi di lei.
Posò un pacco cilindrico sul tavolo dei regali; le si affiancò, le pose timidamente un braccio alla vita quasi timoroso di sembrare inappropriato o scortese; si misero in posa, i fotografi scattarono, le diede un bacio sulla guancia sfiorandola appena, quasi avesse paura di infrangerla e andò a sedersi.
Non si dissero niente, non una parola, non serviva, eppure nessuno riusciva ad ignorare l'insistente riverbero del grido di quello sguardo ricambiato e bastò questo ai ragazzi che la bramavano per sentirsi sconfitti.
Ci spettava il tavolo dei familiari, con Elio, Zora e il fratello minore di Selene.
Potemmo conoscere meglio i suoi cugini, o meglio, loro poterono conoscere lui e verificare le storie che avevano sentito.
Ed il più curioso era Elio.
"Mia cugina mi ha detto che sai leggere le persone dalle foto, se ti faccio vedere una persona me la leggi ?"
"Posso leggerti anche uno qualunque dei presenti."
E tranquillo si prestò, Elio ci mostrò una ragazza e lui la lesse impeccabile come sempre, pulito.
E ovviamente divertito dalla cosa gli chiese di leggere lui ma furono interrotti dalle attività ricreative della serata che coinvolgevano Elio.
Così come in tutte le feste arriva il momento in cui si perde un po' quello che sono le linee guida, si rompe il ghiaccio e le persone iniziano a parlare tra di loro e girare.
Il nostro tavolo si svuotò e ci lasciò soli, lui giocava con un bicchiere in una posa plastica e scomodissima mentre guardava segretamente lei ipnotizzato.
Poi sorrise malizioso e si rivolse a me senza distaccare lo sguardo ovviamente.
"La vedi ?"
"Cosa ?"
"La luna."
Allora mi girai verso la parete vetrata per scorgerla, mi sporsi senza vedere niente, così si mise a ridere, avvicinò il bicchiere alla bocca senza bere e mi disse: "Non lì?"
"E dove ?"
"Nei suoi occhi"
Quella che poteva essere una serata perfetta fu interrotta da una presenza che giunse alla festa senza invito e andò a salutare Selene, noi non ci accorgemmo di niente se non di lei che scoppiò a piangere poco dopo coperta e consolata dalle amiche.
Lui spalancò gli occhi e riuscì a vedere quella persona appena prima che se ne andasse, gli sarebbe bastato anche meno.
Era riuscita a non far accorgere di niente i suoi invitati, quasi tutti, si ricompose in fretta e poi aprì i regali.
Una collana, un bracciale, un altro bracciale, orecchini, e ovviamente per ultimo il suo.
Lo aprì e c'era una rosa eterna rossa come il suo vestito con all'interno una piccola collana anche quella rappresentante una rosa e una frase sul retro del coperchio:

UNA ROSA ROSSA
NON È EGOISTA PERCHÈ
VUOLE ESSERE UNA ROSA ROSSA
SAREBBE EGOISTA SE VOLESSE
CHE I FIORI DEL GIARDINO
FOSSERO TUTTI ROSSI
E TUTTI ROSE

OSCAR
WILDE

Mi sembrava strano non avesse scritto qualcosa lui, ma quando glielo chiesi mi ripose che non era ancora il momento.
Eppure, dimostrò che in quella luna, non aveva visto solo se stesso ma aveva visto anche un po' di lei, se no non avrebbe scelto proprio quella frase così specifica, se no non avrebbe fatto breccia.
Le persone iniziarono ad andarsene una dopo l'altra e rimanemmo al tavolo io, lui, lei e suo padre.
Così il padre fece una battuta: "Adesso hai 18 anni, non è più un mio problema."
Lei incalzò pronta: "Adesso è un problema di Naos!"
Tornammo a casa e lui avrebbe dovuto sentirsi soddisfatto, felice, eppure aveva qualcosa di inquieto nello sguardo, qualcosa che lo turbava, forse quella presenza che l'aveva fatta piangere, forse perché stava già vedendo quello che sarebbe accaduto.
Non servì che ci parlammo per capire che stavamo pensando la stessa cosa, che quel futuro era ancora lontano e che avrebbe dovuto avere pazienza ma anche che era solo l'inizio e lui di sicuro non si sarebbe fermato.

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